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Trento
Trento
palazzo
diocesano
palazzo Pretorio
Arcidiocesi di Trento
Pianta; Prospetti; Coperture
nessuno
I - III(preesistenze torre di piazza); III - III(preesistenze palazzo Pretorio e Castelletto); IX - X(costruzione palazzo ducale (?)); 934 - 948(variazione d'uso palazzo ducale (?)); 1022 - 1055(preesistenze Castelletto); 1071/11/01 - 1071/11/01(consacrazione cappelle Castelletto); XII - 1160(costruzione torre di piazza); 1140 - 1149(ampliamento e sopraelevazione palazzo vescovile e Castelletto); XIII - XIII(sopraelevazione torre di piazza); 1205 - 1205(incendio palazzo vescovile); 1207/08/08 - 1208(ristrutturazione palazzo vescovile e Castelletto); 1255 - 1255(variazione d'uso palazzo vescovile); XIV - XIV(completamento torre di piazza); 1300 - 1350(costruzione sacrestia magna); XV - XV(ristrutturazioni torre di piazza); 1427/07/15 - 1427/07/15(consacrazione cappella di San Giovanni Battista); 1463 - 1463(fusione campana); 1472 - 1486(ristrutturazione palazzo vescovile e cappella di San Biagio); 1499 - 1499(fusione campana); 1499 - 1499(costruzione prigioni femminili torre di piazza (?)); 1539 - 1539(ristrutturazione loggia); 1545 - 1546(decorazione e sostituzione orologio torre di piazza); 1553 - 1553(passaggio di proprietà palazzo Pretorio); 1575 - 1575(ristrutturazione palazzo Pretorio); 1579 - 1584(variazione d'uso cappella di San Biagio); 1582 - 1593(lavori torre di piazza); XVII - XVII(ristrutturazioni torre di piazza); XVII - XVII(ristrutturazioni palazzo Pretorio); 1723 - 1723(decorazione torre di piazza); 1738 - 1741(ristrutturazione Castelletto); 1779 - 1780(ampliamento palazzo Pretorio); 1789 - 1789(fusione campana); 1826 - 1884(variazioni d'uso e ristrutturazioni palazzo Pretorio); 1850 - 1899(ristrutturazioni torre di piazza); 1907 - 1955(ristrutturazioni torre di piazza); 1911 - 1945(progetto di variazione d'uso palazzo Pretorio); 1928 - 1931(scavi intorno); 1950 - 1954(passaggio di proprietà palazzo Pretorio); 1953 - 1959(restauro palazzo Pretorio e Castelletto); 1960 - 1963(restauro palazzo Pretorio); 1963 - 1963(variazione d'uso palazzo Pretorio); 1964 - 1964(restauro Castelletto); 1979 - 1980(restauro campanile di San Romedio); 1987 - 1996(restauro intero bene); 1998 - 2008(restauro esterni Castelletto); 2009 - 2011(restauro torre di piazza); 2012 - 2012(lavori di miglioria palazzo Pretorio); 2015/08/04 - 2015/08/04(incendio torre di piazza); 2015/09 - 2016(intervento preliminare al restauro torre di piazza); 2016/06/30 - 2017/12(restauro esterni palazzo Pretorio); 2017/06/30 - 2019(restauro torre di piazza); 2018 - 2019(lavori di miglioria palazzo Pretorio)
Palazzo Pretorio
Tipologia e qualificazione palazzo diocesano
Denominazione Palazzo Pretorio <Trento>
Autore (ruolo)
Carneri, Claudio (ampliamento palazzo Pretorio)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze trentine (costruzione)
Notizie Storiche

I - III (preesistenze torre di piazza)

Sotto la torre di piazza gli scavi eseguiti a più riprese a partire dal XIX secolo hanno documentato la presenza della principale porta urbica della Tridentum romana, chiamata Porta Veronensis nella Passio Sancti Vigilii (fine VII-inizio VIII secolo), eminente per posizione, monumentalità e qualità dell'apparato decorativo, costruita a metà del I secolo d.C. (forse tra il 44 e il 48). A pianta rettangolare, in calcare bianco di Pila e rosso Trento, la porta, da cui nasceva il cardo maximus, era gemina (il fornice orientale carraio, quello occidentale pedonale), a due facciate divise da un cortile (rivellino), fiancheggiata da due torrioni poligonali legati alle mura cittadine e da ambienti di servizio per la custodia. La struttura rimase in funzione piena presumibilmente fino alla seconda metà del III secolo, quando l'intera città fu danneggiata dalle scorrerie alemanne; nel secolo seguente perse importanza e l'area esterna fu progressivamente destinata a cimitero.

III  (preesistenze palazzo Pretorio e Castelletto)

Gli scavi degli anni Ottanta e Novanta hanno rivelato che invece un'officina metallurgica almeno del III secolo d.C. era ubicata in diretto allineamento con la porta, circa 50 metri più a sud, tra palazzo Pretorio e il Castelletto.

