chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Noto Noto chiesa parrocchiale Madonna del Carmine Parrocchia di Madonna del Carmine Facciata; Prospetto sud; Pianta; Pavimenti e pavimentazioni; Scale; Campanile; Coperture; Struttura; Elementi decorativi; Arredi presbiterio - aggiunta arredo (1967-1969) 1510 - 1510(prima sede antica chiesa); 1578 - 1578(trasferimento sede antica chiesa); 1586 - 1586(trasferimento dipinto Madonna); 1590 - 1623(organo antica chiesa); XVII - XVII(ricostruzione antica chiesa); 1684 - 1684(altari antica chiesa); 1693 - 1693(distruzione antica chiesa); XVIII - XVIII(ricostruzione provvisoria intero bene); XVIII - XVIII(ricostruzione intero bene); XVIII - XVIII(lavori a stucco abside – navata – volta ); XVIII - XVIII (lavori affresco volta); XVIII - XVIII(autori affreschi dipinti); 1984 - 1984(restauro organo); 1996 - 1997(restauro volta – affresco )
Chiesa della Madonna del Carmine
Tipologia e qualificazione
chiesa parrocchiale
Denominazione
Chiesa della Madonna del Carmine <Noto>
Ambito culturale (ruolo)
barocco netino (costruzione)
Notizie Storiche
1510 (prima sede antica chiesa)
I Padri Carmelitani ebbero una prima sede presso l’antica chiesa di S. Giacomo, da loro poi intitolata a S. Maria della Grazia, che si trovava fuori dalle mura della città antica ed era in costruzione nel 1510.
1578 (trasferimento sede antica chiesa)
Nel 1578, il cenobio fu trasferito nell'antica Noto presso un altro edificio, intitolato a S. Martino vescovo.
1586 (trasferimento dipinto Madonna)
Nel 1586 l'immagine della Vergine (probabilmente un affresco) fu trasferita "cum tota illa parietis parte" nella chiesa di San Martino.
1590 - 1623 (organo antica chiesa)
Nella chiesa del Carmine dell’antica Noto era sicuramente presente un organo sin dal 1590. Tale strumento fu sostituito, successivamente, con uno nuovo, realizzato nel 1623 dal sac. Giuseppe Baruni da Vizzini su incarico del priore del convento di Santa Maria del Carmelo.
XVII - XVII (ricostruzione antica chiesa)
Intorno alla metà del XVII secolo la chiesa del Carmine fu ricostruita ex novo sulle vecchie strutture dell’antico complesso di S. Martino, grazie ai fondi lasciati dal marchese Lopez Pons de Leon. L’opera di ricostruzione fu eseguita su progetto di un architetto rimasto ignoto.
1684 (altari antica chiesa)
Dalla "Relatio omnium e singularium Conventuum" della Provincia carmelitana di S. Alberto, redatta in occasione del Capitolo Generale dell’ordine, si evince che la chiesa del Carmine, interamente ricostruita, era ampia e bella. Era dotata di sedici altari. Tra quelli menzionati: l’altare maggiore, nel quale si custodiva la statua della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, gli altari di S. Lucia, di S. Maria delle Grazie, di S. Martino, dei Quattro Santi Coronati, di S. Paolino. I rimanenti non sono menzionati. Nove erano i religiosi presenti nel convento, che ne poteva ospitare dodici.
1693 (distruzione antica chiesa)
L’11 gennaio 1693 un terribile terremoto rase al suolo Noto Antica e più di quaranta città della Sicilia. Della chiesa del Carmine rimangono ancora oggi, nella parte di sud-est del monte Alveria, i resti di muri perimetrali e di colonne, nonché i riquadri di pietra di una ventina di tombe violate.
XVIII (ricostruzione provvisoria intero bene)
Durante l’insediamento sul colle Meti, sito scelto per la costruzione della nuova Noto, si realizzarono, in una prima fase, strutture di carattere provvisorio, fatte di travi di legno e tavole. Nella baracca che ospitava la chiesa del Carmine si custodiva la statua lignea della Madonna del Carmelo, recuperata tra le macerie durante gli scavi che si eseguirono nei giorni successivi al disastro.
