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Bologna
Bologna
chiesa
parrocchiale
S. Egidio
Parrocchia di Sant'Egidio
Contesto; Impianto planivolumetrico; Esterno; Pianta; Interni; Impianto strutturale; apparati liturgici
altare - aggiunta arredo (1966)
1162 - 1187(preesistenze fondazione); 1260 - 1262(proprietà carattere generale); 1290 - 1290(proprietà intorno); 1351 - 1351(proprietà intero bene); 1410 - 1437(proprietà carattere generale); 1475 - 1476(ristrutturazione nucleo centrale); 1568 - 1572(restauro nucleo centrale); 1600 - 1600(committenza nucleo centrale); 1623 - 1623(nucleo centrale intero bene); 1647 - 1694(rifacimento intero bene); 1740 - 1777(restauro nucleo centrale); 1790 - 1793(restauro nucleo centrale); 1826 - 1836(proprietà intero bene); 1843 - 1843(restauro intero bene); 1872 - 1888(restauro nucleo centrale); 1918 - 1926(rifacimento nucleo centrale); 1927 - 1956(completamento intero bene); 1965 - 1966(restauro nucleo centrale); 1976 - 1976(restauro nucleo centrale)
Chiesa di Sant'Egidio
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di Sant'Egidio <Bologna>
Altre denominazioni S. Egidio
Autore (ruolo)
Venturoli, Angelo 
Ambito culturale (ruolo)
neoclassicismo (costruzione)
Notizie Storiche

1162 - 1187 (preesistenze fondazione)

Sembra plausibile che la chiesa, dedicata al culto di sant'Egidio, fosse stata edificata tra il 1129 e il 1162. A ogni modo, la presenza dell’edificio di culto è documentata a partire dal 1162. Compare come proprietà dei canonici della cattedrale di Bologna in due documenti del Capitolo risalenti al 1168 ed al 1187. In quei tempi la chiesa era circondata da un ampia campagna con poche case di coltivatori e artigiani, solcata dal sinuoso corso del fiume Sàvena. Presso la chiesa, sulla strada di S. Donato, il ponte di Ralta permetteva il transito del torrente.

1260 - 1262 (proprietà carattere generale)

I canonici della Cattedrale diedero in locazione la parrocchia nel 1260. Due anni dopo vi risiedeva stabilmente il sacerdote D. Nascimbene. Il suo nome compare nel documento del 1262 che attesta il conferimento dell’uso della chiesa a una badessa e alle sue religiose.

1290  (proprietà intorno)

Accanto al ponte di Ralta era presente un ospitale per pellegrini, menzionato nel 1290 insieme all'elenco delle sue proprietà che constavano di diversi appezzamenti posti presso la chiesa.

1351  (proprietà intero bene)

Grazie a un testamento del 1351, possiamo stabilire a quella data l'esistenza di una confraternita mariana, la Compagnia della Beata Vergine di S. Egidio.

1410 - 1437 (proprietà carattere generale)

Un documento del 1410 mostra la concessione del diritto di giuspatronato ai parrocchiani di S. Egidio. Nonostante l'obbligo di occuparsi della manutenzione della chiesa, la struttura dell’edificio e alcune delle suppellettili sacre nel 1437 risultano in cattive condizioni.

1475 - 1476 (ristrutturazione nucleo centrale)

Impegnativi lavori di intervento, finanziati dai parrocchiani, vennero eseguiti per la riparazione della copertura della chiesa e probabilmente per l’ampliamento o la ristrutturazione dell’edificio esistente.

1568 - 1572 (restauro nucleo centrale)

In occasione del sinodo che si sarebbe riunito nell'ottobre 1571, il cardinale Gabriele Paleotti visitò diverse volte la chiesa e diede una serie di disposizioni riguardanti il restauro dell’edificio. Singolare è la notizia che identifica l’ingresso su un fianco dell’edificio, verso via S. Donato, e non, com'era precedentemente, sulla facciata che guarda a ponente, dove doveva essere già stata innalzata la canonica che ritroviamo tutt'oggi.

1600  (committenza nucleo centrale)

Durante la visita pastorale, monsignor Alfonso Paleotti si preoccupò di verificare lo stato della chiesa. Egli segnalò la buona conservazione dell’edificio e degli oggetti di culto dando comunque l’ordine di imbiancare le pareti interne e rinnovare il colore rosso delle pareti esterne.

