chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Trino Vercelli chiesa sussidiaria Santa Caterina d'Alessandria Parrocchia di S. Bartolomeo Facciata; Interno; Pavimenti e pavimentazioni; Pianta; Struttura architettonica; Coperture; Campanile mensa - aggiunta arredo (1970-1980); leggio - aggiunta arredo (1970-1980) 1403 - 1452(notizie storiche carattere generale); XVI - 1628(notizie storiche carattere generale); XVIII - 1829(notizie storiche carattere generale); 1834 - 1899(notizie storiche carattere generale); 1899 - 1908(restauro carattere generale)
Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria o San Domenico
Tipologia e qualificazione
chiesa sussidiaria
Denominazione
Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria o San Domenico <Trino>
Ambito culturale (ruolo)
maestranze piemontesi (costruzione)
Notizie Storiche
1403 - 1452 (notizie storiche carattere generale)
Il testo di Gianni Carlo Sciolla "L'arte a Trino e nel suo territorio" attesta che la chiesa venne edificata nel 1403, a seguito di una donazione di terreno, e consacrata nel 1452 dal vescovo di Alessandria.
XVI - 1628 (notizie storiche carattere generale)
nella prima metà del XVI secolo vennero erette la cappella di san Giovanni Battista dei De Pergamo e quella del Rosario; nello stesso periodo venne costruita la facciata. Nel 1628, durante l’assedio sabaudo i Domenicani nascosero il corpo della Beata Maddalena, già sepolto nella loro chiesa, per timore che venisse profanato; venne trattenuta solo la mano, reliquia molto cara ai trinesi.
XVIII - 1829 (notizie storiche carattere generale)
nel XVIII venne presentato il progetto di ampliamento della chiesa, affidati all’architetto Bertagna; i lavori terminarono nel 1765. Sotto il periodo napoleonico venne adibita a magazzino e nel 1829 venne riconsegnata ai Domenicani, che l’anno seguente procedettero con il restauro della chiesa.
1834 - 1899 (notizie storiche carattere generale)
nel 1834 fecero costruire l’organo, nel 1849 ampliarono la sacrestia e restaurarono l’altare maggiore. Nel 1855, dopo la soppressione degli ordini religiosi, il manufatto venne adibito a lazzaretto, e solo nel 1899 i padri domenicani riuscirono a rientrarne in possesso.
1899 - 1908 (restauro carattere generale)
nel 1908 venne restaurata e decorata da Giuseppe Borla.
Descrizione
la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria o chiesa di San Domenico è collocata nel centro abitato di Trino, in corrispondenza di corso Cavour, quasi all’altezza dell’incrocio con corso Italia, con orientamento sull’asse Est-Ovest con abside posto ad Occidente.
L'originaria struttura gotica della chiesa, di cui rimane superstite solo l’austero campanile, è stata modificata con una facciata neoclassica e, all'interno, con l'aggiunta di cappelle barocche. Sempre facente parte del convento domenicano, a pochi passi dalla chiesa, si trovano i resti suggestivi dell'antico chiostro quattrocentesco.
La facciata della chiesa si presenta semplice, adornata da un nartece centrale, costituito da colonne con basamento in pietra con capitello dorico.
L’interno si presenta a tre navate, con colonne sovrastate dalle volte a crociera, l’abside è a pianta quadrata. Le volte della navata centrale sono a crociera con costoloni in laterizio. Lungo le pareti delle navate laterali sono disposte le cappelle di gusto barocco.
La zona presbiteriale è delimitata da una balaustra in marmo policromo ed al centro nella zona absidale è collocato l’altare maggiore, realizzato nella seconda metà del XVIII secolo in marmi policromi intarsiati. L’altare maggiore delimita l'area del coro ligneo retrostante, realizzato nel XVII secolo.
Facciata
la facciata si compone di quattro elementi verticali, con basamento e fusto semplice che terminano con capitello in stile dorico. I campi laterali sono caratterizzati da monofore finestrate molto ampie, decorate con vetri policromi. La porzione centrale, su cui insiste il nartece, presenta due colonne in pietra che sostengono la volta del nartece; il portale ligneo del 1714 è composto da tre battenti. L'opera è decorata da una serie di quadrature, di diverse misure, con all'interno rombi e losanghe. Il nartece è sovrastato da un ovale finestrato. Le paraste sorreggono la trabeazione modanata, che termina nella parte centrale con il timpano, anch’esso modanato. Le tinte utilizzate corrispondono a colorazioni tenui del beige e del bianco-avorio.
Interno
l’interno, si presenta a tre navate con colonne sovrastate dalle volte a crociera, mentre l’abside è quadrata. Le volte della navata centrale sono a crociera con costoloni in laterizio e unghie decorate con motivi fitomorfi, ed al centro tondi affrescati. Lungo le pareti delle navate laterali sono disposte le cappelle di gusto barocco. Nella prima cappella a destra è collocato un altare marmoreo del XVIII secolo dedicato a san Vincenzo Ferreri, con un dipinto raffigurante san Vincenzo Ferreri che resuscita un morto, attribuito a Guala, ispirato da un dipinto di Cesare Martelli della seconda metà del XVIII secolo. Sulla parete posta a sud della prima cappella è posto un ovale rappresentante un domenicano in preghiera, riconducibile al XVIII secolo.
