chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Caltagirone Caltagirone chiesa rettoria Maria Santissima del Rosario Parrocchia di San Giorgio aula; prospetto; cappelle laterali; coperture altare - aggiunta arredo (1990) 1507 - 1558(fondazione antico convento); 1643 - 1652(trasferimento antico convento); 1693 - 1808(ricostruzione attuale chiesa); 1783 - 1790(danneggiamenti evento sismico 1783); 1784 - XVIII(notaio Giacomo Procaccianti istanza di demolizione della chiesa); 1785 - XVIII(costruzione facciata acquisto della pietra ); 1790 - XVIII(Carlo Maria Longobardi costruzione facciata); 1791 - XVIII(architetto Carlo Maria Longobardi pagamento per i disegni della chiesa); 1793 - XVIII(scalpellino Corrado mazza da Noto); 1796 - XVIII(mastro Francesco Barbera da Mineo apparato decorativo in stucco); 1797 - XVIII( Isidoro Boscari grande affresco volta navata ); 1801 - XIX(Isidoro Boscari commissione di quattro dipinti); 1802 - XIX(Ignazio Campoccia pavimento in ceramica); 1809 - XIX(Carmelo Di Stefano scultore da Chiaramonte restauro statua di Maria SS.ma Rosario ); 1867 - 1888(confisca attuale chiesa); 1876 - XIX(Giambattista Nicastro costruzione scala a due rampe accesso chiesa); 1888 - XIX(ordinanza vescovile chiusura chiesa); 1963 - XX(nuovo pavimento in marmo sostituzione pavimento in ceramiche policrome); 1982 - XX(lavori di restauro attuale chiesa)
Chiesa di Maria Santissima del Rosario
Tipologia e qualificazione
chiesa rettoria
Denominazione
Chiesa di Maria Santissima del Rosario <Caltagirone>
Altre denominazioni
Chiesa di San Domenico Chiesa di Santa Rosalia Vergine
Autore (ruolo)
Gagini, Antonuzzo (statua della Madonna del Rosario)
Boscari, Isidoro (apparato decorativo e affreschi)
Longobardi, Carlo Maria (progetto nuovo prospetto chiesa)
Nicastro, Giambattista (progetto scalinata antistante la chiesa)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze siciliane (costruzione chiesa e convento)
scuola siciliana (scultura statua Madonna del Rosario)
scuola siciliana (apparati decorativi ed affreschi)
maestranze siciliane (rifacimento facciata)
maestranze siciliane (realizzazione scalinata antistante la chiesa)
Notizie Storiche
1507 - 1558 (fondazione antico convento)
Il primo convento domenicano, sotto il titolo di S. Rosalia, costruito fuori le mura, vicino alla chiesa di S. Antonio abate (l'attuale S. Francesco da Paola) che risultava come ospizio nel 1507, fu abbandonato nel 1558.
1643 - 1652 (trasferimento antico convento)
Il convento fu riaperto nel 1643 dal can. Angelo La Mantia e dal sac. Nunzio Gallenti in nuovi locali presso la chiesa di S. Rosalia.
Nel 1650 era vicariato con 2 sacerdoti ed un converso. Fu soppresso nel 1652 a seguito del decreto di Papa Innocenzo X (G. B. Panfili 1644-1655).
1693 - 1808 (ricostruzione attuale chiesa)
La chiesa di S. Rosalia, detta anche del Rosario o di S. Domenico, celebrata dal V. Amico, fu distrutta dal terremoto del 1693 e ricostruita negli anni 1801-1808, con il contributo del Comune di Caltagirone e dei fedeli, su progetto dell’architetto Carlo Maria Longobardi Savalza, Marchese di Schifardi.
