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Caltagirone
Caltagirone
chiesa
rettoria
Maria SS. del Carmelo
Parrocchia di Maria Santissima del Monte
pianta; aula; oratorio; prospetti laterali; presbiterio; transetto; prospetto; convento
nessuno
1304 - 1456(fondazione antica chiesa); 1452 - 1682(ampliamento chiesa e ristrutturazione convento antica chiesa); 1543 - 1606(completamento Antica chiesa); 1606 - 1608(spesa donativo 400 onze Antica chiesa); 1606 - 1609(costruzione portale di Jarracca Antica chiesa completamento ); 1693 - 1693(distruzione causata dal sisma 1693 Antica chiesa); 1693 - 1723(completamento ricostruzione chiesa attuale); 1693 - 1838(ricostruzione e restauro convento chiesa attuale); 1770 - 1771(rinnovo apparato decorativo chiesa attuale); 1838 - 1878(interni chiesa attuale); 1841 - 1844(Riqualificazione coro costruzione organo chiesa attuale); 1866 - 1956(soppressione convento chiesa attuale); 1908 - 1908(danni terremoto 1908 chiesa attuale); 1936 - 1936(sostituzione antico pavimento in ceramica chiesa attuale); 1958 - 1961(ristrutturazione chiesa attuale); 1961 - XX(abside ed arredi chiesa attuale)
Chiesa di Maria Santissima del Carmelo
Tipologia e qualificazione chiesa rettoria
Denominazione Chiesa di Maria Santissima del Carmelo <Caltagirone>
Altre denominazioni Annunziata del Monte
Maria SS. del Carmine
Chiesa di Maria SS. del Carmine
Maria SS. del Carmelo
Autore (ruolo)
Jarracca, Vincenzo (portale in pietra)
Bongiovanni, Bernardino (stucchi e affreschi)
Lanzirotti, Carmelo (abside)
Battaglia, Santo (organo)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze siciliane (portale in pietra)
maestranze siciliane (stucchi e affreschi)
maestranze siciliane (abside)
maestranze siciliane (organo)
Notizie Storiche

1304 - 1456 (fondazione antica chiesa)

….Nobile ed antico, dice lo stesso (Pirro), il convento di S. Maria di Monte Carmelo, che afferma fondato l'Aprile, dove lievemente declina il suolo, al tempo dei padri suoi…Il primo convento carmelitano in Caltagirone, ed il 12° dell'ordine in Sicilia, che risulta fondato, secondo una relazione del 1650, conservata nell'arch. Gen. Carm., desunta dal "Re gesto dei conventi esistenti in Sicilia nel 1649, da 300 e più anni, o secondo altre fonti nel 1304, presso l'antica chiesetta di S. Maria delle Vergini, detta, poi, di S. Maria Annunziata di fuori, nel 1450 fu trasferito nell'ex monastero delle benedettine di S. Maria della Stella, e, poi, ancora una volta, nel 1456 in quell'altro dello stesso Ordine benedettino di S. Maria Annunziata del Monte.

1452 - 1682 (ampliamento chiesa e ristrutturazione convento antica chiesa)

Essendo stati distrutti o smarriti gli antichi Atti Capitolari, si ha notizia del convento calatino solo da quelli superstiti a partire dal 1452: «[ ... ] Quantum ad primores (sic): In conventu calategeroni ordinaverunt priorem matheum de cavico, quantum ad subpriores [ ... ] ordinaverunt subpriorem pelagium [ ... ] I carmelitani rinnovarono il monastero dell'Annunziata del Monte, trasformandolo in loro nuova dimora, ed ampliarono la chiesa, arricchendola di opere gaginesche e portandola a perfezione nel 1682. Infatti, come si rileva dal su citato "Regesto dei Conventi" risulta che nel 1650 il convento aveva la chiesa, incompleta, con 10 cappelle, 8 celle, 4 sacerdoti, 3 chierici e 2 laici.

1543 - 1606 (completamento Antica chiesa)

Il terremoto del 1542 aveva ostacolato il processo costruttivo della chiesa e del convento che procedeva lentamente, sostenuto dalle elemosine; nel 1543 vennero computate le somme necessarie per “completare la chiesa, farsi una cona, l’organo et un dormitorio”. Nel 1581 i giurati dell’Università di Caltagirone accolsero le suppliche dei frati e decisero di donare ai carmelitani 400 onze derivanti dagli introiti di tre anni di gabelle della Baronia di Camopietro. In attesa delle somme D.n Michele di Gravina Barone della Ganzaria e D.n Antonio Landolina Barone delli Maccari, fiduciari dei carmelitani e devoti al culto di Santa Maria del Carmelo, misero a disposizione le proprie capacità, per gestire l’impresa che i carmelitani avviarono nella necessità di disporre di un dignitoso convento, e per reperire e amministrare le somme necessarie, di cui gran parte derivanti da elemosine e lasciti dei fedeli.