IX - X (costruzione palazzo ducale (?))

Secondo Rogger e più recentemente Landi (2014), in epoca franca e ottoniana, sul sito del futuro palazzo vescovile sorse una struttura di carattere rappresentativo, forse con funzione di corte ducale (attestata da un documento dell'845).

934 - 948 (variazione d'uso palazzo ducale (?))

I documenti attestano la presenza del palatium episcopatus presso la basilica di San Vigilio almeno dall'inizio dell'XI secolo; fu forse già il vescovo Manasse (934-948), che aveva ottenuto da Ugo di Provenza l'assunzione piena del governo del ducato di Trento, a trasferire la sua residenza dal sito originario, presso Santa Maria Maggiore, al palazzo del potere civile. Fu presumibilmente in questo contesto che la basilica ad martyres divenne dunque cattedrale, cioè chiesa residenziale del pastore diocesano.

1022 - 1055 (preesistenze Castelletto)

Secondo Landi (2014) il vescovo Udalrico II (1022-1055), responsabile del nuovo coro del duomo, fece costruire anche una struttura legata alla sua residenza, probabilmente in funzione di oratorio privato dedicato a San Biagio (il culto del quale fu introdotto in Trentino dallo stesso vescovo), che costituirebbe la preesistenza della porzione inferiore del Castelletto. Resti murari di questo intervento si riconoscerebbero sul lato settentrionale e in parte su quello orientale della moderna aula San Giovanni (sotto l'attuale sacrestia delle Reliquie della cattedrale).

1071/11/01  (consacrazione cappelle Castelletto)

La prima attestazione esplicita del palazzo vescovile risale al tempo del vescovo Enrico (1068-1082), che fu responsabile di un primo ampliamento dell'edificio, facendo costruire una sua cappella privata tra il palazzo (di cui si ignorano le dimensioni) e l'abside settentrionale del nuovo coro della cattedrale, ad esso anzi appoggiata. Il 1° novembre 1071 furono consacrate in realtà due cappelle sovrapposte, l'inferiore dedicata a San Giovanni Battista e la superiore a San Giorgio (poi a San Biagio), la prima da Tiemone (Thiemo), vescovo di Feltre, la seconda dallo stesso Enrico, che costituiscono la porzione inferiore del Castelletto.

XII - 1160 (costruzione torre di piazza)

Entro la metà del XII secolo sui resti della Porta Veronensis sorse la torre di piazza, allora di proprietà vescovile, a pianta quadrangolare e di notevole spessore murario (2 metri), con lato variabile tra 7,60 e 8 metri e un'altezza iniziale fuori terra di 22,5 metri. Realizzato interamente in calcare ammonitico con tecnica costruttiva di buona fattura, l'edificio fortificato aveva una conclusione merlata a sommità quadrata negli angoli, con un rialzo esterno di 1,40 metri secondo le regole del sistema di difesa piombante; vi si accedeva presumibilmente da una porticina sopraelevata sul prospetto sud, protetto da una corte con cinta muraria che lo univa al palazzo vescovile. I piani interni erano articolati mediante solai e impalcati in legno collegati da scale e dotati di feritoie.

1140 - 1149 (ampliamento e sopraelevazione palazzo vescovile e Castelletto)

Secondo Landi (2014) la sopraelevazione del Castelletto e il prolungamento del palazzo vescovile fino alla torre di piazza, con l'apertura in entrambi delle caratteristiche polifore entro archi ciechi a tutto sesto, risalirebbero non all'iniziativa di Federico Vanga, come tradizionalmente si ritiene, ma ad un intervento di molto precedente, forse all'epoca di Altemanno (1124-1149), nei primi anni Quaranta. Sarebbe da identificare quindi con il Castelletto e non con la torre di piazza la torre abitabile nella cui "camera domini episcopi" sono redatti molti documenti della fine del secolo, a partire dal 1192.

XIII  (sopraelevazione torre di piazza)

Nel XIII secolo la torre venne sopraelevata una prima volta di circa 7 metri, con uno spessore murario di 1 metro, raggiungendo i 30 metri circa di altezza complessiva; si realizzò una nuova merlatura sommitale con un rialzo esterno di 1,80 metri e i prospetti est e ovest si dotarono di feritoie rettangolari strombate verso l'interno. La presenza di fori pontai aperti sui lati nord e sud suggerisce che la struttura fosse dotata di una incastellatura lignea aggettante. Dato lo spessore murario minore, la superficie calpestabile raggiunge qui i 30 metri quadrati (più in basso sono 17).

1205  (incendio palazzo vescovile)

Sempre Landi (2014) colloca nella tarda estate del 1205 (è di agosto un ultimo documento redatto nella residenza vescovile, che poi scompare dalle fonti) l'accadimento del grave incendio che, secondo la nota biografica aggiunta al nome di Federico Vanga sul catalogo dei vescovi nel Sacramentario Udalriciano, fu la premessa del suo impegno nella ristrutturazione del palazzo e della sua cappella, "consumati" dal fuoco e dall'antichità. La data corrisponde fra l'altro al periodo di due anni in cui la città fu interessata da rivolte e scontri militari che portarono alla cacciata del vescovo Corrado di Beseno e alla elezione dello stesso Vanga come suo successore.

