chiese italiane
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beni culturali della Chiesa cattolica
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restauro
adeguamento liturgico
Grammichele
Caltagirone
chiesa
parrocchiale
Maria SS. Addolorata
Parrocchia di Maria Santissima Addolorata
aula; prospetto; presbiterio; coperture
altare - aggiunta arredo (1970); ambone - aggiunta arredo (1970)
1693 - XVII(distruzione integrale antica chiesa); 1717 - XVIII(mandato di pagamento attuale chiesa); 1792 - XVIII(eremo chiesa e convento); 1828 - XIX(cessione alla Diocesi chiesa e convento); 1850 - XIX(inchiesta regolari di Sicilia chiesa e convento); 1866 - XIX(leggi 1866incameramento al Demanio del Comune chiesa e convento); 1868 - XIX(caserma Corpo dei Carabinieri convento); 1878 - XIX(scuole elementari convento); 1928 - XX(lavori di sistemazioni interne chiesa); 1929 - XX(consacrazione chiesa chiesa); 1960 - XX(Istituto Regionale d’arte convento); 1970 - XX(bolla erezione parrocchia chiesa); 1991 - XX(cappella Annunziata chiesa); 2008 - XXI(lavori di sistemazioni interne chiesa )
Chiesa di Maria Santissima Addolorata
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di Maria Santissima Addolorata <Grammichele>
Altre denominazioni Chiesa del Calvario
Ex Convento dei Cappuccini
Santa Maria Addolorata
Chiesa di Maria SS. Addolorata
Maria SS. Addolorata
Ambito culturale (ruolo)
maestranze siciliane (costruzione chiesa)
Notizie Storiche

1693 - XVII (distruzione integrale antica chiesa)

Il terremoto del gennaio del 1693 distrusse integralmente la vecchia Chiesa del Calvario in Occhiolà.

1717 - XVIII (mandato di pagamento attuale chiesa)

La costruzione della chiesa del Calvario si concretizzò nella nuova città di Grammichele grazie al contributo dei suoi amministratori, che il 9 novembre del 1717, emisero un mandato di pagamento di 25 onze, in favore dell’eremita Frà Ignazio Magu, per la costruzione del «dammuso» ovvero della volta della chiesa. Il nuovo sito scelto per edificare il sacro edificio era costituito dalla collina più elevata posta ad est della città nuova.

1792 - XVIII (eremo chiesa e convento)

Il nuovo eremo, di modeste dimensioni, era gestito da soli due monaci che si ridussero nel 1792 ad un solo giovane religioso, secondo quanto descrive il Magnano nella sua opera inerente l’eremitismo irregolare nella Diocesi di Siracusa.

1828 - XIX (cessione alla Diocesi chiesa e convento)

Secondo la descrizione di P. Samuele da Chiaramonte, contenute nella sua opera inerente la storia dei Frati Minori Cappuccini nella provincia di Siracusa: nel 1828 l’eremo subì una radicale trasformazione e venne affidato ai padri Cappuccini di San Francesco d’Assisi: «Se ne prese possesso l’8 dicembre: vi fu per molti anni superiore il P. Domenico di Palazzolo, uomo zelante e laborioso, quantunque di non molta istruzione, che in un luogo molto scomodo mantenne lo spirito della regolare osservanza, della pace e della ospitalità, potè dar principio e proseguire, sino allo stato in cui si trovava al tempo della soppressione, il grazioso convento. La chiesa intitolata a Maria SS.ma Addolorata fu ceduta dal vescovo di Caltagirone mons. Trigona. Un tempo vi era la confraternita dell’Addolorata.» L’eremo, che godeva di scarse rendite venne dotato da Caterina Branciforti, Principessa di Butera, di una rendita derivante da due salme di terra di cui oggi rimane solo il cortile della chiesa.

1850 - XIX (inchiesta regolari di Sicilia chiesa e convento)

Dall’inchiesta voluta da papa Pio IX nel 1850 sui religiosi regolari in Sicilia, risulta evidente la universale stima goduta dai frati Cappuccini di Grammichele: nel 1851 il convento ospitava stabilmente su 10 posti disponibili, ben 8 religiosi, di cui 3 nativi di Grammichele, 5 padri, tre frati. Il vescovo della Diocesi di Caltagirone mons. Benedetto Denti, così descriveva la condizione del convento: «Vi è l’osservanza regolare con vita comune, il fabbricato della Chiesa e del Convento è in ottimo stato perché da recente fabbricato. Il convento è utilissimo agli abitanti, mentre quei padri si prestano alle Confessioni e alla predicazione con sommo zelo ed edificazione.»

1866 - XIX (leggi 1866incameramento al Demanio del Comune chiesa e convento)

Le proprietà dei Frati Cappuccini in seguito alle leggi del 1866 vennero incamerate dal Demanio del Comune.

1868 - XIX (caserma Corpo dei Carabinieri convento)

Con delibera del 13 aprile il Comune cedette alla Provincia i beni dei Frati cappuccini, per adibirli a caserma dei Carabinieri, destinando a carcere i locali utilizzati come refettori dai frati.