1623  (nucleo centrale intero bene)

I parrocchiani della chiesa si occuparono dello svolgimento e del pagamento di alcuni lavori di restauro dell’edificio e del campanile.

1647 - 1694 (rifacimento intero bene)

Al 1647 risulta la realizzazione di un nuovo edificio. Nel resoconto della visita pastorale del cardinale Boncompagni del 1654 si legge che la chiesa era stata riedificata dalle fondamenta. Le migliorie all'edificio compresero la navata che, eliminato il vecchio coperto a travi, fu dotata di una volta a botte in laterizio. Nel 1666 era presente in chiesa una tela del pittore Lorenzo Sabatini, il contestatissimo Sposalizio mistico di S. Caterina, tutt'ora conservato. Ai lavori di questi anni si fa risalire anche il cambio dell’antico orientamento liturgico dell’edificio. In un documento del 1694 si legge infatti che la porta della chiesa era posta a levante.

1740 - 1777 (restauro nucleo centrale)

Il vicario generale della diocesi ordinò nel 1740 una perizia, compilata dall’architetto Alfonso Torreggiani, in funzione della ristrutturazione dei fabbricati appartenenti alle confraternite della parrocchia. Nel 1759 venne restaurato il seicentesco organo dall'artigiano F. Gatti. L'arciprete Guazzaloca nel 1777 fece costruire un baldacchino per le processioni solenni, in tela d'oro e con intagli in legno eseguito dall'intagliatore Francesco Ferri.

1790 - 1793 (restauro nucleo centrale)

L'architetto Angelo Venturoli si occupò del progetto per i nuovi lavori di ristrutturazione. Si diede inizio all'opera di rinnovo nel 1791. I lavori inclusero il rifacimento dell’impianto decorativo, il nuovo altare maggiore e la relativa ancona, lo spostamento della balaustra del presbiterio, il nuovo assetto della facciata, la restaurazione del campanile. Dal riepilogo delle spese risulta una somma pagata al pittore Gaetano Gandolfi, artefice del nuovo dipinto per l’altare maggiore e raffigurante la sacra famiglia e S. Egidio.

1826 - 1836 (proprietà intero bene)

Una perizia effettuata dall'ingegnere Pietro Pallotti documenta i beni della chiesa all'anno 1836. L’oratorio e la casa del campanaro furono costruiti, nonostante i debiti accumulati, da don Giuseppe Simoni.

1843  (restauro intero bene)

Il successore don Camillo Azzaroni si occupò dei nuovi restauri dell’edificio che interessarono la pavimentazione esterna, la volta, l’altare maggiore, dotato ora di nuovi gradini in marmo, la configurazione delle cappelle compresi gli altari, i confessionali ricavati nelle due nuove navate laterali, le due cantorie(eliminando quella posta sulla porta maggiore), l’organo, i prospetti esterni ed il nuovo cimitero.

1872 - 1888 (restauro nucleo centrale)

Nel 1872, sotto la guida del nuovo eletto don Giuseppe Melega, cominciarono i lavori di rinnovo della chiesa. Interessarono il campanile, dotato di orologio e di nuove campane, il nuovo organo, le suppellettili liturgiche, i nuovi altari delle cappelle laterali e la volta, affrescata dal pittore Alessandro Guardassoni e dal decoratore Aristide Reggiani. I restauri, come dimostra l’epigrafe posta a ricordo della generosità dei parrocchiani, terminarono nel 1888.

1918 - 1926 (rifacimento nucleo centrale)

L’elezione di don Giuseppe Collina fu l’ultima manifestazione del giuspatronato popolare, prassi che terminò definitivamente intorno alla metà del secolo. Don Collina si occupò dei lavori di estensione degli edifici parrocchiali. Fu ricostruita la canonica e ampliata la chiesa su progetto dell'ingegnere Guido Zucchini, creando un’abside poligonale con presbiterio quadrangolare coperto da una cupola sorretta da quattro archi; l’organo fu spostato dietro l’altare maggiore e vennero demolite le precedenti cantorie. Le vetrate della cappella del Sacro Cuore sono opera del pittore G. Campiani. La chiesa venne consacrata da monsignor Raffaele Santi nel 1926.

1927 - 1956 (completamento intero bene)

In occasione delle Decennali Eucaristiche la chiesa fu dotata di un nuovo impianto di illuminazione con lampadari in vetro di murano, di una sala adibita a teatro, di un edificio per l’assistenza dei bambini, la sagrestia venne ingrandita e fu risistemato il piazzale antistante la chiesa.