XVIII (ricostruzione intero bene)
Trascorsi circa dieci anni dalla data del terremoto che aveva distrutto totalmente la città antica, sorsero sul pendio del colle Meti le prime strutture in muratura. Non ci sono date certe circa l’inizio e la fine dei lavori della chiesa del Carmine, che risulta in costruzione negli anni '70 del Settecento. Un confronto stilistico con la chiesa del Carmine di Scicli induce a ritenere che il progettista sia identico: Fra Alberto Maria. Precedentemente la chiesa era stata attribuita al Gagliardi, ma in realtà l’unico suo intervento documentato è del 1743 e si riferisce al convento e non alla chiesa.
XVIII (lavori a stucco abside – navata – volta )
Intorno alla metà del XVIII secolo un esperto stuccatore fu incaricato di realizzare delle decorazioni a stucco e oro nell’abside, lungo la navata e sulla volta. L’artista, autore di ornamenti di gusto rococò, potrebbe essere il palermitano Giuseppe Gianforma, la cui presenza a Noto si attesta in un documento del 1751.
XVIII - XVIII (lavori affresco volta)
Alla metà del XVIII secolo è da riferire la realizzazione del dipinto della volta: "Il trionfo della Madonna del Carmelo sulle eresie ariana e nestoriana". L’opera è attribuita al netino Costantino Carasi.
XVIII (autori affreschi dipinti)
Le tele centinate che adornano quattro dei sei altari laterali della chiesa del Carmine furono realizzate probabilmente mentre si realizzavano le decorazioni o subito dopo, tra il 1752 ed il 1753 circa. Tre delle quattro tele presenti sono attribuite a Costantino Carasi: S. Teresa d’Avila e S. Maria Maddalena de’ Pazzi, collocata sul terzo altare di destra; Il martirio di S. Lucia, sul secondo altare di sinistra; I SS. Quattro Coronati, sul primo altare di sinistra. L’ultima pala, S. Paolino di Nola, posta sul primo altare di destra, è da attribuire ad un altro pittore, forse Giuseppe Sbano, allievo di Costantino Carasi.
1984 (restauro organo)
Nel 1984 l’organo attuale fu sottoposto ad un’opera di revisione, riparazione ed elettrificazione. Lo strumento, della prima metà del XIX secolo, è da attribuire a Giovanni Platania Rocca, il cui nome compariva in una scritta apposta nella parte interna dell’anta di chiusura della secreta, particolare rilevato dai membri della ditta “F.lli Cimino” di Agrigento che eseguì il restauro.
1996 - 1997 (restauro volta – affresco )
Nel 1996-97 fu eseguito il restauro dell’affresco della volta.
Descrizione
La chiesa espone ad est il suo prospetto principale, che si presenta concavo, simmetrico e a tre ordini di lesene. Il terzo ordine rappresenta il corredo campanario dell’edificio. La facciata si erge su un sagrato contiguo alla via Ruggero Settimo che, sviluppandosi nella direzione nord-sud, definisce, grazie al vasto isolato su cui insiste il convento, una parte del lato occidentale del reticolo urbano del cosiddetto piano basso. Fa altresì da quinta all’asse stradale di via Ducezio, una delle strade più importanti del centro storico di Noto. La massa volumetrica del manufatto si inserisce in modo dominante nel contesto architettonico circostante influenzado lo skyline della città. Il corpo dell’edificio ha uno sviluppo longitudinale. L’interno, a navata unica, occupa una superficie di circa 1100 metri quadrati. Tre dei quattro lati che definiscono questo ambiente unico sono dotati di abside, secondo una concezione spaziale che concilia forme poligonali con forme ellittiche e circolari. Il rapporto volta-parete, che risulta amplificato nella direzione verticale, esprime bene il senso di un dialogo con il “non finito” che l’edificio, come luogo di culto di tradizione carmelitana, vuole esprimere. Si contano, in aggiunta all’altare maggiore, di legno dipinto in finto marmo, altri sei altari laterali di marmi policromi, due dei quali sono collocati nelle due esedre laterali che ospitano altrettante cappelle: quella del SS. Crocifisso, nel lato sinistro; quella del SS. Sacramento, nel lato destro. Quattro dei sei altari laterali, due per ogni lato, sono tangenti esternamente alla curva ellittica che definisce e contiene lo spazio della navata. L’area d’ingresso è sovrastata da una cantoria lignea sulla quale è alloggiato il corpo di un organo a canne del XIX secolo. La consolle dell’organo, elettrificata, è collocata sul pavimento della navata, in prossimità della cappella del SS. Sacramento. Il fonte battesimale si trova in prossimità dell’ingresso, nel lato sinistro. L’ambiente, prevalentemente bianco, è ricco di stucchi. Irrompe, a tratti, la policromia delle pale d’altare e della tempera della volta. L’area del presbiterio è corredata da un ciborio ligneo nel quale si custodisce una statua lignea della Madonna del Carmelo, proveniente da Noto Antica.
