Notizie Storiche |
II - X (origini carattere generale)
In origine il borgo dei Santi Apostoli costituiva un tratto dell’antico raccordo d’età romana tra la Cassia vetus, che passava a Nord di Florentia, e la Cassia Nova Oltrarno. Tra il IV ed il V secolo d. C., sugli avanzi di un edificio precedente, andato distrutto come le vicine terme, fu creata una piccola necropoli. La notizia secondo la quale una primitiva chiesa cristiana sarebbe sorta presso tale necropoli agli inizi del IX secolo in corrispondenza di un precedente sacello o martyrion oppure fondata da Carlo Magno, è leggendaria. Di un eventuale originario edificio (un sacellum ad divum oppure una cappella d'età carolingia), infatti, non è venuta alla luce nessuna traccia durante l’esplorazione archeologica degli Anni Trenta, condotta peraltro solo in corrispondenza delle ultime due campate orientali e dell’abside. La prima chiesa viene fondata forse alla fine del X secolo.
1030 (cenni storici carattere generale)
La prima testimonianza dell'esistenza oramai della chiesa risale al 1030 circa e si trova nella Vita di San Zanobi scritta da Lorenzo arcivescovo di Amalfi.
1075 (cenni storici carattere generale)
La seconda testimonianza dell'esistenza della chiesa risale al 1075. La chiesa romanica è ad impianto basilicale, con asse di sviluppo est-ovest, ed possiede originariamente tre absidi catinate; la facciata è a salienti. Le murature a filaretto in pietra e la semplice scansione basilicale, se da un lato fanno rientrare l’edificio sacro nella consueta tipologia romanico-Iombarda, dall’altro l’impiego, in alcune sue parti, della serpentina verde di Prato e l’uso dell’ordine classico la pongono in una qualche relazione con le esperienze ‘prerinascimentali’ del policromismo medievale in Toscana. il marmo, la pietraforte ed il mattone - variamente accostati, ma con un uso del policromismo ancora puntuale, sommesso e discreto nelle proprie potenzialità decorative - evidenziano una tecnica ‘primitiva’, simile a quella dei settori più antichi dell’abside esterna di San Miniato al Monte. I capitelli compositi medioevali sono databili a prima del 1093.
XII - XIII (cenni storici carattere generale)
L’edificio sacro, che si era andato a trovare inserito tra le proprietà degli Altoviti (provenienti da Leccio nel Valdarno Superiore ed inurbatisi nel 1170 originariamente nel popolo di san Niccolò Oltrarno), riceve da questi numerose elargizioni. La chiesa è collegiata con canonici.
1115 (cenni storici carattere generale)
Nel 1115 uno spaventoso incendio distrugge quasi l’intero borgo e minaccia anche la chiesa.
1173 - 1175 (cenni storici carattere generale)
Il borgo, ricostruito, e la chiesa sono inglobati nel nuovo circuito murario urbano del 1173-1175.
1283 - 1333 (cenni storici carattere generale)
Tra la fine del Duecento e il primo trentennio del Trecento Ugolotto, priore dal 1283 circa al 1333, appartenente alla famiglia Altoviti o a quella dei Del Bene, fa ricostruire la copertura a capriate della chiesa, dipingere l’imbotte delle monofore ed innalzare la canonica. A lui seguirà come priore messer Francesco Nelli, amico del Petrarca, che reggerà la chiesa dal 1350 al 1361.
XIV (cenni storici carattere generale)
Risalgono al Trecento l’arca sepolcrale in arenaria posta in testata alla navata sinistra di Donato Acciaiuoli (1333), appartenente all’importante famiglia di Borgo Santi Apostoli, opera di ignoto scultore pisano, e varie lastre tombali, inserite nell’originario pavimento a mosaici, del quale sono stati ritrovati alcuni avanzi.
1392 (cenni storici altari laterali)
Nel 1392 Stoldo di Bindo Altoviti fonda una cappella, ovvero edifica un altare, in fondo alla navata destra della chiesa. Ancora esiste la sua lastra sepolcrale in marmo.
