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Bologna
Bologna
chiesa
parrocchiale
S. Giovanni in Monte
Parrocchia di San Giovanni in Monte
Contesto; Impianto planivolumetrico; Esterno; Pianta; Interni; Elementi di pregio; Impianto strutturale; apparati liturgici
presbiterio - aggiunta arredo (1979)
V - 1440(origini intero bene); XIII - 1427(ricostruzione intero bene); XV - XVI(costruzione cappelle); 1440 - 1450(ricostruzione intero bene); 1440 - 1589(costruzione facciata); 1496 - 1496(costruzione tiburio); XVI - XVI(costruzione annessi); 1517 - 1517(ampliamento cappella maggiore); 1606 - 1607(costruzione sacrestia); 1797 - 1985(variazione d'uso monastero); 1894 - 1931(restauri intero bene); 1944 - 1950(distruzione intero bene); 1984 - 1985(restauro intero bene); 1986 - 1997(variazione d'uso intero bene)
Chiesa di San Giovanni in Monte
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Giovanni in Monte <Bologna>
Altre denominazioni S. Giovanni in Monte
Autore (ruolo)
Berardi, Domenico di Obizzo (facciata)
Ambito culturale (ruolo)
rinascimento emiliano (costruzione)
Notizie Storiche

V - 1440 (origini intero bene)

I testi che documentano le origini di questa importante chiesa bolognese la mettono in stretta relazione con la vicina S. Stefano: la relazione tra i due luoghi sacri intende collegarsi alla forte matrice gerosolimitana che valse alla Basilica stefaniana il nome di Sancta Hierusalem. In quest'ottica S. Giovanni in Monte rappresenterebbe il luogo dell'ascensione di Cristo. Secondo fonti agiografiche il vescovo Petronio (che esercitò il ministero dal 431 al 450) avrebbe costruito un edificio circolare sostenuto da colonne la cui esistenza è attestata dalle fonti fino al 1440. Al suo interno trovava spazio la croce marmorea che è presente tuttora all'interno dell'attuale chiesa. Documenti dell'XI secolo attestano la dedicazione a S. Giovanni Evangelista dell'antico edificio e di altre costruzioni che verosimilmente si erano aggiunte nel frattempo.

XIII  - 1427 (ricostruzione intero bene)

Nel XIII secolo i canonici regolari erigono una costruzione a pianta cruciforme. L'abside orientata di forma quadrata presenta a nord una cappella e a sud il campanile. Non è chiaro il rapporto con la rotonda preesistente che probabilmente faceva da atrio davanti all'ingresso della chiesa. Nel XIV secolo il campanile viene sopraelevato e la chiesa ampliata. Documenti risalenti al 1427 attestano però la chiesa in condizioni strutturalmente piuttosto problematiche.

XV - XVI (costruzione cappelle)

Nel clima di rinnovamento generale creatosi con l'erezione della nuova chiesa, anche le cappelle laterali beneficiano di cure e abbellimenti. Nel 1497 Michele Scarani fa edificare una cappella dedicandola all'arcangelo Michele (in cui trova posto una tavola del Perugino ora in Pinacoteca); di fronte a questa Francesco Ghedini erige un'altra cappella (adornandola di una tavola di Lorenzo Costa); nel 1515-1516 il vescovo, poi cardinale di Pistoia, Antonio Pucci finanzia la costruzione di una cappella da dedicare alle reliquie di S. Cecilia che vengono onorate dalla celeberrima pala di Raffaello con l'Estasi di S. Cecilia (oggi in Pinacoteca). Presso il campanile, alla metà del XVI secolo, viene eretta la cappella di S. Ubaldo e accanto ad essa, nei primi del Seicento, la cappella finanziata dalla famiglia Ratta. La corona di cappelle minori si arricchisce, in questo lasso di tempo, di decorazioni e pitture, fra gli altri, di Guercino, Faccini, Gennari, Spisanelli, ecc.

1440 - 1450 (ricostruzione intero bene)

Mantenendo in essere alcune delle strutture più antiche, nel 1440 l'edificio è sottoposto ad un'operazione di rifacimento complessivo. La chiesa viene allungata verso ovest e diventa un organismo a tre navate con cappelle laterali, fortemente debitrice al modello di S. Petronio, la cui costruzione era iniziata nel 1390. A sancire l'importanza della chiesa vi è il trasporto, nel 1442, di una reliquia di S. Petronio.