1207/08/08 - 1208 (ristrutturazione palazzo vescovile e Castelletto)

In base alla ricostruzione di Landi (2014) la ristrutturazione del palazzo dopo l'incendio dovrebbe essere stata attuata quasi completamente in tempi brevi, dopo l'elezione del Vanga alla cattedra di San Vigilio (8 agosto 1207) e prima della sua solenne presa di possesso dell'edificio (18 novembre). Qualche mese dopo, nel febbraio del 1208, anche il secondo piano della sede episcopale risultava essere perfettamente abitabile. Si trattò dunque di riparare i danni e ricostruire le parti lignee di un edificio che aveva già assunto qualche decennio prima la sua forma definitiva. Tra queste ci dovevano essere le travi del tetto, dando probabilmente occasione di realizzare i merli sommitali a coda di rondine e di innalzare così anche le murature. Forse sempre al Vanga potrebbe risalire la costruzione dell'abside sporgente della cappella palatina, posteriore alla sottostruttura del Castelletto e simile alla muratura della nuova cripta.

1255  (variazione d'uso palazzo vescovile)

Nel giugno del 1255 il principe vescovo Egnone di Appiano abbandonò l'antico episcopio per trasferirsi definitivamente nel Castello de Buonconsiglio. Tuttavia fece restaurare il palazzo, assegnando al massaro Alberto di Piacenza le entrate giudiziarie della Curia pretoria. Esso rimase per secoli lo spazio principale per l'amministrazione delle prerogative politiche, giudiziarie ed economiche del vescovado e continuò ad ospitare i giudici e i gastaldi vescovili, ai quali fu affidata la cura dell'edificio. Dagli anni Ottanta del Duecento tuttavia anche il Comune fece del palazzo il luogo privilegiato delle sue riunioni, pur non essendone il proprietario.

XIV  (completamento torre di piazza)

La torre raggiunse l'aspetto e l'altezza attuali (45 metri) nel XIV secolo, con la seconda sopraelevazione di 15 metri, l'apparato a sporgere retto su di un sistema di beccatelli costituito da mensole in pietra e archetti in laterizio, ornati da un affresco a fasce alternate bianche e rosse, e la conclusione con la merlatura a scalare documentata da Albrecht Dürer nel 1494. I nuovi piani furono dotati di finestre quadrangolari e di grandi arcate su ogni lato sul piano della cella campanaria; l'ultimo livello venne coperto da una volta in muratura, mentre il piano di osservazione esterna, di 70 metri quadrati, era presumibilmente protetto da una copertura lignea. Da qui si poteva effettuare il "tiro piombante" attraverso le caditoie. Documenti trecenteschi certificano l'esistenza a quest'epoca di un custode delle carceri del palazzo vescovile e del fondo della torre, oltre che la realizzazione di una loggia addossata al lato ovest, dove operavano i sindaci del Comune di Trento.

1300 - 1350 (costruzione sacrestia magna)

Entro la prima metà del Trecento venne realizzata la "sacrestia nova" o "sacrestia magna" della cattedrale lungo l'intero fianco meridionale del Castelletto, un edificio porticato lungo e stretto raggiungibile da un accesso realizzato in rottura sull'abside maggiore del duomo, di cui rimangono sulle murature tracce dei peducci di sostegno delle volte e delle coperture. All'interno vi erano, oltre alla sacrestia, l'archivio capitolare e una latrina pensile. La struttura venne demolita in concomitanza con i lavori al presbiterio del secondo quarto del Settecento.

XV  (ristrutturazioni torre di piazza)

Nel Quattrocento vennero affidate al Comune di Trento la gestione e l'amministrazione dell'orologio e delle campane della torre, la cui presenza inizia ad essere documentata, mentre al vescovo spettò ancora fino alla fine del secolo la custodia dell'edificio e delle carceri. Nell'ultimo trentennio sono registrate spese per la costruzione di nuove celle: tale intervento modificò l'assetto interno della torre definendo i livelli dal quinto all'ottavo, dotandoli di un nuovo accesso esterno sul lato sud, di volte in muratura e di una scala ricavata nello spessore del muro. Altre finestre strombate vennero aperte in breccia sui prospetti ad uso delle nuove celle.

1427/07/15  (consacrazione cappella di San Giovanni Battista)

Il 15 luglio 1427, al tempo del principe vescovo Alessandro di Masovia, Giovanni, vescovo di Tinos e di Micene, riconsacrò la cappella di San Giovanni Battista, presumibilmente al termine di un intervento sulla struttura. In un periodo successivo che non è possibile stabilire con certezza questo ambiente divenne sacrestia.