1965 - 1966 (restauro nucleo centrale)

I lavori di restauro della seconda metà del novecento riguardarono il tetto, le cappelle, dove la pavimentazione rialzata fu livellata all'area della navata, vennero demoliti gli altari, eliminate le rispettive balaustre e in alcuni casi furono rimosse ancone e dipinti. Fu installato il nuovo altare, in sostituzione di quello preconciliare e ricostruito il campanile di forma uguale al precedente vecchio, eretto al di fuori del perimetro della chiesa.

1976  (restauro nucleo centrale)

In vista della Decennale Eucaristica del 1976 vennero eseguiti alcuni restauri: l’organo, grazie alla ditta Fratelli Ruffatti di Padova, venne sottoposto a un accurato ripristino delle forme originali; il campanile subì l’elettrificazione dell’impianto sonoro ostacolando il tradizionale suono alla bolognese.
Descrizione

La chiesa di Sant'Egidio sorge lungo via ma con il fianco lungo lo storico asse di via San Donato, su un'area appena oltre l'ultima cerchia muraria del città storica e appena prima della ferrovia, fra poli universitari e edifici residenziali ad alta densità. La chiesa, d'impianto secentesco ma con la facciata rinnovata dal Venturoli a fine Settecento, ha un impianto a aula con tre navate, affrescate nello stile delle chiese locali del tardo ottocento, sui toni del grigio e dell'oro.
Contesto
La chiesa sorge appena oltre l'ultima cinta muraria del centro storico, col fianco lungo via San Donato, in un quartiere residenziale ad alta densità caratterizzato dalla presenza di alcuni poli universitari e dalla vicina ferrovia.
Impianto planivolumetrico
Aggregazione orizzontale piana dell'aula con la canonica, un volume in linea, adiacente al fianco destro, e la sagrestia adiacente al fianco sinistro. Su quest'ultima si innestano i volumi residenziali limitrofi.
Esterno
La chiesa è separata dalla strada tramite una recinzione, che delimita altresì il campo sportivo a destra della facciata. L'accesso all'aula è preceduto da una sagrato asfaltato alla cui sinistra è una giardino parrocchiale. La facciata a salienti è cieca e priva di rilievi salvo le due paraste a dividere le ali dall'alzato centrale, che giungono fino al cornicione dal profilo a gola che conclude il campo centrale a filo della copertura in coppi. Gli alzati sono intonacati in rosa antico, con le paraste e il cornicione in ocra. Il portale ligneo è inquadrato da una cornice lapidea con piattabanda decorata. A sinistra della facciata si eleva il campanile negli stessi toni dell'aula.
Pianta
Chiesa ad aula con tre navate.
Interni
L'aula si presenta affrescata nei toni grigio e oro, con motivi floreali, tipici del decorativismo bolognese del secondo Ottocento. Le tre navate, con quelle laterali scandite da altari a parete e quasi risultanti cappelle passanti: son infatti campate autonomamente voltate a botte, divise da archi a tutto sesto su pilastri. La nave centrale è voltata a botte con unghie in corrispondenza delle finestre. Il presbiterio rialzato di un gradino è voltato a cupola e prospetta sulla navata tramite un arcone trionfale. L'aula termina in un abside con coro i panche lignee ed organo centrale. Il pavimento dell'aula è in graniglia alla veneziana.
Impianto strutturale
Muratura portante in laterizio pieno con soffitto a capriate lignee.
apparati liturgici
L’assemblea è disposta su due file di panche lignee disposte a battaglione. Il presbiterio contiene l’ambone, a consolle di sezione semicircolare in marmo rosa, l’altare, fisso e consacrato, in marmo rosa rialzato di due gradini rispetto al piano di calpestio del presbiterio, la sede del celebrante, ulteriormente rialzata di un gradino dietro l'altare e in blocco ligneo con due sedute più basse laterali. Alle spalle dell’altare vi è la zona dedicata al coro. La custodia eucaristica è invece posta in un altare posto alla sinistra del presbiterio. Dalla destra del presbiterio si accede alla sacrestia. Il fonte battesimale è posto alla destra del presbiterio e si presenta in marmo rosso.
Adeguamento liturgico

altare - aggiunta arredo (1966)
Altare a mensa in marmo rosa e giallo.
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