1783 - 1790 (danneggiamenti evento sismico 1783)
Un rilevante evento sismico colpiva la Sicilia nord orientale il 5 febbraio. Alcuni edifici caltagironesi subirono rilevanti danneggiamenti tra cui la chiesa dei Padri Crociferi, la Chiesa di San Bonaventura e la chiesa dei Padri Domenicani. Il 3 luglio i mastri Gaetano Vincenzo Bellia e Pasquale Comitini si obbligavano con il padre priore magistro Rosario Tommaso Insolera a realizzare tutto l’intaglio della facciata della chiesa fino al primo ordine. Per sette anni i lavori proseguiranno lentamente infatti il 12 maggio 1790 l’architetto direttore dei lavori Carlo Maria Longobardi relazionava la sola costruzione del primo ordine.
1784 - XVIII (notaio Giacomo Procaccianti istanza di demolizione della chiesa)
Il Senato caltagironese imponeva al priore frate Gaetano Strazzuso la demolizione della chiesa che minacciava rovina, per evitare danni ai fedeli che quotidianamente frequentavano l’edificio. Il giorno 11 febbraio la richiesta veniva formalizzata presso il notaio di Caltagirone Giacomo Procaccianti.
1785 - XVIII (costruzione facciata acquisto della pietra )
Il capomastro Francesco Lorefice periziava le somme necessarie per l’acquisto della pietra per la costruzione del prospetto fino «all’altezza dei due circholi delli sfondi seu nicchie» specificando l’utilizzo della migliore qualità di arenaria «delli Balatazzi o chiusa delli olivi» e di utilizzare la pietra bianca per le partiture d’ornato.
1790 - XVIII (Carlo Maria Longobardi costruzione facciata)
L’architetto caltagironese Carlo Maria Longobardi coordinava i lavori di ricostruzione della facciata della chiesa, della ristrutturazione della navata, della volta e dell’abside. Per la costruzione del prospetto l’architetto prevedeva la spesa di 126 onze che il padre priore Giovan Battista Boscarini corrisponderà ai mastri Ignazio Costa e Giuseppe Paternò, secondo stati di avanzamento di dieci onze per volta.
1791 - XVIII (architetto Carlo Maria Longobardi pagamento per i disegni della chiesa)
L’architetto Carlo Maria Longobardi 1791, ricevette sette onze per il progetto «col disegno in carta» e per quattro mesi di direzione dei lavori di rifacimento dei sotterranei e del cappellone della Chiesa di San Domenico a Caltagirone, corredati dalle relazioni e dai necessari certificati.
1793 - XVIII (scalpellino Corrado mazza da Noto)
Il cantiere di San Domenico fu l’occasione per coinvolgere maestranze di prestigio provenienti dai centri dove il dibattito architettonico era piuttosto vivace, nel marzo del 1793 era presente Corrado Mazza da Noto, molto apprezzato ai suoi tempi come scalpellino, e legato all’architetto caltagironese da una obbligazione di collaborazione reciproca. Corrado Mazza era giunto il 26 gennaio per «fare il visoluogo e dare il suo parere del dammuso e covertizi da farsi nella chiesa.»
1796 - XVIII (mastro Francesco Barbera da Mineo apparato decorativo in stucco)
Il mastro Francesco Barbera della città di Mineo (ma palermitano d’origine) venne incaricato di realizzare tutto lo stucco e la costruzione del coro della chiesa per una somma complessiva di 408.5 onze che i domenicani si impegnarono a corrispondere nell’arco di quattro anni dal termine dei lavori. Il padre priore Salvatore Fiore inviava un a supplica al padre provinciale dell’ordine Domenicano in Sicilia frate Vincenzo Parnusco perché autorizzasse i pagamenti con ipoteca da apporre sui beni del Convento. L’esito fvorevole giunse durante una visita al convento di Maria SS.ma Annunziata di Militello e portò il Fiore ad accordarsi con don Giovanni Branciforti che corrispose al Barbera 15 onze annuali da prelevare dai censi annuali del convento.
1797 - XVIII ( Isidoro Boscari grande affresco volta navata )
Il pittore caltagironese Isidoro Boscari realizzava il grande affresco della volta della navata della chiesa, che raffigura San Domenico prostrato davanti alla SS.ma Trinità.