1417 - 1428 (cenni storici cappelle di sinistra)
Secondo la tradizione, il Brunelleschi si sarebbe ispirato alla chiesa dei Santi Apostoli per la progettazione del capocroce di San Lorenzo (1420). Allora erano già state costruite, o erano in costruzione (ante 1417 - post 1428), da parte di alcune delle principali famiglie di Borgo Santi Apostoli (i Carducci, gli Altoviti, i Viviani e i Bonciani), cinque cappelle a pianta quasi quadrata e con l’arcone di accesso poggiante su pilastri angolari in pietraforte d’ordine composito, poste lungo la navata sinistra, esternamente all’originario perimetro dell’edificio. Oggi permangono solo quattro cappelle, dopo che la prima, fondata da Lorenzo Carducci, è stata demolita durante i lavori di ‘ripristino’ del 1929-1930. È questa configurazione architettonica nel suo complesso (nave centrale, navata laterale, cappelle, connesse da ordini architettonici classici) che servì al Brunelleschi da 'modello' per San Lorenzo.
1417 - 1468 (cenni storici campanile)
Dopo il 1417 Ugo Altoviti pensò di promuovere la costruzione di una torre campanaria che sostituisse il precedente campaniletto a vela, da edificarsi entro cinquant’anni dalla propria morte. Se ciò fu attuato, la torre dovrebbe essere stata innalzata entro il 1468; viene costruita in fondo alla navata destra, di lato all’abside, e corrisponde all’attuale campanile fino alla risega presente immediatamente al di sotto del moderno orologio nel prospetto orientale.
1431 (cenni storici cappelle)
Nel 1431 le due cappelle Altoviti, allora esistenti (quella di Sant’Antonio Abate e l’altra in fondo alla navata destra), erano fatte officiare, per volontà testamentarie di Niccolosa di Oddo e di Stoldo Altoviti, rispettivamente dall’Arte della Lana e dall’Arte di Calimala.
1460 - 1481 (cenni storici cappelle di destra)
Non prima della metà del secolo (forse a metà degli anni Sessanta) si dette inizio alla costruzione delle cinque cappelle di destra. Per la loro creazione viene occupata porzione del precedente portico del chiostro meridionale. La costruzione, promossa dagli Altoviti, è ultimata nella seconda metà del Quattrocento (forse nel 1481), con il prospetto terminato insieme alla risistemazione dell’intera navata laterale. Quest’ultima presenta una serie di volte a vela e paraste composite in marmo che inquadravano le cappelle e sono in asse con le colonne medioevali delle quali sono ‘copia’. A questo ordine maggiore fa seguito un secondo ordine minore dorico, assai schematizzato, realizzato sempre in serpentina verde, il cui capitello continua nella cornice marmorea delle cappelle, sottesa alle volte a botte. Tale concatenatio ordinum, ancora acerba, deriva dalle fronti di architetture classiche d’età romana e, come la pianta e la copertura, si pone in relazione con gli enunciati dell'Alberti.
1481 (cenni storici carattere generale)
Dal 1481 Oddo di Bindo Altoviti detiene il patronato della cappella di Sant'Antonio, la cui dedicazione era stata verosimilmente spostata dalla seconda cappella di sinistra alla quinta di destra.
1507 - 1508 (cenni storici monumento sepolcrale)
Tra il 1507 ed il 1508 Oddo Altoviti, priore della chiesa dagli anni antecedenti al 1491 e fino al 1514, fa erigere a Benedetto da Rovezzano il monumento sepolcrale per il fratello Antonio e per se stesso: quasi nelle forme di un arco trionfale romano-imperiale (con tanto di ordine concatenato all’antica), per la complessa iconologia simbolica si serve dell’ausilio dell’altro fratello Roberto, priore della Badia Fiorentina, amico di Pico della Mirandola e del Poliziano e studioso di Giovanni Crisostomo.
1512 (cenni storici altare laterale)
Gli Acciaiuoli, imitando quanto intrapreso dagli Altoviti, fanno realizzare l’altare del "tabernacolo eucaristico", eseguito da Andrea e Giovanni Della Robbia nel 1512 e posto in fondo alla navata sinistra al di sopra della tomba trecentesca di Donato Acciaioli.
1514 (cenni storici cappella)
Con testamento del 1514, Oddo Altoviti incarica il fratello Stoldo di provvedere a dotare la cappella di Sant’Antonio.
