|
Descrizione |
Il Duomo, denominato anche "Collegiata di San Cristoforo", sorge nel punto più alto del colle su cui si sviluppa il centro medievale di Barga. Circondato da un lato dal vasto prato detto l'Arringo, dove sorge il Palazzo Pretorio, residenza in passato del Potestà, e dall'altro dal giardino degli Avelli, l'edificio si affaccia su una terrazza panoramica che rappresenta un punto di osservazione privilegiato sul territorio della Valle del Serchio. Già esistente nel X secolo, la chiesa originaria era di modeste dimensioni e presentava un orientamento diverso rispetto all'attuale. Ampliato nel corso dei secoli, il Duomo oggi appare il risultato di continue modificazioni che ne hanno determinato nel tempo la singolarità e la complessità volumetrica. La facciata principale, rivestita in bozze di travertino asimmetriche, dette "Alberese di Barga", corrisponde al fianco destro della primitiva chiesa. Semplice e nudo, il prospetto rettangolare è spartito da una doppia serie di archetti pensili a tutto sesto, poggianti su mensole scolpite e su due ordini di lesene. In posizione asimmetrica, introdotto da sei gradini semicircolari in marmo, si apre il monumentale portale d'ingresso, architravato e archivoltato, ai lati del quale si inseriscono una porta di piccole dimensioni sul lato sinistro e l'impronta di un secondo accesso alla chiesa, oggi tamponato, sul lato opposto. Sotto il primo ordine di archetti, presso le estremità, si aprono due monofore di diverse dimensioni, mentre una bifora domina il centro del secondo ordine, leggermente disassata rispetto al portale principale. La parte anteriore della chiesa è costituita da un compatto avancorpo con tetto a spiovente, su cui si innesta il massiccio campanile. Al primo volume è collegato il grosso corpo della navata, di altezza inferiore al precedente, dotato di una copertura a capanna. Sulle pareti laterali, ornate da due ordini di archetti pensili, si aprono monofore disposte su due livelli. Il terzo volume, più elevato, corrispondente all'area del presbiterio, ha pareti esterne caratterizzate dal motivo ad archetti che corre lungo il profilo di gronda, intervallate da tre lunghe monofore per parte. La struttura termina col corpo successivo, che comprende la cappella absidale e le due laterali, a cui si lega il volume a pianta triangolare della sacrestia. Il campanile a base quadrangolare, impostato sul lato sinistro della facciata, risulta suddiviso in tre ordini da marcate cornici, caratterizzato da monofore, bifore e trifore e concluso da una terrazza merlata. Sul fianco sinistro della chiesa si apre un portale laterale, originariamente posto sulla facciata della primitiva chiesa, dotato di architrave scolpita. Tra il corpo della cappella sinistra e quello della sacrestia si erge un piccolo campanile a vela a due luci, dotato di due piccole campane. All'interno, la chiesa è suddivisa in tre navate scandite da due serie di archi a tutto sesto, poggianti su pilastri. La parte anteriore funge da ingresso ed ospita nella navata sinistra il volume della torre campanaria. L'area presbiteriale, rialzata rispetto al resto dell'aula, è delimitata da un recinto marmoreo che sporge verso la navata centrale, creando lo spazio un tempo riservato agli stalli dei canonici. La scarsella absidale è affiancata da due cappelle laterali, dedicate alla Madonna del Molino e al Santissimo Sacramento. La parete di fondo della cappella centrale ospita una grande nicchia con la statua del santo patrono e la porta che conduce nel vano retrostante utilizzato come sacrestia.
