chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Roma Roma chiesa rettoria S. Maria in Montesanto Parrocchia di Santa Maria del Popolo Impianto strutturale; Coperture; Facciata; Pianta; Pavimenti e pavimentazioni; Presbiterio; Elementi decorativi; Campanile presbiterio - aggiunta arredo (2010) II a.C. - III d.C.(preesistenze carattere generale); XVI - XVI(proprietà carattere generale); XVI - XVII(sistemazione urbanistica carattere generale); 1661 - 1661(progetto carattere generale); 1662 - 1667(inizio lavori intero bene); 1671 - 1679(completamento intero bene); 1758 - 1761(costruzione campanile); 1825 - 1825(restauro cupola); 1970 - 1970(consolidamento intero bene); 2012 - 2014(restauro intero bene)
Chiesa di Santa Maria in Montesanto
Tipologia e qualificazione
chiesa rettoria
Denominazione
Chiesa di Santa Maria in Montesanto <Roma>
Altre denominazioni
S. Maria in Montesanto
Autore (ruolo)
Rainaldi, Carlo (progettista)
Fontana, Carlo (progettista)
Bernini, Gian Lorenzo (progettista)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze romane (costruzione chiesa)
Notizie Storiche
II a.C. - III d.C. (preesistenze carattere generale)
In epoca imperiale, l’area corrispondente a Piazza del Popolo apparteneva al settore settentrionale di Campo Marzio. Da questa zona, considerata il principale accesso a Roma per chi veniva da nord, si dipartiva una delle principali strade consolari dell’Urbe, la via Lata-Flaminia (attuale via del Corso), che univa da nord a sud la Porta Flaminia con il Campidoglio. Ai lati della via Lata, in posizione simmetrica, vi erano due piramidi, i cui basamenti, riportati da Rodolfo Lanciani nella sua Forma Urbis Romae (1893-1901), furono rinvenuti sotto le chiese di Santa Maria in Montesanto e Santa Maria dei Miracoli negli scavi del 1874.
XVI (proprietà carattere generale)
La chiesa deve il suo nome ad una piccola cappella, Santa Maria Regina Coeli in Montesanto che apparteneva, fin dal 1640, all'Ordine Carmelitano della provincia di Monte Santo in Sicilia. Dalle antiche guide di Roma sappiamo che la cappella con l'annesso convento sorgeva sull’attuale via del Babuino, e aveva tre altari: l’altare maggiore con un dipinto raffigurante la Vergine di
Montesanto (XVI secolo), gli altari laterali dedicati a S. Maria Maddalena
de’ Pazzi e a S. Filippo Neri.
XVI - XVII (sistemazione urbanistica carattere generale)
Nel Cinquecento, con l’apertura delle strade che costituiscono il cosiddetto
“Tridente” (via del Corso, via di Ripetta e via del Babuino), cominciò a profilarsi l’idea della sistemazione di un’eventuale piazza. Alla fine del XVI secolo, come appare dalla pianta di Roma di Antonio Tempesta
(1593) e da quella successiva di Giovanni Maggi (1625), piazza del Popolo cominciava ad essere ben delineata, con l’obelisco al centro, l’antica porta a nord, la chiesa di Santa Maria del Popolo col convento, il tridente viario e gruppi di case verso il Tevere.
1661 (progetto carattere generale)
La definitiva sistemazione della piazza fu voluta da papa Alessandro VII Chigi (1655-1667), che pensò alla costruzione di due chiese simmetriche, come fondale della piazza, negli spazi situati alla convergenza di via del Corso con via del Babuino e con via di Ripetta. Alla fine del 1661 il progetto fu affidato all’architetto Carlo Rainaldi (1611-1691).
1662 - 1667 (inizio lavori intero bene)
I lavori alla chiesa di Santa Maria in Montesanto iniziarono nel 1662 sotto la
direzione di Rainaldi e del suo assistente Carlo Fontana (1638-1714); il 15 luglio fu posta la prima pietra benedetta da monsignor Girolamo Gastaldi. La costruzione, interrotta nel 1667 a causa della morte del pontefice Alessandro VII e alla mancanzadi finanziamenti.