1440 - 1589 (costruzione facciata)

A completamento dei lavori della nuova navata della chiesa, contestualmente si comincia ad erigere la facciata, nella posizione e con la conformazione che vediamo tuttora, ad opera di Domenico Berardi da Carpi. I lavori terminano nel 1474 con l'apposizione dell'immagine dell'aquila, simbolo dell'evangelista Giovanni, opera di Nicolò dell'Arca. La singolare conformazione, con coronamento a linee curve, richiama modelli veneziani come S. Zaccaria o S. Michele in Isola del Codussi: probabile intervento di maestranze venete, chiamate dal priore originario di Verona oppure possibile derivazione comune dal modello albertiano del tempio Malatestiano come riprodotto sulla medaglia di Matteo de' Pasti (1450). Il protiro è stato eseguito fra il 1579 e il 1589 da Nicolò Donati.

1496  (costruzione tiburio)

Grazie alle offerte della ricca famiglia dei Bolognini nel 1496 è costruito il tiburio ottagonale al di sopra della quinta campata della navata centrale.

XVI  - XVI (costruzione annessi)

Il complesso che affianca la chiesa di S Giovani in Monte si accresce di secolo in secolo di numerosi edifici, necessari all'alloggio e alla vita di una comunità piuttosto numerosa e attiva. Vale la pena segnalare qui la costruzione dei due chiostri principali avvenuta fra il 1543 e il 1560 ad opera di Antonio Morandi detto il Terribilia, illustre architetto bolognese.

1517  (ampliamento cappella maggiore)

Per volontà della devota Elena Duglioli Dall'Olio, già protagonista, come ispiratrice, della costruzione della Cappella di S. Cecilia, nel 1517 viene riparata e ingrandita la cappella maggiore che si arricchisce di un'ulteriore campata a pianta quadrata.

1606 - 1607 (costruzione sacrestia)

Viene costruita fra il 1606 e il 1607 e si arricchisce fin da subito, oltre che della dotazione di arredi pregressa, anche di notevoli esemplari di mobilia e arredi sacri d'epoca barocca.

1797 - 1985 (variazione d'uso monastero)

Il complesso monastico viene rifunzionalizzato, in occasione dell'occupazione francese, e destinato a carcere e tribunale, destinazione d'uso che rimase in essere sino all'acquisizione da parte dell'Università di Bologna nel 1997.

1894 - 1931 (restauri intero bene)

Nel 1894 le finestre originariamente di forma circolare, poste al sommo delle pareti della nave maggiore, vengono rispristinate. Alfonso Rubbiani, in seguito, nel 1904, dirige i restauri della Cappella della S. Cecilia, mentre dieci anni dopo, nel 1914, è la volta della facciata. Nel 1931 è stato rimosso l'organo settecentesco e sostituito con uno più moderno; sono inoltre stati rinnovati gli intonaci con il ripristino dei colori cinquecenteschi.

1944 - 1950 (distruzione intero bene)

La chiesa fu gravemente danneggiata in occasione del bombardamento più violento che la città subì durante il secondo conflitto mondiale: il 29 gennaio 1944 la navata maggiore risultò scoperchiata, il protiro colpito nel tettuccio, il voltone di collegamento con via Santo Stefano danneggiato, mentre i danni lamentati dal carcere non sono documentati. Seguì una minuziona ricostruzione delle parti vulnerate

1984 - 1985 (restauro intero bene)

Sono stati oggetto di restauro sia la facciata (compresa l'aquila in terracotta di Niccolò dell'Arca e il protiro) sia gli interni.

1986 - 1997 (variazione d'uso intero bene)

La parte destinata al carcere è stata oggetto dell'intervento di riqualificazione e variazione d'uso nell'ambito del progetto Acropolis dell'Università di Bologna. I locali sono stati destinati alla facoltà di Storia e ai suoi dipartimenti, con pesanti interventi di rimozione e pulitura delle sovrastrutture carcerarie, ad opera dell'arch. Roberto Scannavini. Di particolare entità è stato il restauro dell'affresco di Bartolomeo Cesi.
Descrizione

