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Modena
Modena - Nonantola
chiesa
sussidiaria
San Barnaba Apostolo
Parrocchia di San Barnaba Apostolo
Struttura; Pavimenti e pavimentazioni; Impianto strutturale; Pianta
presbiterio - aggiunta arredo (1970-1980)
XIII sec - XVIII sec(preesistenza carattere generale); 1588 - 1660(informazioni storiche carattere generale); 1660 - 1670(ricostruzione intero bene ); 1677 - 1723(ampliamento intero bene ); 1708 - 1749(realizzazione decorazioni); 1758 - 1760(lavori facciata ); 1768 - 1814(informazioni storiche carattere generale); 1838 - 1838(restauro intero bene ); 1855 - 1855(realizzazione balaustre e pavimentazione); 1904 - 1904(restauri intero bene )
Chiesa di San Barnaba Apostolo
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa di San Barnaba Apostolo <Modena>
Altre denominazioni Chiesa parrocchiale di San Barnaba Apostolo
Ambito culturale (ruolo)
barocco (costruzione dell'edificio)
Notizie Storiche

XIII sec - XVIII sec (preesistenza carattere generale)

La prima chiesa di San Barnaba, inserita nel catalogo delle chiese modenesi della fine del sec. XIII, era già in antico chiesa parrocchiale, e dava nome a una cinquantina, ovvero circoscrizione, della città. Sorgeva all'incirca nella stessa posizione dell'attuale, rispetto alla quale però aveva dimensioni più ridotte, nonostante un impianto a tre navate, e opposto orientamento. Nel 1473 il rettore, vendendo alcuni beni e grazie a lasciti, potè creare un censo destinato appositamente al restauro della chiesa. Nel 1534 venne costruita la torre, che è quella ancora esistente, con l'aggiunta dell'ultimo livello nel 1720.

1588 - 1660 (informazioni storiche carattere generale)

Nel 1588, alla morte dell'allora rettore don Sebastiano Sassoli, i frati Minimi di San Francesco di Paola chiesero per sè la chiesa e la cura di San Barnaba, che furono in effetti cedute all'Ordine con bolla papale del giugno di quell'anno. Una comunità di frati minimi si insediò quindi nella canonica e nella chiesa di San Barnaba, nonostante le rimostranze di una parte della cittadinanza e delle suore di Santa Chiara, che risultarono loro confinanti. Nel 1601 essi iniziarono a costruire locali adatti al convento, e nel 1602, come ci riporta il cronista Spaccini, rivoltarono l'orientamento della chiesa, rivolgendo a Est il prospetto principale della chiesa.

1660 - 1670 (ricostruzione intero bene )

La vecchia chiesa doveva comunque risultare troppo angusta e in cattive condizioni statiche, dato che nel 1660 i frati decisero di demolirla e ricostruirla. Non è conosciuto il nome dell'architetto; nella storiografia locale si è spesso proposto, senza fondamento, il nome di Gaspare Vigarani. La nuova chiesa fu più ampia della precedente, espansa verso il lato occidentale. La fabbrica dell'abside andò infatti a restringere la strada che la separava dal convento delle monache di Santa Chiara; le loro proteste non servirono, dato che i frati avevano il permesso della Comunità e l'avallo del duca. La costruzione dovette essere conclusa attorno al 1670, dal momento che in quell'anno la chiesa cominciò ad ospitare sepolture; in quell'anno inoltre fu terminato l'altare marmoreo della seconda cappella di sinistra, opera di Tommaso Loraghi.

1677 - 1723 (ampliamento intero bene )

Negli anni successivi, sempre con l'appoggio del Comune e del Duca, i Minimi ottennero la possibilità di espandersi ulteriormente nello spazio della strada che li separava dalle monache di Santa Chiara, per realizzare un camerino attiguo alla sacrestia (1677) e i vani per le scale di accesso alle tribune ai lati dell’altare maggiore della chiesa (1681); un quarto e ultimo ampliamento in quella direzione fu richiesto e ottenuto dai frati nel 1723, “per potere perfezionare la loro fabbrica dalla parte del coro”.

1708 - 1749 (realizzazione decorazioni)

Per il completamento della decorazione della chiesa e degli arredi interni della chiesa, così come li vediamo oggi, si lavorò a più riprese ancora per molti decenni. Segnaliamo qui soltanto la ricca decorazione della volta dell’aula, realizzata nel 1708 dal modenese Sigismondo Caula (medaglioni figurati) e dal bolognese Jacopo Antonio Manini (decoro a grottesche e finte architetture). Le cappelle minori vennero invece dipinte nel 1744-1749 dai pittori Mario Bianchi e Francesco Forti di Correggio, e da Lodovico Bosellini di Modena.

1758 - 1760 (lavori facciata )

La facciata, per la quale sono testimoniati lavori già negli anni 1720-1722, venne completata tra il 1758 e il 1760 (negli stessi anni in cui si realizzavano le facciate di altre chiese della città, San Vincenzo, 1761, e San Biagio, 1762). Entro apposite nicchie furono collocate quattro statue del veronese Diomiro Cignaroli, a cui si aggiunsero nel 1777 quattro sculture sulla sommità del portale, raffiguranti la Fede, la Speranza e due angeli. I lavori furono eseguiti a cura del sagrista Luigi Roncati, oblato dei Padri Minimi, originario di Finale Emilia.