1671 - 1679 (completamento intero bene)
I Lavori ripresero nel 1671, sotto la supervisione di Gian Lorenzo Bernini
(1598-1680) e la collaborazione di Carlo Fontana. I lavori, eseguiti con il
finanziamento di Girolamo Gastaldi, divenuto cardinale nel 1673, terminarono
nell’anno giubilare 1675, come risulta dall’iscrizione dedicatoria situata all’interno della chiesa sulla porta d’ingresso. Tuttavia, come riferiscono i documenti, le decorazioni dell’interno furono portate a compimento solo nel 1679.
1758 - 1761 (costruzione campanile)
Il campanile, che sorge sul fianco destro della chiesa, venne realizzato tra il 1758 e il 1761 sul disegno del marchese Girolamo Theodoli, sotto la cura dall’architetto Pietro Torelli.
1825 (restauro cupola)
Nel 1825 papa Leone XII (1823-1829) assegnò il titolo di Basilica Minore alla chiesa, trasferendovi il Capitolo di Santa Lucia della Tinta, e la chiesa fu
tolta ai Carmelitani. Lo stesso pontefice fece restaurare l’intero edificio e provvide a far ricoprire la cupola di scaglie di lavagna.
1970 (consolidamento intero bene)
Negli anni Settanta l'edificio presentava problemi di dissesto, dovuti dall’alterazione subita dal terreno per i fenomeni di assestamento e per le sollecitazioni provocate dal traffico. Si procedette ad effettuare interventi di consolidamento con una sottofondazione di “pali radice”, realizzati lungo tutto il perimetro esterno ed interno dell’edificio.
2012 - 2014 (restauro intero bene)
Intervento di consolidamento e restauro della cupola e della copertura del pronao con il rifacimento dell’impianto di smaltimento delle acque meteoriche; revisione degli infissi in ferro della lanterna; restauro complessivo del pronao; restauro dei portoni in legno di ingresso alla chiesa.
Descrizione
Chiesa ad impianto ellittico, con l’asse maggiore perpendicolare alla facciata, coperta da una cupola dodecagonale impostata su un cornicione interrotto solo in corrispondenza dell’ingresso e del presbiterio. L’interno è scandito da paraste corinzie, che inquadrano sei cappelle laterali (tre per parte lungo l’asse maggiore), il profondo presbiterio e quattro anditi, due dei quali fiancheggiano l’ingresso e, gli altri due, il presbiterio, che si concludono nella parte superiore con coretti con balaustre in marmi policromi. La chiesa è preceduta da un portico in travertino con quattro colonne corinzie che sostengono un imponente frontone triangolare L’attico della chiesa è coronato da una balaustra, sulla quale poggiano otto statue di travertino, raffigurate in piedi, che rappresentano sante carmelitane.
Impianto strutturale
La struttura portante dell’organismo edilizio risulta essere in muratura ordinaria
e malta di calce e pozzolana.
Coperture
L’imponente cupola, terminata da Bernini nel 1674, presenta un tamburo dodecagonale e la calotta divisa in dodici spicchi evidenziati dai costoloni. Per dare l’impressione di simmetria con la cupola ottagonale di Santa Maria dei Miracoli, la parte del tamburo che si affaccia sulla piazza è più ampia delle altre. La lanterna, costituita da due cilindri schiacciati sovrapposti, segue la stessa suddivisione del tamburo e della calotta. Il cilindro superiore reca quattro ovali ciechi, mentre, quello inferiore è perforato da finestre e circondato da candelabri sporgenti dalle mensole. Nel 1825 la cupola fu restaurata e ricoperta di scaglie di lavagna, così da assumere l’attuale singolare tonalità grigio fumo.
Facciata
La chiesa è preceduta da un portico in travertino con quattro colonne corinzie che sostengono un imponente frontone triangolare, sul quale è un’iscrizione relativa al committente HIER. S.R.E. PR. CARD. GASTALDUS. Sotto al portico si apre la porta principale, coronata da un frontone curvilineo che poggia sull’architrave con la scritta: ANNO IUBILAEI MDCLXXV. Il pronao è collegato al corpo dell’edificio tramite due raccordi laterali, arretrati e concavi, ideati da Bernini che volle creare una continuità con le strade limitrofe. Qui si collocano i due portali laterali .
