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Chiesa di Sant'Agata la Vetere
Tipologia e qualificazione
chiesa rettoria
Denominazione
Chiesa di Sant'Agata la Vetere <Catania>
Altre denominazioni
S. Agata la Vetere
Autore (ruolo)
Palazzotto, Giuseppe Domenico (progetto della sagrestia)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze siciliane (ricostruzione)
maestranze siciliane (fondazione)
Notizie Storiche
III - XVII (costruzione preesistenze)
Il vescovo Everio avrebbe fondato nel 264 un'edicola sulle rovine del pretorio, sede del proconsolato di Sicilia, che una leggenda vuole distrutto nel 251 da un terremoto di poco antecedente la morte della Santa titolare. Fra IV e V secolo l'edicola viene trasformata in chiesa e, elevata a primaziale, ospita le reliquie agatine. Nell'ultimo quarto dell'VIII san Leone il Taumaturgo, vescovo, la converte nella basilica a tre navi su colonne attestata dalla rappresentazione sia pur sommaria dello Spannocchi (1578). Originaria cattedrale di Catania fino alla conquista saracena (secondo accreditata tradizione), divenne nel Trecento priorato benedettino e infine nel Seicento passò ai Minori Osservanti. Il terremoto del 1693 distrusse la basilica e l'attiguo convento pressoché totalmente. Resti delle murature e porzioni di facciata (ove si colgono interventi fino al XVII secolo), tutt'oggi visibili, furono trovati durante la posa del pavimento marmoreo nel secondo Ottocento.
XVIII (costruzione cripta)
Sita in un'area ove sono attestate sepolture già dal VII secolo (ed utilizzata per il seppellimento dei Minori Osservanti almeno fino al 1848, malgrado il già operante divieto), la cripta, sottostante l'area presbiteriale, fu avviata con la ricostruzione della chiesa e sistemata verosimilmente nel 1770; L'ampio vano oblungo, perimetralmente scandito da nicchie e loculi, accoglie al fondo un altare in muratura sovrastato da una Messa Gregoriana in affresco; al di sotto vi è un ossario mentre a N un piccolo vano, contiguo ed alla medesima quota, parrebbe essere un colatoio; da un'apertura posta sulla parete S un prosieguo degli scavi archeologici potrebbe rinvenire l'assai probabile collegamento pristino con la limitrofa chiesa del Santo Carcere.
XVIII - XIX (costruzione sagrestia)
Rimasta poco danneggiata dal sisma del 1693, una contigua cappella, dedicata a San Berillo e poi demolita, conservò il presunto primo sarcofago della martire Agata fino alla ricostruzione della chiesa. Nel suo sito -secondo tradizione- o nell'immediata prossimità venne avviato nel 1728 per volere del Senato il vano oggi adibito a sacrestia: un corpo quadrangolare, giustapposto al fianco S dell'aula chiesastica e ad essa funzionalmente connesso, ultimato nel 1733; dotato di ordinati prospetti sul cortile di pertinenza, esso è opera di Giuseppe Palazzotto. Risalirebbe al 1829 la crociera che copre tale vano: essa giace al di sotto delle alte finestre tuttora visibili in esterno, le quali sottostanno all'originaria cupola ribassata in pietrame, immediatamente al di sopra della quale si dispone la copertura in coppi.
1722 - XIX (costruzione intero bene)
La chiesa venne riedificata dal 1722 pressoché nelle stesse dimensioni ma ad aula unica, parzialmente traslata ad O rispetto alla precedente giacitura e verosimilmente sfruttando parte delle murature perimetrali della pristina basilica; i lavori dovettero protrarsi almeno fino alla metà del secolo XVIII, sotto ed oltre l'episcopato di Pietro Galletti (al 1761 sono attestati lavori all'altar maggiore). Il terremoto del 20 febbraio 1818 provocò il crollo di buona parte della volta e danni ai muri perimetrali e alla facciata, tosto riparati. Con la posa del pavimento in marmo nel secondo Ottocento la chiesa assunse la conformazione definitiva.
XX - 1984 (lavori di restauro chiesa)
Nella seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso, su progetto del rettore don Ugo Aresco e con l'autorizzazione del competente Ufficio diocesano, fu rimosso l'altare tridentino, dal riuso dei marmi e dell'apparato plastico del quale si ottennero i due altari laterali. Nell'arco 1983-84 si registrano taluni interventi conservativi a cura dell'allora Soprintendenza ai BB. AA. AA. AA. SS. della Sicilia Orientale.