1606 - 1608 (spesa donativo 400 onze Antica chiesa)

A partire dal settembre nel 1606, le 400 onze donate dal Senato di Caltagirone per la costruzione della Chiesa, vennero affidate ai deputati per la fabbrica, d.n Camillo di Gravina e d.n Giacomo Scalmato e spese ad opera di Bernardo Di Blasi, Ferrante Salvini e Jacobo Alfarello, per il completamento del nuovo edificio, per il tetto, per l’acquisto e la collocazione del pavimento e le porte della chiesa, per il piano antistante la chiesa.

1606 - 1609 (costruzione portale di Jarracca Antica chiesa completamento )

Maestranze autorevoli vennero coinvolte in questa fase come conferma la collaborazione di Vincenzo Jarracca della bottega di Domenico Gagini. Questi si trovava a Caltagirone per la costruzione dell’acquedotto Acquanuova, una importante opera di ingegneria idraulica che prevedeva la realizzazione di un canale idrico interrato lungo più di due chilometri che portava l’acqua dalla contrada Semini fino al piano di San Luigi. Vincenzo Jarracca si dedicò all’intaglio del portale di pietra della facciata della chiesa. Alla costruzione della chiesa parteciparono anche Mastro Bernardo Di Blasi “per la maestria per assettare lo frigio et lo cornichioni della chiesa”, Ferrante Salvini che eseguì gli intagli delle pietre nei cornicioni, Jacobo Alfarello che realizzò l’organo.

1693  (distruzione causata dal sisma 1693 Antica chiesa)

La chiesa del Carmine ed il convento vennero completamente distrutti dall'evento dell'11 gennaio del 1693; così come è descritto nel manoscritto del Dott. Boscarelli, vissuto in quegli anni, «li PP. Carmelitani patirono i soi disastri con l’abissarsi il cappillon della chiesa con molto fracasso nelle case di sotto e tutto il convento si fracassò».

1693 - 1723 (completamento ricostruzione chiesa attuale)

Secondo il Libro di fabrica del Convento di S. Maria del Carmine, custodito presso l’Archivio di Stato di Caltagirone nel Fondo “Corporazioni religiose soppresse”, i lavori di ricostruzione del complesso durarono circa trenta anni e si completarono intorno al 1723. Alla particolare attenzione rivolta alla costruzione dell’edificio di culto, non dovette corrispondere la stessa cura per la costruzione del convento che si doveva presentare molto più povero.

1693 - 1838 (ricostruzione e restauro convento chiesa attuale)

La chiesa, distrutta dal terremoto del 1693, fu ricostruita nel 1695 a spese del Comune, il cui stemma - lo scudo crociato - si vede scolpito sopra il portale della stessa. Il convento, restaurato dopo il terremoto del 1693, il 29 aprile 1703 alloggiò i padri capitolari, che elessero provinciale della S. Alberto il p. Andrea Morgana da Licodia, e, poi, il capitolo del 14 ottobre 1725 nel quale fu eletto il p. Francesco Arena da Milazzo. Sino al 1725 esso appartenne alla Provincia di S. Alberto, poi passò alla Congregazione Carmelitana riformata della Scala del Paradiso, che nel 1838 lo destinò «ad Collegium Philosophiae, Theologiae et Pulchrium Artium».

1770 - 1771 (rinnovo apparato decorativo chiesa attuale)

Tra il 1770-71 la chiesa, aveva bisogno di interventi di manutenzione ed aggiornamenti decorativi; l’edificio subì una radicale trasformazione. Delle quattro cappelle che si affacciavano su ogni lato della navata, due vennero chiuse (rispettivamente per ogni lato), gli stucchi dell’intera navata vennero rimodellati secondo i criteri di un più elegante ordine “corinto”. Venne restaurata ed abbellita la Macchinetta dell’altare maggiore, vennero riparati gli stucchi nell’intradosso della volta della navata, venne accordato l’organo e rifatto il pavimento con “mattoni di Valenza”; l’intradosso della grande volta venne decorata da Bernardino Bongiovanni con un dipinto raffigurante l’inconorazione della vergine; l’artista palermitano, nei riquadri lobati sottostanti, tinteggiò la Fede e la Carità e nei due pannelli rettangolari la Regina di Saba che consegna i doni al re Salomone e la Decollazione di Oloferne.