1463  (fusione campana)

Nel 1463 venne fusa una campana votiva per ricordare lo scampato attacco alla città da parte di Sigismondo d'Austria, inizialmente intenzionato a vendicare il principe vescovo Giorgio Hack che era stato costretto alla fuga da una sollevazione popolare e si era rifugiato a Bolzano. Il bronzo, collocato su di una sorta di campanile in pietra realizzato tra i merli sul prospetto ovest del Castelletto, sopra la porta della sacrestia, era usato dal Collegio dei canonici. Nel 1515 fu trasferito sulla cupola del duomo, appena terminata, quindi, con la sua demolizione nel XIX secolo, sul campanile.

1472 - 1486 (ristrutturazione palazzo vescovile e cappella di San Biagio)

Già intorno al 1472 il principe vescovo Giovanni Hinderbach aveva fatto ristrutturare "in buona parte" il palazzo vescovile e nel 1485 sono documentati al lavoro i maestri comacini Lucio e Luchino, che aprirono una porta verso Borgonuovo (quindi sul prospetto est). La lapide con la data del 1486 e lo stemma Hinderbach rinvenuta durante il restauro del 1964 sul muro meridionale della cappella palatina testimonia l'esecuzione di lavori di ristrutturazione e adattamento da lui promossi anche in questo ambiente.

1499  (fusione campana)

E' datata 1499 e firmata da Bartolomeo da Rimini la più antica delle campane della torre tuttora esistenti, recante un rilievo con l'immagine del Simonino, da quasi 25 anni venerato come martire e protettore della città.

1499  (costruzione prigioni femminili torre di piazza (?))

Sempre nel 1499 il Comune di Trento incaricò "mastro Pietro del fu Bernardo di Como" di realizzare le prigioni femminili.

1539  (ristrutturazione loggia)

Nel 1539 la loggia addossata alla torre di piazza venne ristrutturata o ricostruita in forme rinascimentali e il pittore Antonio da Venezia fu incaricato di affrescarla.

1545 - 1546 (decorazione e sostituzione orologio torre di piazza)

Decorazioni e migliorie vennero eseguite sulla torre in occasione dell'apertura del Concilio Tridentino: il pittore veronese Girolamo Fontana venne incaricato dai consoli di affrescare le figure di San Vigilio e di Santa Massenza ai lati della monofora ovest, prospiciente la piazza; l'anno seguente, su proposta del principe vescovo, si decise di sostituire il vecchio orologio con uno nuovo, realizzato dal frate Francesco da Lecco, il cui quadrante è presumibilmente quello visibile nella pianta prospettica di Andrea Vavassore del 1572.

1553  (passaggio di proprietà palazzo Pretorio)

Nel corso del Cinquecento, dopo la realizzazione del Magno Palazzo nel Castello del Buonconsiglio, rimase nell'ex palazzo vescovile solamente la sede della corte di Giustizia e del Pretore. Con la sanzione papale del 1553 il cardinale Cristoforo Madruzzo cedette al Monte di Pietà di Trento la parte abbandonata del complesso, quella a ridosso della torre di piazza, descritta come vecchia, in rovina e inabitabile.

1575  (ristrutturazione palazzo Pretorio)

Il Monte di Pietà fece nel 1574 una locazione con i consoli e il Collegio dei dottori e dei notai, concedendo loro in affitto il secondo piano di quella porzione di immobile. Vi si dovevano fare diversi lavori di restauro e adattamento, come la costruzione di una nuova scala, riparazioni al tetto assai danneggiato e la demolizione di una cappella qui esistente. Nel 1575 i consoli concessero al Collegio dei dottori e dei notai di demolire le carceri femminili, che erano collocate in locali esterni alla torre sul lato sud, per poter costruire il nuovo salone delle udienze. E' a partire dalla seconda metà del secolo, grazie all'accentramento qui degli organi giudiziari (l'Ufficio del pretore, il Collegio dei dottori e dei notai, le carceri) che l'edificio prese ad essere chiamato palazzo Pretorio.

1579 - 1584 (variazione d'uso cappella di San Biagio)

A metà Cinquecento la cappella di San Biagio era utilizzata come "stanza capitolare". Nel 1579 il cardinale Ludovico Madruzzo diede disposizione di spostarvi la sacrestia, allora presumibilmente nella cappella di San Giovanni Battista, facendola adattare a sacrario (luogo di conservazione delle cose sacre e delle reliquie della cattedrale) e modificandone le finestre. La nuova sacrestia iniziò ad essere usata nel 1584.

1582 - 1593 (lavori torre di piazza)

Nel 1582 Marco Sandelli di Arco fu incaricato di dipingere i cornicioni della torre; sul lato meridionale si installarono le "razze" (lancette) dell'orologio nel 1593.