1801 - XIX (Isidoro Boscari commissione di quattro dipinti)
Incarico a Isidoro Boscari per quattro dipinti: San Domenico che resuscita Napoleone Orsini caduto da Cavallo, San Tommaso d’Acquino che scaccia le eresie, la predica di San Vincenzo Ferreri, e la Santa Caterina da Siena.
1802 - XIX (Ignazio Campoccia pavimento in ceramica)
I lavori appaltati a Francesco Barbera vennero ultimati nei primi mesi del 1802 tra molteplici difficoltà finanziarie.
Intanto, il ceramista caltagironese Ignazio Campoccia realizzò il pavimento in piastrelle di ceramica policroma, che può considerarsi l'opera più ricca ed impegnativa del maestro, in gran parte salvato e collocato nel locale Museo statale della ceramica di Caltagirone. Il disegno si suddivide in tre grandi campate, e si completa con la parte absidale e quella delle sei cappelle laterali, presenta una grandiosa concezione compositiva, si articola attorno ad uno scudo con paesaggio e due ampi rosoni con ricchi festoni e volute resi nell'armonica e tradizionale policromia di verde ramina, blu, giallo e manganese, ed intercalati da volatili e putti di cui otto cavalcanti enormi e simmetrici draghi. L'opera può considerarsi l'ultima imponente espressione della maiolica settecentesca caltagironese che nell'Ottocento iniziò il proprio declino.
1809 - XIX (Carmelo Di Stefano scultore da Chiaramonte restauro statua di Maria SS.ma Rosario )
Lo scultore chiaramontano Carmelo Di Stefano si impegnava con il padre priore fra Tommaso Maria e tutti i componenti della famiglia domenicana di Caltagirone ad effettuare il restauro della Statua in marmo di Maria SS.ma del Rosario, opera di Antonino Gagini realizzata nel 1542 appartenente ad una Confraternita istituita nel 1504 a Caltagirone presso la chiesa di San Giorgio in Caltagirone.
1867 - 1888 (confisca attuale chiesa)
Nel 1867 la chiesa venne incamerata dal Demanio e, poi, ceduta al Vescovo della diocesi di Caltagirone nel 1888.
1876 - XIX (Giambattista Nicastro costruzione scala a due rampe accesso chiesa)
L’architetto Giambattista Nicastro durante l’attuazione del proprio "Piano dei miglioramenti della parte più pubblica della città di Caltagirone", messo in atto tra il 1864 ed il 1887, che mirava a livellare le irregolarità delle strade, posizionò davanti al prospetto della chiesa di San Domenico una scalinata a due rampe simmetriche. Tale opera era necessaria per raccordare il livello originario del portale d’accesso alla chiesa, con il livello inferiore stabilito dall’architetto, per eliminare una rilevante irregolarità della strada che rendeva difficoltoso il passaggio dei carri.
1888 - XIX (ordinanza vescovile chiusura chiesa)
La Chiesa ceduta al Vescovo, venne chiusa in quest'anno.
1963 - XX (nuovo pavimento in marmo sostituzione pavimento in ceramiche policrome)
Il pavimento in maioliche policrome ricco di ornamentazioni e vivacità di colori eseguito nel 1802 dal grande maestro caltagironese Ignazio Campoccia, venne sostituito con una pavimentazione marmorea. Una parte del pavimento trovò sistemazione presso il Museo Statale della Ceramica.
1982 - XX (lavori di restauro attuale chiesa)
La chiesa, per alcuni anni chiusa al culto perché pericolante e poi restaurata, nel 1982 fu assegnata dal Vescovo Carmelo Canzonieri all'associazione Amici della Musica, che la trasformò in auditorium.