1878 - XIX (scuole elementari convento)

Il Ministero di Grazia e Giustizia cedette al Comune i beni immobili dei frati Cappuccini per utilizzarli come scuole elementari maschili, l’utilizzo dell’immobile rimase tale fino alla costruzione delle nuove scuole elementari del Comune di Grammichele.

1928 - XX (lavori di sistemazioni interne chiesa)

La chiesa, rimasta in stato di abbandono dal 1866, venne ridipinta e pavimentata dal nuovo rettore sac. Salvatore Failla da Scordia che ravvivò inoltre la celebrazione dei riti liturgici.

1929 - XX (consacrazione chiesa chiesa)

Il vescovo di Caltagirone il 21 novembre con un’ ampia partecipazione popolare consacrava la chiesa, alle cui attività ecclesiali si erano aggregati numerosi fedeli, come testimonia la lapide che venne posata per l’occasione riportante la dicitura «Joannes Bargiggia Episcopus consacravit die 21 nov. MXMXXIX»

1960 - XX (Istituto Regionale d’arte convento)

I locali dell’antico convento vennero parzialmente ristrutturati e utilizzati come sede della scuola regionale d’Arte, poi Istituto Regionale d’arte R. Libertini con annessa scuola media e laboratori di ceramica, ebanisteria e laboratori di lavorazione dei tessuti.

1970 - XX (bolla erezione parrocchia chiesa)

Con bolla del 22 maggio 1970 il vescovo di Caltagirone mons Carmelo Canzonieri decretò l’elevazione della chiesa alla dignità parrocchiale, affidandone la responsabilità al rettore don Giuseppe Paolo Altamore.

1991 - XX (cappella Annunziata chiesa)

Nella cappella dell’Annunziata vennero sostituite le vecchie statue in cartapesta vetuste e degradate con quelle attualmente visibili, realizzate dalla ditta Stufflesser di Ortisei.

2008 - XXI (lavori di sistemazioni interne chiesa )

La chiesa ha subito lavori di manutenzione ordinaria ed è stata ridipinta; durante i lavori sono emerse antiche configurazioni cromatiche e particolari dimenticati.
Descrizione