XVII  (ristrutturazioni torre di piazza)

Per tutto il XVII secolo è documentato l'uso intensivo della torre come carcere; a tale scopo nel 1608 vi si apportarono riparazioni e si adattarono altri locali. Nel 1643 si finanziò la sostituzione degli orologi sui lati ovest e sud; nel 1646 si eseguirono migliorie nel fondo della torre e nel 1654 Mattia Carneri pose mano al coronamento merlato, sostituendo due mensole di sostegno in pietra e rifacendo gli intonaci, e sistemò il solaio di copertura, sostituendo le travi ammalorate, realizzando i canali in rame e posando una copertura in lastre in pietra. E' datata 1676 un'iscrizione affrescata nel terzo livello.

XVII  (ristrutturazioni palazzo Pretorio)

Anche il palazzo fu oggetto di ripetute ristrutturazioni nel XVII secolo; bifore e trifore furono sostituite da finestre quadrangolari, si ricostruì il sottotetto, la disposizione interna delle stanze fu completamente alterata, le pareti furono intonacate e decorate da cornici in stucco. Nel 1604 si realizzò la scala esterna in pietra del prospetto est (sull'attuale via Garibaldi); nel 1620 si decorò "il salone del Pretorio" con un'immagine della Madonna col Bambino e "li quattro Avvocati di questa città, cioè S. Vigilio, S. Simone, S. Lorenzo e S. Massenza"; nel secondo quarto del Seicento Carlo Emanuele Madruzzo fece restaurare la loggia addossata alla torre. Anche la porzione di palazzo di proprietà vescovile fu rinnovata da Sigismondo Alfonso Thun nel 1676, come ricorda l'iscrizione incisa sotto il suo stemma che campeggia sul prospetto ovest. Si è ipotizzato che quest'ultimo intervento venisse completato con una decorazione pittorica della facciata ad opera di Francesco Marchetti.

1723  (decorazione torre di piazza)

Nel 1723 Antonio Gresta fu incaricato di restaurare gli affreschi esterni della torre e il muratore Pier Antonio Ghisi dipinse il nuovo quadrante dell'orologio e decorò il sottarco del finestrone del lato ovest.

1738 - 1741 (ristrutturazione Castelletto)

Le imponenti trasformazioni che interessarono il presbiterio della cattedrale nel secondo quarto del Settecento coinvolsero anche il Castelletto: il piano della ex cappella di San Biagio, originariamente raccordato a quello del coro, venne notevolmente abbassato, riducendo di conseguenza quello della ex cappella inferiore (l'aula di San Giovanni), utilizzata come magazzino sotterraneo. Un basso locale fu ricavato tra l'antica volta sorreggente il terzo piano del Castelletto e una nuova volta a botte unghiata per la cappella di San Biagio, accessibile con una scaletta ricavata nello spazio tra il Castelletto stesso e l'abside minore nord del duomo. La sala superiore, sminuita di importanza, ricevette una volta a botte al posto del soffitto ligneo originario e fu suddivisa in più locali, ad uso abitativo.

1779 - 1780 (ampliamento palazzo Pretorio)

L'11 settembre 1779 i consoli decisero di demolire la loggia addossata al lato ovest della torre (con l'abitazione del custode delle carceri e il Fondaco del pane) e il suo scalone, "in pericolo di caduta"; al loro posto il settore nord del palazzo Pretorio, già sede del Monte di Pietà, venne ampliato su progetto dell'architetto Claudio Carneri, occupando l'angolo rientrante tra la torre e il palazzo stesso, ad uso di prigione. Venne realizzato anche un nuovo portale marmoreo monumentale con statue di Antonio Giongo, che collaborò più in generale alla realizzazione delle opere in pietra. A testimonianza di tali operazioni rimase una lapide datata 1780, murata sul fronte settentrionale dell'edificio.

1789  (fusione campana)

La seconda campana della torre venne fusa nel 1789 da Leonardo Maffei.

1826 - 1884 (variazioni d'uso e ristrutturazioni palazzo Pretorio)

Dal 1826 al 1881 la porzione nord del palazzo (oltre la Roggia Grande) ospitò l'imperial regio Tribunale circolare e la Corte d'Appello, poi l'Erario, con continui lavori di adattamento. Riparazioni al tetto e lavori ai cessi della porzione di edificio di proprietà della Mensa Vescovile sono registrati nel 1854. Nell'ottobre del 1884, volendo aprire una nuova finestra al secondo piano sul prospetto est, dove si trovavano le cancellerie dell'imperial regia Direzione del Genio, si rinvenne una delle aperture originarie (bifore e trifore), preludio al ripristino del secolo successivo. Nello stesso anno venne distrutto un piccolo ambiente (detto l'abside di San Biagio) realizzato sopra l'abside della sacrestia della cattedrale.

1850 - 1899 (ristrutturazioni torre di piazza)

Anche dopo la secolarizzazione del Principato vescovile (1803) continuò l'uso della torre come carcere, sia durante il periodo della reggenza italica che sotto l'amministrazione austriaca, documentato da iscrizioni e disegni all'interno degli ambienti. A metà del XIX secolo furono ampliati gli accessi alle celle e le finestre a doppia inferriata del terzo livello; nel 1859 venne installato un nuovo orologio e realizzato il terzo quadrante, sul prospetto est. A fine secolo si sostituì il castello campanario e il solaio che lo sosteneva; nel 1896 l'orologiaio Eugenio Pomarolli di Trento restaurò i quadranti est e sud e realizzò una cornice a intonaco per il quadrante ovest, in precedenza assente per la presenza degli affreschi, all'epoca già scomparsi.