1523 - 1540 (cenni storici carattere generale)
Nel 1523 Nastagio Altoviti diviene priore della chiesa, mentre nel 1532 Clemente VII de’ Medici la concede in patronato a Bindo di Antonio Altoviti. In quegli anni (probabilmente dopo il 1532) l'edificio sacro è impreziosito da un nuovo portale in corrispondenza della navata principale, anch’esso attribuito (in base ad un passo del Vasari) a Benedetto da Rovezzano, ma su disegno ascrivibile a Baccio d'Agnolo. Viene riedificata, per volere sempre di Bindo Altoviti, anche la canonica, sempre su probabile disegno di Baccio e con un grande stemma scolpito da Benedetto. La cella campanaria, con quattro ampie monofore e coronata da un cornicione dotato di mutuli, è ascrivibile anch'essa alla prima metà del Cinquecento e dovrebbe essere stata ultimata sempre su committenza di Bindo Altoviti.
1533 - 1541 (cenni storici cappella)
Nel 1533 Bindo Altoviti, sempre più ricco e con alte cariche di prestigio presso la corte papale a Roma, fa ridedicare la terza cappella di destra all'Immacolata Concezione, dove poi farà collocare il noto quadro eseguito dal Vasari nel 1540-1541.
1546 - 1550 (cenni storici navata sinistra)
Verso il 1546 anche la navata sinistra verrà contraddistinta da una ristrutturazione analoga a quella della navata destra: per inserire le nuove lesene sono tagliati i capitelli dei semipilastri primoquattrocenteschi e nelle volte a vela Bindo Altoviti fa inserire gli stemmi della propria famiglia.
1550 (cenni storici lastra sepolcrale)
Nel 1550 è sepolto nella chiesa Francesco di Cornelio Altoviti e la sua lastra sepolcrale marmorea ancor oggi è presente nel pavimento della navata centrale.
1553 - 1664 (cenni storici carattere generale)
Nel 1553 Cosimo I conferma l’allontanamento da Firenze dell’arcivescovo Antonio Altoviti (eletto nel 1548) e nel 1554 dichiara ‘ribelle’ lo stesso Bindo d’Antonio ed il figlio di questi Giovan Battista Vincenzo, essendosi Bindo posto dalla parte della fazione antimedicea durante la guerra con Siena; sono confiscati tutti i loro immobili presenti in Borgo Santi Apostoli. Tali beni vengono amministrati dai Capitani di Parte Guelfa, ai quali passa pure il patronato della chiesa, che spetterà ancora nel 1664. Dopo la riabilitazione nel 1560 di Giovan Battista Vincenzo Altoviti, però, i membri di tale famiglia possono continuare a fare uso delle proprie cappelle: Bindino di Stoldo d’Antonio vi sarà sepolto nel 1570.
1568 - 1583 (cenni storici abside)
Antonio Altoviti rientra a Firenze come arcivescovo nel 1568 e trova qui sepoltura nel 1573; ma il monumento funebre di quest’ultimo, di eco michelangiolesca, inserito entro l'apparato di marmi policromi che riveste l’abside e rappresenta il clou nella nuova decorazione della chiesa, in realtà è un cenotafio. La risistemazione dell’abside si protrae tra il 1573 e il 1583: è opera di Giovan Antonio Dosio e comprende anche le due porte laterali e l'edicola mediana superiore.
1590 - XVII (cenni storici carattere generale)
Dopo il 1583 cessa la grande influenza avuta dagli Altoviti sulle vicende della chiesa; la famiglia stessa, con la morte di Giovan Battista Vincenzo nel 1590, inizia la sua decadenza, che si concretizzerà nel fallimento del banco romano, avvenuto nel 1594. Il patronato granducale, comunque, determina l’inizio di una svolta: molte famiglie, patrone delle singole cappelle, sono indotte a concorrere alla renovatio degli arredi, che, soprattutto nel corso del Seicento, muteranno sensibilmente il volto dell’interno.
1696 - 1700 (cenni storici carattere generale)
Nel 1696 è tamponata la porta destra di facciata per inserire, in testa alla navatella, in controfacciata, il monumento funebre marmoreo di Anna Ubaldi Del Bene, eseguito da Giovan Battista Foggini; nel 1697 abbiamo notizia della costruzione di un nuovo altare dedicato alla Vergine, posto quasi in fondo alla navata sinistra (oggi non più esistente). In quegli anni (o in quelli immediatamente seguenti) è ristrutturata anche la terza cappella di sinistra, già dedicata a San Martino ed appartenente alla famiglia Viviani dall’epoca della sua erezione. Tale cappella era passata sotto il patronato della Centuria di San Francesco di Sales dopo il 1678. A spese della Centuria l’ambiente viene ‘incrostato’ di raffinate decorazioni e stucchi bianchi da Bartolomeo Portugalli, detto anche Portogallo il Vecchio. La pittura murale al centro del soffitto è opera di Matteo Bonechi e raffigura Santa Giovanna Francesca Frémyot de Chantal, figlia spirituale di Francesco di Sales.