La chiesa si trova nel centro storico di Bologna, ai margini della città latina, in prossimità della chiesa di Santo Stefano e in antica correlazione liturgico-simbolica con essa. Innalzata su un promontorio isolato, immediatamente adiacente all’originale castrum latino, la sua facciata attuale, con protiro, è rinascimentale, opera di Domenico Berardi da Carpi. Pianta a croce latina con aula longitudinale a tre navate, ordinate geometricamente a partire da radi pilastri centrali e due cappelle laterali per ogni campata. Abside di pianta rettangolare con coro ligneo intarsiato, risalente al 1500. La chiesa contiene opere artistiche e pittoriche di altissimo pregio, oltre ad un altare con croce in pietra di ingresso, appartenente al nucleo originario della chiesa e pertanto del VIII secolo.
Contesto
La chiesa si trova nel centro storico di Bologna, in prossimità della chiesa di Santo Stefano e in antica correlazione liturgico-simbolica con essa. Innalzata su un promontorio, immediatamente adiacente all’originale castrum romano nell'area di espansione longobarda, la sua facciata attuale, con elegante protiro, domina una piazzetta fiancheggiata, sul lato sud, dall’ex Convento di san Giovanni in Monte, oggi dell’Università di Bologna, da edifici residenziali storici e, a nord, da un edificio edificato nel secondo dopoguerra.
Impianto planivolumetrico
Aggregazione orizzontale e verticale con il tessuto circostante: il lato sud della chiesa è interamente integrato al coevo convento, il lato nord, in ragione anche della pendenza del terreno, presenta un corridoio sotto il livello dell’aula a connettere spazi oggi adibiti a sale parrocchiali. Il volume liturgico è orientata ad est, con la facciata sul cacume del monticello e il resto dell’aula poggiante su opere di costruzione.
Esterno
Il sagrato della chiesa, in pietra arenaria, è complanare alla piazza, in acciottolato di fiume, adibita a parcheggio. Dal sagrato una scalinata di diciassette alzate in arenaria conduce ad un elegante protiro, con colonne ioniche e volta a botte a tutto sesto. Nella lunetta sovrastante la grande e unica porta centrale, grande aquila, simbolo dell’evangelista Giovanni. La facciata è un capolavoro di originalità del Rinascimento, sebbene non manchino richiami veneziani quali san Zaccaria o San Michele in Isola. In laterizio, tripartita da contrafforti, presenta un completamento trilobato in forte aggetto, con volute di raccordo. Un grande occhio illumina la navata centrale in asse con una croce greca in marmo bianco. Due monofore strette ed allungate con archi ad ogiva illuminano le navate laterali.
Pianta
La pianta, a tre navate e croce latina, è scandita in quattro ampie campate. Sui fianchi, ogni campata presenta due cappelle laterali con altari a parete, eccezzion fatta per l’ultima campata prima del transetto, che presenta invece un’unica cappella per lato, nella stessa profondità del transetto. Sul lato nord, in corrispondenza della prima cappella della seconda campata, si trova l’accesso laterale, collegato con scala monumentale coperta con via S. Stefano, in continuità con i percorsi che danno accesso alla Basilica di Santo Stefano. La chiesa termina con ampio abside rettangolare ad est, con coro.
Interni
Oltre il protiro esterno una bussola lignea immette nella navata principale della chiesa, ampia, con grandi pilastri ottagonali e archi a tutto sesto. La scansione del vano, in soli quattro pilastri, rallenta la fuga prospettica verso l’altare, inducendo piuttosto l’impressione di una grande piazza coperta. I campi tra le costolonature e le volte sono intonacati e bianchi, mentre queste e le colonne sono intonacate e dipinte a laterizio a vista. Il cleristorio è munito di oculi in asse con le campate, di modo che la struttura della chiesa presenta un evidente ordine geometrico. All’intersezione della navata con il transetto, si apre una grande cupola, a tamburo ottagonale con oculi, e lesene in arenaria, mentre cupolette minori illuminano due bracci del transetto. Le cappelle laterali nella quarta campata presentano volte a vela.
Elementi di pregio
La chiesa è assai nota per la ricca collezione di dipinti, anche di autori noti alla storia dell’arte universale, quali il Perugino e il Guercino (sull'altare maggiore c'è una pala di Lorenzo Costa). Merita interesse anche l’altare marmoreo che, in prossimità dell’ingresso, appartiene al suo nucleo originario ed è pertanto dell’VIII secolo. Interessante, nella prima cappella a sinistra il fonte battesimale marmoreo, dei primi del '900, coronato da una statua di S. Giovanni Battista opera di Arturo Orsoni.
Impianto strutturale
Muratura portante in laterizio.
apparati liturgici
L’assemblea è disposta frontalmente all'altare, centro del presbiterio, in due file di panche lignee di antica fattura ordinate in modo conforme alla geometria del volume architettonico. Le navate laterali sono lasciate libere. Lo spazio per il coro si distingue per la presenza di un leggio e altri arredi mobili, mentre un organo di grandi dimensioni occupa l'intercolumnio della terza campata sinistra. La sacristia è esterna alla chiesa e vi si accede da una porta alla destra dell’altare. La sede, con braccioli, in legno, si presenta come un riuso di uno scranno in stile rinascimento. Addossate alle pareti del presbiterio, panche appartenenti all'arredo storico del coro servono come luogo per i concelebranti, chirichetti o altri ministri.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1979)
Il presbiterio, mantenuto nella sede storica, sopraelevato di tre gradini e dietro una balaustra in ferro, è stato rifatto nella sua pavimentazione a veneziana dalla ditta Fiorini nel 1979 quando l'altare maggiore è stato spostato verso la navata di 4 m, adeguandolo così alla riforma liturgica. Questo è consacrato, in marmo e presenta sul fronte un paliotto in tela raffigurante l' Ultima Cena, realizzato da Mario Pesarini nel 1979. L'altare è stato consacrato.
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