La seconda cappella di destra è dedicata alla Gloria dei Santi Domenicani, con altare. L'opera in marmo bianco intarsiato della fine del XIX secolo, decorato al centro da un scudo araldico con l'insegna domenicana. La tela è racchiusa da una cornice in marmo, sottolineata da una fascia esterna marmorizzata e decorata da festoni dorati. L’opera raffigura la Gloria di san Domenico attribuito a Pietro Paolo Operti di Bra della fine del XIX secolo. Sulla parete destra della seconda cappella è collocato un dipinto del XVIII secolo; l'opera di forma rettangolare su cui è dipinto un santo domenicano mentre prega con il rosario in mano. L'uomo indossa una cappa da viaggio e alle sue spalle si possono vedere un bastone da pellegrino e una falce. Da uno squarcio delle nuvole discende una colomba che porta un'ostia, con accanto una coppia di cherubini. L'opera è racchiusa da una cornice modanata e dorata.
La terza cappella di destra è dedicata al Sacro Cuore di Gesù, dove sono presenti degli affreschi riconducibili al XIX secolo, con altare marmoreo del XIX secolo, opera di Paleni.
La zona presbiteriale è delimitata da una balaustra in marmo policromo, nella zona absidale è collocato l’altare maggiore, realizzato nella seconda metà del XVIII secolo in marmi policromi intarsiati. A chiudere la zona absidale il coro ligneo realizzato nel XVII secolo.
A destra del presbiterio è ubicata la cantoria lignea del XIX secolo, l'opera in legno dal profilo mistilineo è caratterizzata da uno sporto centrale che affaccia verso la chiesa. Colorata di grigio, la parte frontale è scandita da cinque cartelle a forma rettangolare dagli angoli ritagliati a foglia, di cui in quattro è dipinta una stella a otto punte gialla su sfondo celeste. Quella centrale è occupata da una scritta in caratteri neogotici.
La cappella in corrispondenza del presbiterio a destra è dedicata al santissimo Nome di Gesù, con altare marmoreo della fine del XVIII secolo, in questa cappella sulla mensola negli angoli sono collocate quattro statue: della beata Panattieri, della beata Margherita di Savoia, del beato Sebastiano Maggi e del beato Enricus Suso. La parete di sinistra di questa cappella è adornata con un dipinto del XVIII secolo raffigurante la beata Panattieri con un angelo.
La terza cappella di sinistra è dedicata alla beata Maddalena Panattieri, terziaria domenicana nata e vissuta a Trino (1443 – 1503), che qui veniva a pregare, culto confermato nel 1827 da papa Leone XII. La cappella così come la vediamo oggi è frutto del lavoro di svariate generazioni, a cominciare dal XVI secolo. La volta in stile barocco è ellittica e coronata da un cupolino. L'altare è in marmo policromo. La pala d'altare rappresenta la beata Maddalena protettrice di Trino: si vede il Redentore in procinto di scagliare le frecce della sua ira contro l'Italia e la beata implorante perdono e misericordia per i suoi concittadini. La pala d'altare è databile intorno al 1750, ad opera del pittore Pietro Paolo Operti di Bra.
Le pareti sono ornate da due grandi tele ovali con cornice marmorea.
Pavimenti e pavimentazioni
la pavimentazione interna si compone di pianelle dai toni del rosso e nero, dalla forma quadrata.
Pianta
la chiesa presenta pianta regolare, con facciata e aula centrale rettangolare. La struttura è a tre navate.
Struttura architettonica
la chiesa ha una struttura in muratura portante di laterizio con la facciata intonacata. La facciata è tinteggiata con colori tenui, prevalentemente nei toni del beige e bianco-avorio.
Coperture
la copertura della chiesa è costituita da un manto in coppi poggianti su orditura lignea, con doppia falda. Il campanile presenta una copertura a quattro falde con manto in coppi laterizi poggianti su orditura lignea.
Campanile
il campanile della chiesa è collocato in prossimità della zona absidale a Sud, parzialmente integrato nella struttura della chiesa. Il manufatto si sviluppa a base quadrata e si eleva su cinque livelli di altezza. Ogni livello si caratterizza poiché suddiviso in due registri orizzontalmente, con due monofore per prospetto delimitate da cornici marcapiano con archetti. L’ultimo livello presenta la cella campanaria delimitata da due arcate a tutto sesto. Il campanile culmina con un una copertura a quattro falde con manto in coppi. La finitura è in laterizio faccia a vista.
Adeguamento liturgico
mensa - aggiunta arredo (1970-1980)
la chiesa presenta adeguamento liturgico con l'inserimento di una mensa marmorea.