XX - 2002 (lavori di restauro intero bene)
A seguito del sisma del 13/12/90, che arrecò danni consistenti onde la chiesa risultò inagibile, si avviarono gli ultimi e radicali restauri, curati dall'architetto Carmela Conticello e dall'ingegner Salvatore Liggieri sotto l'alta sorveglianza della competente Soprintendenza e conclusi nel 2002; la riapertura al culto è avvenuta il 12/01/03.
Descrizione
Piana e simmetrica facciata ad unico ordine di alzato, racchiusa fra paraste e trabeazione con atticale frontone, tutti in pietra bianca. Affiancato da due oculi, l'unico portale presenta anch'esso una mostra in pietra calcarea, modanata e architravata; il timpano spezzato accoglie l'alto basamento della sovrastante finestra. Spazio costruito a sviluppo longitudinale. Volumetria prismatica a base rettangolare.
Planimetria
Schema planimetrico ad aula unica, preceduta da un vestibolo con superiore cantoria, presbiterio rettangolare rialzato e diaframmato da balaustra, abside semicircolare. Al fianco destro dell'aula chiesastica ed in prossimità del presbiterio si attesta il funzionalmente connesso ambiente oggi adibito a sacrestia. Al di sotto del presbiterio è ubicata la cripta.
Coperture
In coppi su capriate lignee: a due falde sull'aula e con più basso colmo sul presbiterio. A due falde sulla sacrestia, con colmo ortogonale all'asse della chiesa.
Scale
Una esterna a chioccola in ferro, alloggiata nell'area di pertinenza a S dell'aula, conduce alla cantoria. Una interna, elicoidale in pietra ed alloggiata fra il presbiterio e l'abside, conduce alla cella campanaria; una seconda, in muratura rivestita parte in pietra e parte in cotto, alloggiata a sinistra del presbiterio e costituita da due lunghe rampe, conduce alla cripta.
Pavimenti e pavimentazioni
Interamente in marmo: lastre in bianco e bardiglio disposte a quarantacinque gradi, riquadrate da liste in bianco e rosso nel vestibolo; del pari nell'aula lastre in bianco e bardiglio disposte a quarantacinque gradi e raggruppate in tre coppie di settori quadrangolari, ciascuno definito da fasce di bardiglio a segnalazione delle corsie longitudinali e trasversali in bianco. Nel presbiterio e nell'abside lastre in rosso S. Agata, fra cui sono inseriti piccoli rombi in bianco. Mattonelle di cotto nella cripta e in sacrestia.
Impianto strutturale
Muratura in pietrame misto.
Preesistenze
Al di sotto della porzione mediana dello spazio interno sussistono tracce consistenti della costruzione devastata dal sisma del 1693, visibili attraverso opportuni vetri pavimentali: in particolare resti delle murature, della pavimentazione e del portale.
Elementi decorativi
Le due marmoree composizioni parietali, attestate sulla parete N a ricordo del supplizio del seno subito dalla martire Agata, vennero realizzate alla metà del secolo XVIII assemblandovi materiali lapidei anteriori al terremoto del 1693 (in particolare una raffigurazione di S. Agata, S. Pietro e l'Angelo da un altare altomedievale), rinvenuti nel 1742.
Elementi decorativi
Settecentesca anteporta lignea con lo stemma del vescovo Galletti; arca lignea che contenne le reliquie della Santa Patrona sino alla prima metà del XVI; busto di Sant'Agata (in cartapesta, metallo, legno e cera), opera di artigianato locale del secolo XIX (riproducente l'analogo busto-reliquiario trecentesco del senese Giovanni Di Bartolo, oggi in Duomo); settecentesca statua lignea di Santa Lucia, di anonimo.
Elementi decorativi
Fra i dipinti, oltre ad una Natività di ignoto del XVIII, si segnalano quattro pale: Madonna degli Angioli, datata in Catania 1851 e firmata Paolo Ferro Vaccari; Madonna col Bambino di ignoto del XVIII secolo; Madonna dei bambini, realizzata da Giuseppe Sciuti nel 1898; S. Agata riceve la visita di San Pietro di Antonio Pennisi, 1777.
Elementi decorativi
Fra i dipinti, oltre ad una Natività di ignoto del XVIII, si segnalano quattro pale: Madonna degli Angioli, datata in Catania 1851 e firmata Paolo Ferro Vaccari; Madonna col Bambino di ignoto del XVIII secolo; Madonna dei bambini, realizzata da Giuseppe Sciuti nel 1898; S. Agata riceve la visita di San Pietro di Antonio Pennisi, 1777.
Adeguamento liturgico
altare - intervento strutturale (XXI)
Una sella in perspex, su cui poggia la rettangolare mensa (dello stesso materiale), abbraccia il sottostante sarcofago tardo-romano che custodì inizialmente il corpo di Sant'Agata.