1838 - 1878 (interni chiesa attuale)

L'interno, a croce latina, è ad unica navata con la volta affrescata da Bernardino Bongiovanni, che vi raffigurò l'incoronazione della Vergine Maria, le figure bibbliche di Giuditta che taglia la testa ad Oloferne, della regina di Saba, che rende omaggio a Salomone e le virtù della fede e della carità; Le pareti laterali, poi, oltreché di stucchi, sono decorate di altari di marmo pregiato, ornati delle tele ad olio di S. Teresa di Gesù Bambino del 1928, dell'Annunziata di F. Vaccaro del 1878, commissionata dal rettore Vincenzo Cona; di S. Liborio vescovo; della Madonna del Carmelo che porge lo scapolare a S. Simone Stoch; di S. Spiridone (1825) di G. Vaccaro, e dell'antica statua di S. Elia d'ignoto autore d'epoca, e della Via Crucis (1866) di F. Vaccaro.

1841 - 1844 (Riqualificazione coro costruzione organo chiesa attuale)

Nel 1841, venne integralmente rinnovata la zona absidale della chiesa, venne rimodellato il coro, gli stalli, l’organo e le cappelle minori. L’intervento progettato dall’architetto Carmelo Lanzirotti di Catania venne promosso dal Priore Placido Cannilla. Per l’occasione arrivò da Messina il laico riformato di S. Francesco Frà Serafino, mastro e architetto. Venne costruito un nuovo organo a 13 registri realizzato dal Mastro Santo Battaglia (atti notaio Nicolo Montemagno giugno 1844).

1866 - 1956 (soppressione convento chiesa attuale)

A seguito della legge 7 luglio 1866, n. 3036, il convento fu soppresso ed adibito a sede delle scuole elementari. Con delibera del 26 ottobre 1956, il Comune retrocedette alcuni locali dell'ex convento da adibire ad uso di abitazione del rettore della chiesa.

1908  (danni terremoto 1908 chiesa attuale)

Il terremoto del 28 dicembre 1908 danneggiò la chiesa, in particolare la parte occidentale del transetto, il cui altare venne rovinato dal crollo della copertura. I restauri effettuati per intercessione di Pio X, furono ultimati nel 1910.

1936  (sostituzione antico pavimento in ceramica chiesa attuale)

Durante il rettorato del Can. Giuseppe Branciforti ( 1929-1941), il pavimento della chiesa in mattonelle di ceramica ormai logoro, venne sostituito con quello attuale in scaglie di marmo, tutta la chiesa venne ridipinta e gli stucchi restaurati. A ricordo venne incisa la seguente epigrafe: "Templum hoc vetustate fatiscens GuberniiMunicipii fidelimque munificentia integre renovatum Josepho Branciforte Rectore curam gerente A.D. III Ka. Oct. 1936 - sacris restitutum est Joanne BArgiggia Antistite"

1958 - 1961 (ristrutturazione chiesa attuale)

Accanto alla chiesa vi è un oratorio semipubblico, ove ha sede l'antica confraternita laicale sotto il titolo del Carmelo, istituita nel 1589. La chiesa, dichiarata monumento nazionale, nel 1958 fu restaurata e rinnovata in alcune sue strutture ad opera della Sopraintendenza ai Monumenti di Catania.

1961 - XX (abside ed arredi chiesa attuale)

L'abside, fu ristrutturato nel 1961, esso conserva l'antico altare maggiore di marmo, con artistico paliotto e tabernacolo, sormontato da una sopraelevazione lignea, che sorregge un'antica statua della Vergine del Carmelo, dorata a zecchino e argento. È degno di nota un sarcofago marmoreo con epigrafe, che ricorda il p. Placido Michele Cannilla (1771-1845), carmelitano, rettore e benemerito del convento calatino.
Descrizione