Descrizione
La chiesa di San Domenico in Caltagirone è collocata lungo la strada di San Giorgio, un’antica arteria urbana che collega la chiesa omonima con il cuore del centro storico dove si affaccia il Palazzo comunale. Davanti alla chiesa di San Domenico la strada si allarga per formare una piazza rettangolare e raccordarsi tramite un piano inclinato con la prospiciente chiesa del SS.mo Salvatore. L'edificio venne completato dall’architetto Carlo Maria longobardi Savalza, Marchese di Schifaldi, agli albori dell’Ottocento; presenta una pianta ad aula rettangolare con abside e profonde nicchie incassate nella muratura; custodisce opere d’arte di grande pregio tra cui la statua marmorea della Madonna del Rosario di Antonino Gagini realizzata nel 1542 e dipinti di artisti locali quali i fratelli Vaccaro e Isidoro Boscari. La chiesa di San Domenico presenta una impostazione planimetrica della navata ad aula, ad impianto longitudinale, molto ampia, con terminazione absidale semicircolare e profonde cappelle laterali, disposte simmetricamente tre per lato. La facciata della chiesa di San Domenico è costituita da due ordini sovrapposti modellati secondo una lieve curvatura concava, tale composizione rivela il tema della colonna libera collocata nei punti di maggiore caratterizzazione del prospetto, in prossimità del portale d’accesso ed alle estremità della quinta d’affaccio. L’ordine architettonico soprastante è raccordato da una imponente trabeazione decorata con festoni in pietra bianca, e da piccole volute con puntale. La facciata è termiata da un frontone triangolare e da due campanili simmetrici costruiti nel 1838 su disegno dell’architetto Caltagironese Michele Fragapane. Le coperture a falda inclinata sono costituite da un sistema di capriate lignee che hanno il compito di sorreggere i sovrastanti arcarecci in legno, il tavolato ed il manto di copertura in tegole alla marsigliese.
aula
La chiesa di San Domenico presenta una impostazione planimetrica della navata ad aula rettangolare, ad impianto longitudinale, con terminazione absidale semicircolare e profonde cappelle laterali, disposte simmetricamente, tre per lato. La parte centrale della navata risulta marcata dal dipinto posto al centro dell' intradosso della volta e dalla maggiore profondità e articolazione architettonica delle cappelle centrali, rispetto alle vicine poste lateralmente meno profonde. All’ingresso della navata, in prossimità dell’intradosso del portale sono collocate due statue che rappresentano la povertà e l’obbedienza realizzate dal maestro Angelo Mirasole.
La zona presbiteriale risulta priva dell’altare maggiore, il grande abside custodisce nel fondale un organo a canne, ascrivibile alla prima metà del XIX secolo.
prospetto
La facciata della chiesa di San Domenico è costituita da due ordini sovrapposti modellati secondo una lieve curvatura concava, tale composizione rivela il tema della colonna libera collocata nei punti di maggiore caratterizzazione del prospetto, in prossimità del portale d’accesso ed alle estremità della quinta d’affaccio. L’ordine architettonico soprastante è raccordato da una imponente trabeazione decorata con festoni in pietra bianca, e da piccole volute con puntale; presenta una impostazione piana del fondale in pietra, costituito dalla sovrapposizione a sporgenze alternate di fasce che contrastano con la concavità sottostante. La facciata è terminata da un frontone triangolare e da due campanili simmetrici costruiti nel 1838 su disegno dell’architetto Caltagironese Michele Fragapane.
L’architetto che diresse i lavori di costruzione, il Marchese Carlo Maria Longobardi raccomandava per il primo ordine l’utilizzo della pietra arenaria specificandone le caratteristiche meccaniche e sottolineando che non doveva essere “ne della prima superficie né di quella … soggetta a spaccarsi colpita dal gelo”
Nel 1876 l’architetto Giambattista Nicastro posizionò davanti al prospetto della chiesa di San Domenico una scalinata a due rampe simmetriche, in attuazione del proprio "Piano dei miglioramenti della parte più pubblica della città di Caltagirone", messo in atto tra il 1864 ed il 1887, che mirava a livellare le irregolarità delle strade. Tale opera era necessaria per raccordare il livello originario del portale d’accesso alla chiesa, con il livello inferiore stabilito dall’architetto, per eliminare una rilevante irregolarità della strada che rendeva difficoltoso il passaggio dei carri.