1907 - 1955 (ristrutturazioni torre di piazza)

Nel 1907 si eseguirono interventi di manutenzione alla copertura della torre, in occasione dei quali si sovrappose un nuovo solaio ligneo rivestito in rame e furono sostituite le lastre di pietra a protezione dei merli. Negli anni seguenti si realizzarono un solettone armato con putrelle al quarto livello, una nuova stesura di intonaco sugli sfondati tra i beccatelli (1955) e si sostituì ancora l'orologio con un impianto elettrico di comando.

1911 - 1945 (progetto di variazione d'uso palazzo Pretorio)

Nel 1911, puntando già al palazzo Pretorio come futura sede del Museo Diocesano Tridentino, monsignor Casagrande commissionò all'architetto Emilio Paor il rilievo dell'edificio e un progetto di adattamento, inviati alla Commissione Centrale di Vienna con la relativa previsione di spesa. Nel 1914 poi si elaborò "un accurato piano" per l'esposizione delle opere. Ma una serie di difficoltà e lo scoppio della guerra fermarono le trattative. Dopo il 1918 alcuni sondaggi compiuti sulle murature rivelarono le tracce delle antiche bifore e trifore; iniziò così a delinearsi un progetto di ripristino dell'aspetto medievale del palazzo, ipotizzato nuovamente come sede per il museo nel 1939, quando monsignor Remigio Lucchi scrisse al vescovo per suggerire una soluzione al problema, in occasione delle previste celebrazioni per il quarto centenario dell'apertura del Concilio. Entrambe le guerre causarono dissesti alla parte superiore delle strutture.

1928 - 1931 (scavi intorno)

Intanto tra il 1928 e il 1929 alcuni lacerti del lato nord della Porta Veronensis vennero fortuitamente in luce in occasione del rifacimento della rete fognaria; rilevati e documentati dalla Soprintendenza alle Antichità delle Venezie, furono poi rinterrati. Nel 1931 Giuseppe Gerola fece eseguire uno scavo nella ex cappella di San Giovanni Battista, distruggendo i piani pavimentali antichi e abbassandone il livello di oltre un metro, per verificare l'esistenza sotto il Castelletto di resti paleocristiani, non rinvenuti.

1950 - 1954 (passaggio di proprietà palazzo Pretorio)

La proprietà di palazzo Pretorio era ancora divisa in modo piuttosto incerto tra la Cattedrale, il Demanio e la Mensa Vescovile, impedendo di fatto qualsiasi progetto di restauro e di futura destinazione d'uso: la vertenza si risolse in favore della Diocesi di Trento intorno alla metà degli anni Cinquanta.

1953 - 1959 (restauro palazzo Pretorio e Castelletto)

Dopo il trasferimento del Comando Regionale del Corpo Forestale dal palazzo Pretorio (1953), poterono iniziare i generali lavori di restauro per adattarlo a sede del Museo Diocesano Tridentino con il Soprintendente Mario Guiotto, che procedette al sondaggio, allo studio, al consolidamento e al ripristino delle strutture antiche, riproponendo in particolare le aperture originarie con le necessarie integrazioni e liberando gli interni da strutture recenti. Tra il 1958 e il 1959 si restaurò il terzo piano del Castelletto, togliendovi l'abitazione del sacrestano e il collegamento diretto con la sacrestia del duomo. Anche la "sala del Vescovo" ritrovò così il suo aspetto medievale grazie al consolidamento e alla riparazione delle murature in pietrame a conci squadrati, al reintegro delle trifore nord, al ripristino del soffitto ligneo a cassettoni, al rifacimento del pavimento in battuto e degli infissi.

1960 - 1963 (restauro palazzo Pretorio)

I restauri proseguirono con il nuovo Soprintendente, Nicolò Rasmo. Nel 1960, abbattendo il tetto barocco, rifatto a quota più bassa e completato dai merli ghibellini ricavati dalle tracce antiche, si demolì anche la scala esterna in legno che permetteva l'accesso ai piani superiori della torre; si realizzò allora un percorso di risalita interno demolendo in parte volte e solai tra terzo e quinto livello. Tra il 1961 e il 1963 si abbatté la prigione dei debitori mantenendo il muro del presunto rivellino, si rimosse il portale settecentesco sulla piazza, si ricostruirono gli ingressi ad arconi, la scala interna con il giroscale, i collegamenti con la torre, ispezionata nell'ambiente del piano terra, le sale per il museo con pavimenti e soffitti rifatti in economia. Consolidando le fondamenta del palazzo emersero i resti del lato sud della Porta Veronensis, con il basamento del torrione poligonale immorsato ad essa sul fianco ovest e la pavimentazione del cavedio interno, rinterrati.