L'attuale chiesa ricostruita dopo il terremoto del 1963, occupa una posizione periferica rispetto al nuovo centro esagonale, essa è posta all’estremità orientale del suo asse est-ovest. Il complesso architettonico di Maria SS.ma Addolorata è costituito dalla chiesa e dal vecchio convento, attorno al cui cortile ruotano alcune pertinenze. Tali edifici si affacciano con un prospetto piuttosto unitario, la cui posizione è leggermente sopraelevata da una gradonata a tre rampe, sulla Piazza Vincenzo Morello, posta nella parte terminale del Corso Roma. La chiesa presenta una impostazione planimetrica ad aula rettangolare allungata con terminazione absidale semicircolare, preceduta da uno pseudo transetto dalle dimensioni piuttosto ridotte dei bracci, che si collega alla navata con un grande arco a tutto sesto. Il breve transetto è coperto da una calotta. La navata è coperta da una volta a botte con unghie di raccordo ai finestroni laterali posti sul registro superiore dell’ordine architettonico che segna i prospetti interni perimetrali dei lati maggiori della navata. Il prospetto della chiesa risulta suddiviso in due registri sovrapposti verticalmente, di cui quello inferiore è segnato dalle proporzioni dell’ordine gigante binato di stile dorico che aggetta lievemente con i propri elementi realizzati in pietra intagliata, che definiscono campiture libere rifinite ad intonaco. La facciata è segnata da una rilevante trabeazione sopra cui si colloca l’ordine superiore, definito dalla presenza di elementi proporzionati dall’ordine ionico costituiti da due lesene contenenti un’arcata a tutto sesto per lato. Il prospetto è terminato da un frontone sommitale costituito da volute che sostengono un pilastrino sul quale è collocata una croce in ferro. Le coperture sono a falde inclinate, con rigiro in corrispondenza del catino absidale, la struttura è costituita da un sistema di capriate ed arcarecci in legno, sovrapposte dal tavolato e dal soprastante manto di copertura in coppi alla siciliana.
aula
la chiesa presenta una impostazione planimetrica ad aula rettangolare allungata con terminazione absidale semicircolare, preceduta da uno pseudo transetto dalle dimensioni piuttosto ridotte dei bracci, che si collega alla navata con un grande arco a tutto sesto. Il breve transetto è coperto da una calotta. La navata è coperta da una volta a botte con unghie di raccordo ai finestroni laterali posti sul registro superiore dell’ordine architettonico che segna i prospetti interni perimetrali dei lati maggiori della navata; questi sono suddivisi da paraste in lieve aggetto, di colore giallo ocra, in tre sezioni per lato, al cui interno si collocano altrettante arcate a tutto sesto, di cui le due prossime al presbiterio contengono delle profonde nicchie. Nella parte interna del prospetto principale è collocata la cantoria sostenuta da una volta in cui è raffigurato San Francesco d’Assisi. Il dipinto venne realizzato nel 1928 dal pittore Raffaele Libertini come riporta una iscrizione posta accanto leggermente abrasa. La cantoria presenta una gelosia in ferro ascrivibile al periodo in cui l’edificio era abitato dai frati Cappuccini. L’intradosso della volta è decorato da tre dipinti dentro cornici mistilinee: quello posto in prossimità dell’ingresso raffigura l’estasi di San Francesco; quello centrale raffigura la Madonna col bambino e Sant’Anna e San Giovannino; quello posto in prossimità del presbiterio raffigura la deposizione di Cristo. All’artista si devono anche le altre opere dipinte nell’intradosso della volta della navata e del presbiterio. L’artista diede vita nel 1909 alla scuola serale di disegno e plastica divenuta in seguito nel 1954 Scuola regionale d’arte e nel 1964 l’istituto gli venne intitolato. Entrando sulla destra è situata una lapide marmorea che ricorda la sepoltura di Giovanni Giuseppe F. Gianformaggio benefattore della chiesa e sostenitore dei Cappuccini. Procedendo verso l’altare si trova la cappella dedicata a Sant’Antonio da Padova in cui è collocata la statua del santo, opera di uno scultore vicentino del Novecento. La seconda cappella custodisce una tela attribuita ai fratelli Giuseppe e Francesco Vaccaro da Caltagirone ascrivibile alla seconda metà dell’Ottocento, che raffigura San Francesco mentre intercede presso la Madonna per le anime del Purgatorio. In prossimità dell’ingresso sul lato sinistro è collocata la fonte battesimale in marmo. Di seguito, dentro una nicchia chiusa, si colloca il piccolo presepe in pietra lavica. Procedendo verso l’altare, nella prima cappella a sinistra si colloca l’urna con la statua in legno del Cristo morto le cui spoglie rimangono sempre ben visibili; sopra vi si colloca il gruppo scultoreo che raffigura l’Annunciazione. La seconda cappella custodisce sopra l’altare la statua del Sacro cuore di Gesù, opera in legno scolpita nel 1964 dall’artista Stetler della Val Gardena.
prospetto
Il complesso architettonico di Maria SS.ma Addolorata prospetta sulla Piazza Vincenzo Morello con una quinta d’affaccio il cui filo planimetrico unitario, segnando il perimetro orientale della piazza, sottolinea i caratteri unitari delle facciate della chiesa e del convento, costituiti entrambi da una superficie piana ad impianto retto e squadrato, la cui posizione è leggermente sopraelevata da una gradonata a tre rampe. Il prospetto della chiesa risulta suddiviso in due registri sovrapposti verticalmente, di cui quello inferiore è segnato dalle proporzioni dell’ordine gigante binato di stile dorico che aggetta lievemente con i propri elementi realizzati in pietra intagliata, che definiscono campiture libere rifinite ad intonaco. La facciata è segnata da una rilevante trabeazione sopra cui si colloca l’ordine superiore, definito dalla presenza di elementi proporzionati dall’ordine ionico costituiti da due lesene contenenti un’arcata a tutto sesto per lato . Il prospetto è terminato da un frontone sommitale costituito da volute che sostengono un pilastrino sul quale è collocata una croce in ferro.
presbiterio
La zona presbiteriale è definita da un breve transetto che segue il profilo planimetrico della navata, a cui si connette tramite un’arcata a tutto sesto. Sulle pareti laterali di questo spazio si collocano delle cornici mistilinee lievemente in aggetto contenenti dipinti che raffigurano i simboli eucaristici, l’ambiente è coperto da una calotta nel cui intradosso è collocato un dipinto inscritto in una cornice mistilinea che raffigura Gesù nell’orto del Getsemani, realizzato dal pittore Raffaele Libertini; l’altare conciliare in ferro battuto e legno è posto al centro del transetto. Un’arcata a tutto sesto, la cui chiave di volta è decorata da un cartiglio in cui è esposta la scritta in latino «Velut mare contritio tua», connette il transetto all’abside. La parete di fondo dell’abside è occupata dall’altare maggiore realizzato in marmi policromi, composto da due registri sovrapposti contenenti mensa e tabernacolo che costituiscono il basamento della grande macchina scenografica che espone la grande pala d’altare tra colonne libere sormontate da un timpano triangolare spezzato al cui centro si colloca un fastigio. La pala d’altare raffigura la deposizione del Cristo dalla croce.
coperture
Le coperture sono a falde inclinate, la struttura è costituita da un sistema di capriate ed arcarecci in legno, sovrapposte dal tavolato e dal soprastante manto di copertura in coppi alla siciliana.
Adeguamento liturgico

altare - aggiunta arredo (1970)
L'altare di forma rettangolare è stato realizzato in ferro battuto, la mensa è costituita da una lastra di vetro poggiata sulla sottostante struttura, è posizionato in posizione assiale sia rispetto l'aula che il presbiterio.
ambone - aggiunta arredo (1970)
L'ambone di forma rettangolare è stato realizzato in ferro battuto, è posizionato sul lato sinistro del presbiterio, guardando dall'aula.
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