Struttura |
Muratura portante mista, costituita da conci in pietra e da materiale sciolto lapideo. |
Pianta |
La chiesa si presenta a schema basilicale, suddivisa in tre navate da due file di archi a tutto sesto poggianti su pilastri. Il presbiterio, rialzato di alcuni gradini rispetto all'aula, è separato da questa mediante un recinto marmoreo. Sul lato destro di quest'ultimo, si erge il pulpito attribuito alla bottega di Guido Bigarelli. Al centro si apre la scarsella absidale, affiancata da due cappelle laterali disposte in testa alle navate laterali. Da una porta posta al culmine dell’abside si accede ad un vano di forma triangolare adibito a sacrestia. A partire dal lato sinistro della controfacciata, la prima parte della navata è occupata dal volume della torre campanaria. |
Coperture |
La prima parte della navata centrale, a partire dalla controfacciata, è costituita da una copertura in struttura lignea, sorretta da quattro mezze capriate disposte in senso longitudinale rispetto allo sviluppo della chiesa. La parte centrale della navata principale, presenta una copertura formata da cinque capriate lignee disposte in senso trasversale. Le navate laterali presentano una copertura sorretta da cinque mezze capriate, sempre disposte in senso trasversale. La parte centrale del presbiterio e quelle laterali sono coperte da una struttura lignea, retta rispettivamente da quattro capriate e da quattro mezze capriate. L'abside è coperto da una volta a crociera completamente intonacata, mentre le cappelle laterali adiacenti sono dotate di volte a vela intonacate. La sacrestia, ripartita su due livelli, presenta al piano terra una copertura piana in laterocemento e, al piano superiore, una copertura a falda inclinata in struttura lignea, costituita da travi principali e travicelli. Il manto di copertura è costituito da coppi in laterizio. |
Pavimenti e pavimentazioni |
La pavimentazione della chiesa è costituita da lastre di conchigliato rosso di Filettole di forma irregolare. Il piano terra della sacrestia presenta una pavimentazione in cotto con elementi di forma rettangolare, mentre il piano superiore è dotato di una pavimentazione in cotto con piastrelle quadrangolari. |
Facciata |
La facciata rettangolare, rivestita da blocchi ben squadrati di pietra Alberese provenienti dalle cave di Barga, è decorata da due ordini sovrapposti di archetti pensili, collegati da esili lesene e poggianti su peducci scolpiti con forme animali e antropomorfe. Il prospetto principale, costruito intorno al XII secolo, corrisponde al fianco destro della chiesa originaria. Al centro, si apre il grande portale d'ingresso, introdotto da una breve scalinata a profilo semicircolare. Due colonne laterali, sormontate da due sculture leonine, delimitano il portale archivoltato, caratterizzato da una ghiera scolpita a caulicoli e da un architrave con altorilievo raffigurante una scena vendemmiale, opera del XII secolo attribuita a Biduino. Alla stessa mano appartiene con probabilità l'architrave presente sul portone aperto nel fianco sinistro della chiesa, raffigurante il miracolo di San Nicola. Sullo stipite destro del portale principale si inserisce un'iscrizione apotropaica del secolo VIII, costituita da una sequenza di segni alfabetici alternati a simboli cristiani che si ripete tre volte. L'incisione, rinvenuta anche nel territorio pisano oltre che lucchese, è stata letta come invocazione a San Michele, MIHILI nella variante longobarda. |
Elementi decorativi |
Internamente, la chiesa si presenta suddivisa in tre navate da due serie di archi a tutto sesto, poggianti su agili pilastri. Il primo vano della chiesa, quello più antico, ha funzione di ingresso ed ospita nella navata sinistra il volume del campanile. Nella navata opposta è collocato il fonte battesimale a vasca esagonale, attribuito alla bottega di Guido Bigarelli ed eseguito nel XIII secolo in marmo intarsiato. Addossata al primo pilastro del lato destro, si trova un'acquasantiera duecentesca, opera anch'essa della bottega comasca: la coppa in marmo bianco è decorata da due volti maschili scolpiti presso l'orlo, mentre il fusto a base quadrata, liscio e svasato, è eseguito in marmo rosso. Lo stesso pilastro è decorato da un frammento di affresco del XIV secolo raffigurante Santa Lucia. Sul lato sinistro, vicino al secondo pilastro, trova posto un'acquasantiera a colonna in marmo bianco scolpito e inciso, rimaneggiata nel 1586. Lungo le pareti laterali, le sei lunghe monofore trecentesche sono decorate da moderne vetrate policrome raffiguranti i quattro Evangelisti e i santi Pietro e Cristoforo, mentre le restanti finestre sono chiuse con lastre di alabastro egiziano. |