cappelle laterali
Lato destro navata
Altare San Tommaso d’Acquino
Il primo altare collocato a destra della navata è dedicato al grande figlio dell’ordine domenicano San Tommaso d’Acquino. L’altare si eleva rispetto alla quota di calpestio della navata sopra due gradini in marmo rosso con venature. La mensa dell’altare è sostenuta da un paliotto formato da quattro piccole lesene e tre riquadri in marmi pregiati. La pala d’altare raffigura San Tommaso che scaccia le eresie, il dipinto venne commissionato al pittore caltagironese Isidoro Boscari tra il 1801 e il 1802.
Altare con Crocifisso
La sezione centrale del lato destro della navata, custodisce un altare in marmi mischi sulla cui sommità si colloca un crocifisso. La cappella in origine ospitava il dipinto di Santa Caterina da Siena, commissionato al pittore caltagironese Isidoro Boscari nel 1801-02, opera oggi andata perduta. Nella lunetta soprastante la trabeazione della cappella sono inserite due virtù.
Altare dedicato a San Martino da Porres
La pala d’altare è costituita da un quadro ad olio che raffigura San Martino in veste bianca e manto nero con le braccia allargate a indicare il cielo con la destra e sostenendo un libro con la sinistra, mentre gli viene presentato un infermo.
Lato sinistro navata
Altare di San Domenico e Santa Caterina da Siena
La pala d'altare, delimitata da una grande cornice in stucco, è una tela dei fratelli Vaccaro realizzata agli albori degli anni sessanta dell'Ottocento. Il dipinto raffigura l'Esaltazione del SS. Nome di Gesù tra San Domenico e Santa Caterina da Siena. S. Domenico con la tenuta dell'ordine domenicano costituita da un veste bianca e manto nero, in ginoccchio incide sul proprio cuore il nome di Gesù IHS.
Altare della Madonna del Rosario
Nella sezione centrale del lato sinistro della navata si trova la cappella dedicata alla Madonna del Rosario che custodisce la statua raffigurante la santa a cui è dedicata la chiesa, realizzata da Antonino Gagini nel 1542.
La cappella presenta un altare in marmi mischi, sopraelevato su due gradini di marmo rosso venato ed il paliotto ornato con piccole lesene e riquadri marmorei.
Il paliotto d’altare e i gradini della cappella vennero eseguiti nel 1807 dal marmoraro di origini catanesi Francesco Biondo. Per la costruzione della predella l’artista aveva utilizzato la pietra rossa di Taormina, mentre per il paliotto la pietra de’ Libici di Trapani. Tre anni dopo, nel 1810, gli verrà richiesto di sostituire la pietra di Taormina con quella rossa di Francia, inserendo nei margini una cornice di pietra de’ Libici e con la medesima impostazione realizzare un tabernacolo a forma di tempio.
Altare di San Vincenzo Ferrer
La capella ospita, come la simmetrica, collocata sul lato opposto della navata, un altare in marmi mischi che sostiene una pala d’altare. La tela ad olio raffigura San Vincenzo Ferrer, il quale in abito bianco e mantello nero, con la mano destra stringe un crocifisso e con la sinistra si appoggia su un libro sostenuto da un puttino sul quale è scritto: «Timete Deum et date illi honorem quia venit hora judici eius.»
coperture
Le coperture a falda inclinata sono costituite da un sistema di capriate lignee che hanno il compito di sorreggere i sovrastanti arcarecci in legno, il tavolato ed il manto di copertura in tegole alla marsigliese.
Adeguamento liturgico
altare - aggiunta arredo (1990)
L'altare di forma rettangolare è costituito da una struttura in legno rivestito da marmi policromi, esso è posto in posizione assiale.