Il complesso architettonico dei Padri Carmelitani di Caltagirone occupa uno spazio dalle rilevanti dimensioni all’interno del tessuto urbano di Caltagirone, definito dalla Scala di S. Maria del Monte, che ne segna il confine occidentale, dalla via S. Isidoro che lo delimita a nord, dalla via Asilo infantile e dal Largo Carmine a sud, dalla Chiesa del Carmine ad est. Attualmente questo spazio è occupato dall’ex convento dei carmelitani -che oggi ospita le scuole elementari-, dalla Chiesa del Carmine, dall’oratorio, da pertinenze della chiesa. Gran parte di questi edifici sono molto rimaneggiati, e hanno perso le forme originarie e i loro antichi legami funzionali, tanto da risultare oggi come singole unità indipendenti le une dalle altre.
pianta
L’impostazione planimetrica della chiesa risente di una tardiva influenza controriformista e sembra seguire le regole stabilite dal Vignola per la Chiesa del Gesù a Roma: impostazione a croce latina, sviluppo longitudinale della navata, breve transetto, profonde cappelle laterali, copertura voltata, terminazione absidale.
aula
La chiesa presenta una pianta a croce latina ed aveva in origine quattro cappelle per lato; due delle quali per lato vennero chiuse per realizzarvi spazi accessori. La navata è coperta da una volta a botte con unghie, realizzata secondo gli schemi strutturali dell’epoca, maturati con l’esperienza degli eventi sismici,che prevedevano una orditura lignea a sostegno di una trama in canne e gesso, più leggera ed elastica (ma anche più economica) delle pesanti e pericolose volte in pietra. L’intradosso della volta è interamente decorato con stucchi di gusto tardo barocco; al centro è dipinta: L’incoronazione della vergine; tra le due vele delle finestre laterali sono dipinte due scene dell’antico testamento : Giuditta che taglia la testa a Oloferne e La regina di Saba che presenta doni al re Salomone; tali opere sono di Bernardino Bongiovanni, uno dei più importanti incisori della Palermo del XVIII secolo.
oratorio
Tra la Chiesa e il convento si trova l'Oratorio della Confraternita del Carmine, gruppo laicale fondato nel 1589. L'attuale oratorio occupa il piano terra, di un edifico a due elevazioni fuori terra, di pianta rettangolare allungata, adiacente alla chiesa. Presenta una notevole decorazione barocca in stucchi. La cappella è coperta da una volta a botte con affresco nella parte centrale dell'intradosso ed altri dipinti di ignoti autori.
prospetti laterali
Cappella di Santa Teresina Nella cappella di Santa Teresina di Gesù bambino, anticamente si trovava un altare in legno che aveva come pala un quadro ad olio raffigurante la vergine tra santi carmelitani, nel 1928 il rettore P. Marino, dopo aver fatto restaurare la cappella, la dedicò alla santina di Lisieu. In detta cappella venne ricostruito un altare in marmo che si trovava nella chiesa di San Gregorio oggi non più esistente. L’altare sopraelevato da due gradini ha un paliotto di marmi policromi con quattro colonnine di marmo bianco ornate di basi e capitelli , la nicchia centrale custodisce la statua di Santa Teresina. Tra la prima e la seconda cappella nella parete sono appesi tre dei quadretti ad olio della Via crucis dipinti dai fratelli Vaccaro. Cappella dell’Annunziata La cappella si presenta sopraelevata da un gradino di pietra pavimentata con piastrelle antiche di ceramica policroma, vi si trova un altare in marmi policromi di pregevole fattora ad ordini degradanti verso l’alto al cui centro si trova un tabernacolo. Sopra l’altare si trova un dipinto dei fratelli Vaccaro del 1878 raffigurante la Vergine inginocchiata al genuflessore su cui si trova un libro aperto a destra sopra una nuvola un angelo con veste bianca e manto rosso che nella mano sinistra tiene un giglio e con la destra indica lo Spirito Santo raffigurato dalla colomba in calce al quadro la scritta “proprietà del P.re Regg.te Vincenzo Cona 1878. Prima dell’arco maggiore della chiesa entro due cornici in stucco sulle parteti laterali si trovano due quadri ad olio quello a destra raffigura S. Liborio vescovo di G. L. quello a sinistra S. Simone Stoch. Cappella di Santo Spiridione La cappella è strutturta come le altre con un rialzo di un gradino pavimentato con piastrelle in ceramica policromaSopra l'altare si trova un quadro antico delimitato da una cornice arricchita da decorazioni negli angoli che raffigura il santo rivestito dell'abito carmelitano e ornato dalla croce abaziale nell'atto di resuscitare un morto indicando il cielo con la mano destra. Sopra l'ingresso si trova la cantoria ornata dallo stemma dell'ordine carmelitanosormontato da una corona. Cappella Sant'Elia Vi si trova un maestoso altare in marmi policromi costruito come quinta scenografica di architetttura barocca con colonne libere e trabeazione a serliana che definisce la nicchia che custodisce la statua del profeta Elia. Questi con la mano destra indica il cielo e con la sinistra stringe una ruota circondata da fiamme per indicare il carrocon il quale s'avviò verso l'alto. Tra le due cappelle sopracitate si trova il sarcofago in marmo di Padre Placido Michele Cannilacarmelitano, dove è possibile leggere un epitaffi oin latino che riporta la data del trapasso 20 giugno 1845 e dettagli della propria esistenza.