L’attico della chiesa è coronato da una balaustra, sulla quale poggiano otto statue di travertino, raffigurate in piedi, che rappresentano sante carmelitane recanti gli attributi del culto o libri. Queste statue furono realizzate nel 1674, probabilmente su disegno di Bernini, da scultori della sua cerchia, quali Lazzaro Morelli, Alessandro Rondone, Francesco Antonio Fontana, Sillano Sillani, Filippo Carcani, Giovanni Maria e Giovan Battista de Rossi. Bernini pensò alla sistemazione di queste sculture per creare un raccordo tra la struttura del corpo di fabbrica e il tamburo della cupola, e distogliere l’attenzione dalle eventuali asimmetrie con la vicina chiesa.
Pianta
Si deve a Lorenzo Bernini la modifica definitiva della pianta della chiesa, che fu trasformata in ellittica, con l’asse maggiore perpendicolare alla facciata.
Pavimenti e pavimentazioni
Il pavimento della chiesa venne realizzato su disegno di Carlo Rainaldi, almeno per quanto riguarda la parte centrale, e terminato solo nel 1678. La struttura del disegno è in marmo di carrara mentre in bardiglio e marmo di carrara le campiture interne.
Presbiterio
La progettazione del presbiterio sarebbe da riferirsi a Carlo Fontana che, entro l’anno di interruzione dei lavori (1667), lo portò a compimento solo fino all’altezza dell’architrave, mentre, l’esecuzione della copertura si deve a Bernini. Sull’altare maggiore, eseguito tra il 1676 e il 1679 su disegno di Mattia de Rossi (1637-1695), è l’immagine di autore ignoto della Vergine di Montesanto, cui la chiesa è dedicata. La tavola, dipinta nel XVI secolo e proveniente dalla primitiva chiesa, è attualmente inserita in una cornice di stucco dorato. Sopra il frontone dell’altare sono due Angeli marmorei realizzati da Filippo Carcani, autore anche di quelli reggi cornice ai piedi della pala.
Elementi decorativi
Il candore delle pareti dell’interno, decorate con stucchi bianchi, contrasta con la ricca policromia delle cappelle .
L’intradosso della cupola è suddiviso in dodici scomparti scanditi da costoloni. La suddivisione in spicchi della calotta corrisponde a quella delle pareti sottostanti, tanto che le partiture della cupola hanno ampiezza diversa per accordarsi alle corrispondenti campate perimetrali.
Negli spicchi che corrispondono alle cappelle laterali si aprono sei ampie finestre, dal disegno lineare, con timpano curvo e volute; altri due finestroni, riccamente ornati, sono situati sopra gli archi dell’ingresso e del presbiterio. Quest’ultima finestra, che è finta, è in parte occultata dallo stemma del cardinale Gastaldi sostenuto da due Angeli in stucco. Queste figure sono attribuite a Filippo Carcani, che le avrebbe realizzate nel 1675 sotto la direzione dell’architetto Mattia de Rossi. Spettano allo stesso autore le quattro statue a tutto tondo, anch’esse in stucco, collocate nelle nicchie interne della cupola. Esse rappresentano, da sinistra a destra, Sant’Angelo, Sant’Elia, Sant’Eliseo e Sant’Alberto.
Campanile
Si caratterizza per le grandi aperture, inquadrate da pilastri ionici e timpani triangolari e per la cuspide tronca sormontata da una sfera di rame e dalla croce.
Adeguamento liturgico
presbiterio - aggiunta arredo (2010)
L'edificio di culto conserva l'antico spazio presbiteriale, caratterizzato da un pregevole altare in marmo e dalle balaustrate originarie. Nel 2010, in sostituzione di una mensa provvisoria, è stato realizzato un nuovo altare in bronzo ad opera di Albert Friscia; l'ambone e la cattedra sono in legno.