1704 - 1725 (cenni storici carattere generale)
Viene ridisegnato l’interno dell’intera chiesa tra il 1704 e il 1725, per volontà del priore Andrea Barducci. L’abside è rivestita di stucchi a riquadri geometrici, al di sopra della fascia marmorea del Dosio. La navata principale è coperta con un soffitto a finta volta a botte ribassata, al centro del quale si trova un dipinto racchiuso entro una cornice polilobata, raffigurante Lo spirito Santo che discende sugli Apostoli. le capriate sorreggenti la copertura sono rialzate di circa un metro e mezzo. Lungo la nave sono creati sette finestroni per lato, di forma quadrangolare. Anche nella facciata (che viene interamente intonacata) è aperto un finestrone. Varie cappelle laterali ricevono decorazioni parietali e nuovi altari. Ancora oggi manten¬gono altari simili tra loro la prima, la terza e la quarta cappella di destra. La seconda e la quinta cappella di destra e la quinta di sinistra hanno più complesse decorazioni parietali in stucco.
1766 (cenni storici cappella)
Nel 1766 la quinta cappella di destra, già degli Altoviti ed allora di Ferdinando Strozzi di Forano, è trasformata in forme tardobarocche-rococò, conducendola anche planimetricamente dalla forma rettangolare a quella semicircolare e dotandola di una copertura a valva di conchiglia.
1785 (cenni storici carattere generale)
Ai Santi Apostoli è riunita la soppressa prioria di Santa Maria Sopra Porta in San Biagio.
1829 - 1833 (cenni storici carattere generale)
Nel 1829 l’architetto Stefano Minucci ristruttura ed amplia la canonica, realizzando la nuova fronte rivolta verso l’Arno in forme neoclassiche e con una bella altana panoramica (oggi non più esistente). L’architetto interviene anche all’interno della chiesa e, con la ristrutturazione da lui operata, il monumento di Antonio e Oddo Altoviti è traslato da destra nella la parete sinistra del presbiterio nel 1833 e al suo posto viene aperta la nuova porta di sagrestia, spostando qui il monumento sepolcrale di Bindino. Scompare pure l’altare della vergine risalente al 1697.
1884 - 1900 (vicende conservative intero bene)
L’amore per il Medioevo e la ricerca purista delle sue forme conducono nel 1884 all’eliminazione dell’intonaco in facciata e nel 1900 a quella degli stucchi nell’abside. Autore dei maggiori di questi primi interventi di ‘ripristino’ è Cesare Spighi.
1929 - 1938 (vicende conservative intero bene)
Nel 1929/1930 vengono iniziate più organiche e radicali opere di restauro sotto la direzione di Luigi Zumkeller. La chiesa, fra il 1929 ed il 1932, si trasforma in una palestra di vivaci esercitazioni dell'Istituto Superiore Fiorentino di Architettura, di cui era docente lo Zumkeller. I restauri si protraggono dal 1930 al 1938. È riaperto il portale laterale destro in facciata, dove viene richiuso il finestrone settecentesco e sono realizzati la bifora centrale e gli archetti ciechi sottogronda; è demolita la prima cappella di sinistra. È ripristinato il livello originario della pavimentazione e sono eliminati il soffitto centinato e l’arcone presbiteriale. Vengono in luce le originarie monofore della nave principale e parti dell’originario tetto a capriate, che è interamente ricostruito, basandosi su quegli elementi superstiti. Nella navata sinistra sono eliminate le lesene del 1546 e rimessi in luce i semipilastri primoquattrocenteschi, reintegrando i capitelli.
1944 - 1957 (vicende conservative intero bene)
Con le ricostruzioni postbelliche, dopo che i Tedeschi in ritirata nell’agosto del 1944 avevano fatto saltare in aria tutti gli edifici nell’area attorno a Ponte Vecchio, è aperta una piccola piazza sul retro della chiesa, che ha posto in risalto l’antica abside medioevale. Nel 1957 Ferdinando Poggi restaura la sagrestia.
1966 - 2012 (vicende conservative intero bene)
L'edificio subisce gravi danni con l'alluvione del 1966. Promossi da Don Ferdinando Morozzi (parroco dal 1962 al 2012), sono messi in opera molteplici interventi di restauro, risanamento e consolidamento. |
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