Facciata
La facciata concava aderisce ai principi di una cultura barocca che predilige motivi curvilinei, facciate concave o convesse. Dei marcapiano definiscono i tre livelli di un prospetto che non presenta colonne, ma solo lesene. I capitelli delle lesene sono di tipo composito. Il portale d’ingresso è fiancheggiato da coppie di lesene sovrapposte, a rastremare. Sul portale fa bella mostra di sé un blasone dei carmelitani sorretto da putti alati. Il frontone ad arco del portale è inglobato nel modulo che fa da basamento al secondo ordine. L’apertura del secondo ordine è sormontata da un frontone curvilineo spezzato in due diversi punti. Le due volute laterali snelliscono la mole della facciata e slanciano la chiesa verso l’alto. Le coppie di mensole aggettanti presenti sia nel primo che nel secondo ordine sono disposte in modo da rispettare la simmetria rispetto all’asse del prospetto. Il terzo ordine, che rappresenta il corredo campanario dell’edificio, funge da coronamento e rafforza la simmetria della facciata. I frontoni curvilinei interrotti del primo e del secondo ordine, le volute giganti del secondo ordine, gli acroteri del secondo e del terzo ordine snelliscono ed ingentiliscono la struttura, spesso spigolosa e monolitica, della facciata-torre e ne rafforzano al tempo stesso l’impronta tardo barocca. La facciata presenta tratti comuni al prospetto di un altro edificio religioso del Val di Noto: la chiesa del Carmine di Scicli. Opportuna, pertanto, la posizione di chi ritiene che le due facciate siano state progettate dallo stesso architetto.
Prospetto sud
Nel lato sud si nota la presenza di un portale secondario, murato forse a seguito del livellamento dei piani stradali attuato nel XIX secolo. Il portale è sormontato da un timpano ad andamento sinusoidale, interrotto in due diversi punti. È l’unico elemento che crea movimento su un prospetto complessivamente liscio, quasi del tutto privo di ornamenti e decorazioni.
Pianta
La chiesa presenta una planimetria triabsidata: tre dei quattro lati che definiscono l’ambiente sono absidati. Non ci sono elementi che interrompono la simmetria della pianta. Il presbiterio è rialzato rispetto al piano della navata.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione è realizzata con quadrelle di terracotta bicroma di due colori: bianco e nero.
Scale
Esternamente, il dislivello esistente tra il piano della navata e quello del piazzale antistante la facciata, nel lato est, è colmato da una breve scalea. Internamente l’edificio è dotato: di una scala che conduce al campanile, a cui si può accedere da una porta ubicata nel lato destro all'interno della cappella del SS. Sacramento; di una scala che conduce ad una sala annessa, nota come sala Sigona, a cui si può accedere da una porta ubicata nel lato destro della cappella del SS. Crocifisso. Due gradini, infine, raccordano il piano del presbiterio con quello della navata.
Campanile
La facciata ingloba la torre campanaria, che si attesta sul secondo ordine con tre aperture – monofore – disposte in modo da rafforzare la simmetria assiale del prospetto.
Coperture
La chiesa presenta una copertura lignea a capriate, con tavolato e coppi siciliani. La volta è realizzata con incannucciato e gesso. Similmente le calotte emisferiche, dell’abside e delle due esedre laterali, presentano un estradosso realizzato con struttura lignea e coppi siciliani, un intradosso in canne e gesso (incannucciato).