1768 - 1814 (informazioni storiche carattere generale)

Nel 1768, nel quadro di una generale revisione della partizione ecclesiastica della città voluta da Francesco III, la parrocchia di San Barnaba venne soppressa. A compensare la perdita dei beni legati alla parrocchia, la comunità di Modena potè giovarsi dell'unione dei proprietà provenienti dal convento dei Minimi di Bagnolo in Piano (Reggio Emilia), chiuso nello stesso anno. Poco tempo dopo però, ovvero nel novembre del 1796, per decreto del governo francese, anche il convento di San Barnaba venne soppresso, dopo più di duecento anni di presenza dei frati di San Francesco di Paola a Modena. Negli anni successivi l'ufficiatura della chiesa fu affidata a realtà ecclesiastiche diverse, finchè, nel 1814, non venne ripristinata la parrocchia affidata a un sacerdote secolare.

1838  (restauro intero bene )

Un importante intervento di restauro alla chiesa fu realizzato nel 1838, per iniziativa del parroco don Andrea Palastri, che vi spese la somma ingente di 12.000 lire. Furono ripuliti e riattati marmi, stucchi, arredi lignei; e furono riprese le pitture delle volte e delle cappelle, coinvolgendo Luigi Manzini, per le figure, e Camillo Crespolani, per l’ornato. Luigi Manzini aggiunse un medaglione figurato sopra l’altare maggiore; gli allievi di Crespolani inoltre realizzarono ex novo la decorazione dei soffitti della sacrestia.

1855  (realizzazione balaustre e pavimentazione)

A don Giuseppe Roli, successore di don Palastri, si devono le balaustre in marmo e la pavimentazione delle sei cappelle laterali, opere realizzate tra il 1855 e il 1857.

1904  (restauri intero bene )

Un’altra campagna importante di lavori fu compiuta tra il 1903 e il 1904, mentre era parroco don Umberto Guarco. La chiesa rimase chiusa per diversi mesi; alla riapertura il 10 giugno il vescovo Natale Bruni celebrò la consacrazione. Il prof. Secondo Grandi ripulì e riprese le decorazioni della volta e del presbiterio, che erano pesantemente annerite dai fumi dei ceri e dalle polveri. I pittori Lusvardi, Mattioli e Marsciani ridipinsero invece i volti e le pareti delle cappelle laterali, armonizzandoli con i motivi decorativi della volta della navata e degli stucchi esistenti. Nella fascia sotto il cornicione superiore della navata fu applicata una iscrizione evangelica in legno dorato. Luigi Xella realizzò la doratura delle lesene, delle altre finiture architettoniche, dell’ancona sulla parete absidale. Tra gli interventi da segnalare, la posa di un nuovo pavimento in cemento a tre colori, disegnato dall’ingegner Modonesi, e la pulitura della facciata.
Descrizione

La chiesa di San Barnaba sorge in uno slargo tra le fitte vie del settore sud-occidentale del centro cittadino di Modena. La facciata a salienti ha tinteggiatura in rosso con finiture architettoniche in bianco, che sostituisce la tinta uniforme rossa presente fino a pochi anni fa; presenta un corpo centrale con due strette ali laterali, raccordate in alto tramite elementi sagomati. Nel corpo centrale, si aprono quattro nicchie contenenti statue in marmo; altre quattro sculture sono poste sopra la cimasa semicircolare che corona il portale d’ingresso. Sopra il portale si apre finestrone con corniciatura mistilinea mentre, al centro del timpano, è applicato medaglione raggiato in scagliola con il motto ‘charitas’. L’interno, a navata unica con volta a botte unghiata, presenta sei cappelle laterali, ciascuna profonda metri 2,6, aperte entro arcate a tutto sesto, e protette da balaustre marmoree. Due vani si aprono ai lati del portale d’ingresso; quello a sinistra è la base del campanile, mentre quello di destra è adibito a cappella. Tra i due vani sporge la tribuna dell’organo, caratterizzata da parapetto a balaustri ad andamento curvilineo. La navata è conclusa da presbiterio con abside rettangolare; ai suoi lati sono due coretti chiusi, che si prospettano sull’altare maggiore con tribune protette da grate. La volta è interamente decorata con grottesche e finte architetture, tra le quali si inseriscono medaglioni figurati; simile la decorazione delle volte delle cappelle laterali. Lesene con scanalatura dipinta e capitelli corinzi scandiscono le pareti laterali; al di sopra corre un lungo fregio con iscrizione in lettere in legno dorato. Le lesene e le altre partiture architettoniche sono dipinte di bianco con finiture dorate. La sacrestia della chiesa, alla destra del presbiterio, è ricavata nell’area dell’ex convento. Il campanile in laterizio, addossato al lato destro della chiesa, in prossimità della facciata, è costruzione cinquecentesca, completata dell’ultimo livello nel 1720; le colonnine ioniche in marmo utilizzate nella cella campanaria sono provenienti da edificio più antico.
Struttura
Struttura portante in muratura continua in laterizio, orditura di copertura in legno con manto in coppi laterizi.
Pavimenti e pavimentazioni
Pavimentazioni interne in marmi policromi.
Impianto strutturale
L’interno, a navata unica con volta a botte unghiata, presenta sei cappelle laterali, ciascuna profonda metri 2,6, aperte entro arcate a tutto sesto, e protette da balaustre marmoree. Due vani si aprono ai lati del portale d’ingresso; quello a sinistra è la base del campanile, mentre quello di destra è adibito a cappella. La navata è conclusa da presbiterio con abside rettangolare.
Pianta
Interno a navata unica con sei cappelle laterali, concluso da abside rettangolare.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1970-1980)
Il presbiterio, diviso dall'aula da balaustra in marmi policromi, è rialzato rispetto alla sala. Presenta l'altare maggiore con tabernacolo e mensa i marmi. La sede in legnami, guardando dall'aula, è a destra in legno. La mensa per la funzione religiosa è stata posizionata al di là della balaustra, in parte dell'aula. Il celebrante trova l'ambone in legnami alla sua destra.
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