1963  (variazione d'uso palazzo Pretorio)

Nel luglio del 1963 la sede del Museo Diocesano Tridentino, realizzata con il patrocinio del Comitato per le celebrazioni del quarto centenario del Concilio come monumento permanente dell'Assise Tridentina, venne finalmente inaugurata. Le sale espositive occupavano allora il primo e parte del secondo piano, mentre il sottotetto e il Castelletto fungevano da deposito e il piano terra, privo dei collegamenti con i piani superiori, era utilizzato per le mostre temporanee.

1964  (restauro Castelletto)

Nel 1964 i lavori si estesero al Castelletto portando il pavimento della cappella Palatina al livello del pontile di passaggio al coro del duomo, rinvenendo le tracce di affreschi duecenteschi sull'arco santo e ricostruendo la calotta absidale sulla base dei resti ritrovati. Le sistemazioni murarie relative anche a palazzo Pretorio furono curate dall'ingegner Roberto Moschen; il progetto dello scalone e la sistemazione del Museo Diocesano Tridentino furono opera del professor Bruno Verga. I fondi per i lavori provenivano dalla Diocesi, dallo Stato, dalla Regione Trentino-Alto Adige e dal Comune di Trento.

1979 - 1980 (restauro campanile di San Romedio)

Nel 1979 si autorizzò il restauro del campanile di San Romedio su progetto dell'architetto Glauco Marchegiani, con rifacimento del manto di copertura in embrici smaltati in parte di sostituzione e il risanamento degli intonaci della parte superiore. I lavori terminarono nel mese di aprile del 1980.

1987 - 1996 (restauro intero bene)

Una terza indagine archeologica della Porta Veronensis si svolse tra il 1987 e il 1995 per iniziativa della Soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto, che ampliò l'area scavata verso sud, sotto il palazzo Pretorio. A seguito dei risultati il Comune e l'Arcidiocesi di Trento decisero di restaurare i reperti rinvenuti e realizzare l'attuale area archeologica aperta dal 1996. Questi interventi furono anche l'occasione per una completa riorganizzazione del settore nord del palazzo e per un riallestimento di tutto il museo, su progetto dell'ingegner Glauco Marchegiani, coadiuvato dall'architetto Vittoria Wolf: si abbatté il "muro del pianto" (1988), si spostò l'ingresso, si realizzarono l'accesso per gli uffici e la biblioteca, si adeguò l'edificio alle norme di sicurezza e, per quanto possibile, al superamento delle barriere architettoniche, si rinnovarono gli impianti, si modificò e ampliò il percorso di visita coinvolgendo il piano terra, il sottotetto e il Castelletto.

1998 - 2008 (restauro esterni Castelletto)

All'interno del progetto di restauro Giubileo 2000 diretto dall'architetto Maria Antonietta Crippa è stato restaurato il prospetto esterno del Castelletto tra il 1998 e il 2008.

2009 - 2011 (restauro torre di piazza)

Su progetto dell'architetto Giorgia Gentilini la torre di piazza è stata restaurata tra settembre 2009 e settembre 2011: i prospetti esterni sono stati oggetto di pulitura, rimozione delle stuccature e riprese dell'intonaco decoeso; sono stati posati tiranti interni a livello di impalcati e volte e si è verificato, pulito, sigillato dalle lesioni e alleggerito l'estradosso delle volte stesse previo smontaggio dei pavimenti lignei. I solai lignei sono stati consolidati; sono stati realizzati nuovi collegamenti di distribuzione interna e si sono migliorati gli esistenti. Sono stati restaurati portali, porte e serramenti; la copertura è stata rifatta a due falde con ricollocazione dei pluviali e dei canali di scarico delle acque piovane e sono state recuperate per la pavimentazione le lastre originali in pietra rinvenute sotto il piano in laminato di rame rimosso. Si è rinnovato l'impianto elettrico posando corpi illuminanti a basso consumo energetico.

2012  (lavori di miglioria palazzo Pretorio)

Nel 2012, dopo che il Comune di Trento aveva ceduto all'Arcidiocesi la proprietà di una piccola porzione di palazzo Pretorio, corrispondente all'accesso ai bagni pubblici un tempo esistenti nel sottosuolo di piazza Duomo e chiusi da una soletta, venne demolito il muro che delimitava l'intercapedine per tale accesso e fu rifatta l'aula didattica del piano terra del museo. In quella occasione venne rifatto il pavimento della sala.

2015/08/04  (incendio torre di piazza)

La mattina del 4 agosto 2015 un furioso incendio causato presumibilmente da un corto circuito ha fortemente danneggiato l'interno della torre, da allora chiusa alle visite. Nel gennaio 2016 si è apprestato un ponteggio esterno per poter salire alla sommità dell'edificio, rimuovere gli ultimi residui di materiale rimasto dall'incendio, controllare lo stato delle strutture, mettere in sicurezza gli ambienti e predisporre il cantiere per il prossimo restauro.