Pulpito |
Il pulpito viene tradizionalmente attribuito all'opera di Guido Bigarelli da Como e datato intorno alla seconda metà del XIII secolo. Senza documenti d'archivio o riferimenti epigrafici, l'attribuzione è stata formulata sulla base della vicinanza stilistica ed esecutiva con il pulpito di San Bartolomeo in Pantano a Pistoia, firmato dal maestro. La cassa quadrangolare, realizzata in marmo bianco scolpito e intarsiato, è sostenuta da quattro colonne in marmo rosso, complete di capitelli figurati: le due anteriori poggiano su leoni stilofori eseguiti nell'atto di aggredire un drago e una figura umana; la terza poggia su un piccolo talamone, rappresentato da un anziano barbuto che sorregge sulla schiena il peso della colonna, mentre la quarta presenta una semplice base in marmo. I tre pannelli marmorei che compongono la cassa sono caratterizzati da una ricca iconografia: quello rivolto verso la navata destra presenta una serie di sei archetti a ogiva sorretti da altrettante colonnine, ed ospita sotto il terzo arco la figura intera di San Giovanni, rappresentato con folta barba e rotolo nella mano destra. Il pannello rivolto verso la navata centrale è diviso in due scene principali: a destra, l'Annunciazione e, a sinistra, la Natività di Gesù a cui si aggiunge, nell'angolo, il lavaggio da parte delle due levatrici. Il pannello rivolto verso la navata sinistra, il principale, è dotato di due leggii, uno solenne per l'annuncio del Vangelo e uno più piccolo per l'Epistola, ed accoglie la rappresentazione dell'Adorazione dei magi. |
Presbiterio |
Il presbiterio, rialzato rispetto al resto dell'aula, è delimitato da plutei marmorei intarsiati, realizzati nel XIII secolo dalla bottega di Guido Bigarelli. Il recinto descrive l'area adibita ai canonici della colleggiata. All'interno, era sistemato il coro datato 1670, realizzato in legno di castagno. Alle sue spalle, collocato su quattro gradoni, trova posto l'Altare maggiore, costruito dalla ditta pietrasantina di Ferdinando Palla negli anni Trenta del Novecento. |
Abside |
La cappella centrale ospita l'organo a canne e gli stalli del coro ligneo che si dispongono lungo il perimetro. Al centro della parete di fondo, nel 1802, è stata costruita una grande nicchia per accogliere la monumentale statua di San Cristoforo, alta 3,5 metri e realizzata in legno scolpito e dipinto intorno all'anno Mille. Durante i terremoti del 1908 e del 1920, la scultura subì danni consistenti che furono riparati con un intervento condotto tra il 1937-1939, dal Professor Averardo Lumini sotto la supervisione della Soprintendenza di Pisa. |
Cappelle laterali |
La cappella laterale destra è caratterizzata da un altare in marmo bianco e rosso, dono del signor Antonio da Prato, realizzato dalla ditta di Ferdinando Palla nel 1939. Sui gradini dell'altare, dedicato al Santissimo Sacramento, trova posto una grande pala robbiana allo stato di cotto, raffigurante la Vergine in trono tra i santi Sebastiano e Rocco. Sulla parete sinistra è inserito un tabernacolo in terracotta invetriata, attribuito allo stesso Luca Della Robbia, probabilmente proveniente dal Convento di Sant'Elisabetta. Di fronte, è collocato un bassorilievo della Madonna in preghiera davanti a Gesù bambino, rimaneggiato nel XX secolo. |
Cappelle laterali |
La cappella laterale sinistra, dedicata alla Madonna del Molino, ospita un fastoso altare seicentesco in legno intagliato, dipinto e dorato, opera dei maestri barghigiani Colognori. Al centro del dossale è esposto il dipinto su tavola raffigurante i santi Giuseppe, Rocco e Arsenio con sfondo su barga cinquescentesca, eseguito nel 1523-24 come ringraziamento per lo scampato pericolo di pestilenza. In alto, incastonato al centro della tavola, è inserita una copia della piccola icona trecentesca della Madonna del Molino, ritrovata nel 1512 presso il molino dell'opera di San Cristofano al tempo del pievano Iacopo Manni (1490 al 1537). Sulla parte destra della cappella campeggia la croce dipinta attribuita al Maestro di Barga e riconducibile alla seconda metà del XV secolo. Nelle terminazioni polilobate sono raffigurati la Vergine, San Giovanni e il Redentore, seguito dall'immagine del Pellicano. I bracci della croce sono condotti a fondo oro, incisi e punzonati, in modo da creare un motivo decorativo a losanghe. Nel 1912, l'opera fu sottoposta a restauro, affidato al pittore Manetti su incarico della Soprintendenza. Poco prima della Seconda guerra mondiale e subito dopo il conflitto, l'opera fu sottoposta a ulteriori interventi. A seguito della mostra Sumptuosa tabula picta, fu effettuato un nuovo restauro tra il 1997 e il 1998 ad opera dello Studiolo di Lucca. |
|
|