presbiterio
Il presbiterio si trova sopraelevato di quattro gradini rispetto al resto dell'aula ed è delimitato da una balaustra in marmi policromi dal profilo planimetrico mistilineo. Vi si trova l'altare maggiore in marmo, che rappresenta uno dei massimi punti di arrivo delle maestranze siciliane dedite alla lavorazione dei marmi sia per l'articolazione delle forme che per la sorprendente ricchezza dell'apparato decorativo, nonostante l'insieme risulti privo di numerose componenti a causa del crollo del catino absidale che si verificò nel 1957. L'altare è impostato come una facciata scenografica composta da diversi piani orizzontali degradanti verso l'alto. Risulta evidente l'assenza di alcuni elementi sostituiti da una alzata lignea che sorregge l'antica statua in legno della Vergine del Carmelo, dorata a zecchino e argento che tiene con il braccio destro l'abitino e con il sinistro il santo bambino. Il tabernacolo di marmi pregiati venne arricchito nel 1966 da un pregevole porticina in argento cesellato che raffigura la Vergine con Gesù Bambino che presenta l'eucaristia in basso S. Simone Stoch che riceve lo scapolare della madonna.
transetto
Transetto Il grande vano del transetto delinea in pianta un rettangolo dalla geometria piuttosto semplice, risulta delimitato nei lati minori da due altari simmetricamente uguali. Questi rappresentano una facciata scenografica d’architettura di stile neoclassico; sopra un basamento appena aggettante si eleva un ordine gigante ionico di colonne binate sostenenti una trabeazione, un timpano triangolare e un fastigio con retaggi tardo barocchi. L’insieme definisce lo spazio per la nicchia centrale. Il fastigio dell’altare di sinistra ricorda la munificenza di Papa Pio X nella ristrutturazione dell’abside e dell’altare distrutti dal terremoto del 1908 è riportata la scritta “D.O.M. haec absis et altare que recenti bus terremoti bus iam quassata ineunte anno MCMIX costruerant Pii munificentia restaurare fuere”. Sulla parete destra si trova un antico quadro in olio che raffigura La vergine tra i santi; in alto si intravede la SS Trinità, ai lati S. Gioacchino e Sant'Anna, S. Giuseppe, il Profeta Elia, S. Alberto, S. Teresa d'Avila e altri santi carmelitani.
prospetto
La chiesa del Carmine è dotata di una quinta d’affaccio sulla città dalle rilevanti qualità dimensionali. Le caratteristiche morfologiche sono improntate sulla tipologia west werk come le grandi cattedrali romaniche, con un apparato decorativo molto semplice limitato alle partiture dell’ordine architettonico e delle aperture. La facciata, che doveva quindi avere due campanili simmetrici, si presenta oggi incompleta con la sola torre di sinistra. I portali in pietra vennero intagliati nel 1608-09 da Vincenzo Jarracca della Bottega di Domenico Gagini, quello centrale è arricchito da un fastigio e dagli stemmi della città di Caltagirone e dell’Ordine carmelitano.
convento
La morfologia dell’ antico Convento costruito dai frati carmelitani, che purtroppo oggi sconosciamo, venne definitivamente cancellata per gli interventi messi in atto in seguito ai bombardamenti del 9-10 luglio del 1943, che si conclusero nel 1956. L’edificio già adibito a scuola elementare venne impostato con nuovi criteri igienici, con aule ampie e luminose e ambienti spaziosi per la refezione, interventi che cancellarono ulteriormente l’antica configurazione del convento. Venne sopraelevata la manica dell’edificio che si affaccia sulla via Asilo Infantile innalzandola di tre livelli e segnando profondamente lo skyline dell’intera Scala matrice e il volto della città. Il giardino preesistente all’interno della corte centrale dell’edificio venne definitivamente cancellato e diviso in due cortili pavimentati. La manica sud del convento venne innalzata di un piano, e costruito un imponente scalone in calcestruzzo, in prossimità dell’oratorio per la cui costruzione vennero demolite antiche pertinenze conventuali e probabilmente una consistente porzione del chiostro, di cui si conserva oggi una porzione di arcata inglobata nelle murature delle pertinenze dell’oratorio. Si delineò quindi un assetto molto differente da quello originario, l’antico isolato dei padri carmelitani venne sovrastato da un nuovo edificio, slegato dal contesto architettonico urbano. Lo stesso destino impietoso attendeva l’immediato contesto, così scomparvero negli anni la chiesa di S. Isidoro, che sorgeva lungo la via omonima, affacciandosi con un prospetto in maiolica sulla scala matrice, e la vicina chiesa di S. Onofrio.
Adeguamento liturgico

nessuno
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