2015/09 - 2016 (intervento preliminare al restauro torre di piazza)

Dopo aver proceduto da parte dei vigili del fuoco alla messa in sicurezza e alla bonifica della torre, nel gennaio 2016 si è apprestato un ponteggio esterno per poter salire alla sommità dell'edificio, rimuovere gli ultimi residui di materiale rimasto dall'incendio, controllare lo stato delle strutture, mettere in sicurezza gli ambienti e predisporre il cantiere per un ulteriore restauro mediante l’allestimento di ponteggio interno.

2016/06/30 - 2017/12 (restauro esterni palazzo Pretorio)

E' stato autorizzato dalla Soprintendenza per i beni culturali in data 30 giugno 2016 il progetto di restauro dei prospetti di palazzo Pretorio redatto dall'architetto Roberto Paoli. L'intervento realizzato dal Consorzio ARS ha previsto il restauro degli apparati lapidei e delle superfici intonacate, dei serramenti lignei, dei pannelli in vetro soffiato delle bifore e delle trifore e dei portoni in legno su via Garibaldi, l'integrazione e il completamento delle protezioni in rame e delle lattonerie sui davanzali e sopra le finestre e l'installazione di un sistema di allontanamento dei volatili.

2017/06/30 - 2019 (restauro torre di piazza)

Il 30 giugno 2017, la Giunta comunale di Trento ha approvato il progetto esecutivo di restauro della torre di piazza dopo il grave incendio del 4 agosto 2015. Il progetto ha previsto interventi di adeguamento statico e sismico (riparazione dei setti murari attraverso la ricostituzione della continuità delle strutture in muratura; posizionamento di tiranti ed incatenamenti interni a livello degli impalcati; rifacimento dell’impianto elettrico, posa di un nuovo sistema di illuminazione e di un sistema di rivelazione incendi) e la realizzazione di una nuova scala in acciaio che, partendo dall’ottavo livello, consente di raggiungere la cella campanaria, dove è stata collocata la nuova campana 'della Renga'. Oltre a ristabilire i collegamenti con la parte sommitale della torre, la nuova scala è stata concepita per creare un punto panoramico da cui è possibile avere una visuale a 360 gradi sulla città di Trento, superando la barriera costituita dagli scuroni in legno.

2018 - 2019 (lavori di miglioria palazzo Pretorio)

Su progetto dell'arch. Roberto Paoli sono stati ristrutturati i bagni situati al piano terra e destinati ai visitatori del Museo Diocesano; sono stati inoltre sostituiti i portoni vetrati degli ingressi nord e ovest e i servoscala situati al piano terra al terzo piano.
Descrizione

Il complesso considerato corrisponde non solo al palazzo Pretorio vero e proprio, ma anche ai due corpi di fabbrica che lo serrano a nord (la torre di piazza) e a sud (il Castelletto), inizialmente tutti legati dalla comune committenza vescovile e di origine medievale, poi lungamente divisi nella proprietà e trasformati nel tempo, oggi nuovamente unificati almeno in parte dall'essere sede del Museo Diocesano Tridentino. Prospetti a due o più piani in pietra a vista forati da finestre di varia forma, soprattutto bifore e trifore, con accessi sui lati est (portale architravato su scalone marmoreo), nord e ovest (centinati) e profilatura merlata a coda di rondine in parte di restauro. Abside semicircolare emergente sul lato est del Castelletto, corrispondente all'antica cappella palatina, sormontata da salone superiore; campaniletto detto di San Romedio innestato sull'angolo sud-orientale in pietra e mattoni a vista, coperto da tetto a quattro falde con embrici colorati. Sotto le fondamenta della torre sono visitabili gli scavi della Pqrta Veronensis (I secolo d.C.); il piano terra del palazzo è destinato alle mostre temporanee; un ambiente della torre è inglobato nel percorso espositivo permanente del museo, che si snoda lungo il primo e secondo piano di palazzo Pretorio, nel sottotetto, nella cappella palatina e nella sala superiore del Castelletto.
Pianta
Castelletto: pianta rettangolare con asse maggiore longitudinale conclusa da un'abside semicircolare; palazzo Pretorio: pianta rettangolare; torre di piazza: pianta quadrata.
Prospetti
Prospetti a due o più piani in pietra a vista forati da finestre di varia forma, soprattutto bifore e trifore, con accessi sui lati est (portale architravato su scalone marmoreo), nord e ovest (centinati) e profilatura merlata a coda di rondine in parte di restauro. Abside semicircolare emergente sul lato est del Castelletto, corrispondente all'antica cappella palatina, sormontata da salone superiore; campaniletto detto di San Romedio innestato sull'angolo sud-orientale in pietra e mattoni a vista.
Coperture
Castelletto coperto da tetto a due falde in lamiera; campanile di San Romedio da tetto a quattro falde rivestito di embrici colorati. Palazzo Pretorio coperto da tetto a due falde con manto in coppi; torre di piazza da lastre di pietra a leggera pendenza.
Adeguamento liturgico

nessuno
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