Struttura
La struttura è in muratura con piloni portanti angolari. I piloni sono disposti sui vertici di un ottagono irregolare, secondo lo schema dell’ottagono con lati disuguali inscritto in un ovale. In corrispondenza dei lati absidati i piloni sono raccordati con arcate di ripartizione a tutto sesto.
Elementi decorativi
Esternamente alcuni motivi ornamentali rendono compositi i capitelli delle lesene presenti nei due ordini della facciata. Nei capitelli del primo ordine prevale lo stile composito ionico-corinzio: le volute ioniche si alternano alle foglie d’acanto, tipiche dello stile corinzio. Nei capitelli del secondo ordine le volute dello stile ionico sono raccordate con festoni curvilinei e motivi a scanalature verticali. Lo stemma carmelitano, d’impronta rococò, introduce un elemento di irregolarità sulla facciata tardo barocca, nella quale prevale il gusto della simmetria totale, ricercato anche con l’introduzione delle due volute laterali. Le mensole emergenti dalle superfici murarie del primo e del secondo ordine – pensate originariamente per accogliere altrettante statue – così come gli acroteri del secondo e del terzo ordine, rivelano l’intenzione di mantenere inalterata la simmetria della facciata. Internamente la chiesa è ricchissima di stucchi del tardo Settecento. Quelli presenti sui due lati della navata rappresentano piccoli putti in posa dinamica tra ornamenti rococò in forma di ghirlande, ad “S” o a “C”. Decorazioni floreali a stucco sono presenti anche sulla volta e sulle pareti del presbiterio. Gli ornamenti del presbiterio presentano indorature, quelli della volta fanno da cornice alla tempera che rappresenta il Trionfo della Madonna del Carmelo sulle eresie ariana e nestoriana, lavoro attribuito a Costantino Carasi, il più importante dei pittori netini del Settecento. Nell’arco absidale si attesta, in corrispondenza della chiave, un cartiglio sostenuto da putti, recante una rappresentazione del blasone carmelitano.
Arredi
Tra gli elementi d’arredo si possono annoverare: una statua lignea della Madonna del Carmelo del XVI secolo, proveniente da Noto Antica ed attribuita al netino Antonino del Monachello; acquasantiere di pietra basaltica, provenienti da Noto Antica (XVI – XVII secolo), collocate in prossimità dell’ingresso; il portone ligneo, coevo alla chiesa, unico esempio rimasto a Noto di portone settecentesco; una scultura di S. Sebastiano Martire del XVII secolo e un Cristo in croce di gusto tardobarocco, entrambi collocati nella esedra del lato sinistro, presso la cappella del SS. Crocifisso; un artistico pulpito ligneo del XVIII secolo, addossato ad una parete del lato sinistro, tra la cappella del SS. Sacramento ed il presbiterio; quattro pale d’altare della metà del XVIII secolo riconducibili alla scuola di Costantino Carasi, nelle quali sono rappresentati S. Paolino di Nola (primo altare di destra), S. Teresa d’Avila e S. Maria Maddalena de’ Pazzi (terzo altare di destra), Il martirio di S. Lucia (terzo altare di sinistra), I SS. Quattro Coronati (primo altare di sinistra); un organo a canne del XIX secolo, alloggiato nella cantoria che sovrasta l’area d’ingresso; un monumentale ciborio di legno dipinto e indorato che domina l’area del presbiterio, nel quale si custodisce la statua della Madonna del Carmelo; un altare maggiore di legno dipinto e indorato del XX secolo, realizzato dopo la riforma liturgica del Concilio Ecumenico Vaticano II dalla ditta Coletta; un ambone di legno dipinto e indorato del XX secolo, realizzato dopo la riforma liturgica del Concilio Ecumenico Vaticano II, collocato sul lato sinistro del presbiterio; un fonte battesimale di pietra bianca e una statua del Sacro Cuore in cartone romano, opere del XX secolo, collocate presso il battistero, in prossimità dell’area d’ingresso; un’artistica bussola di legno che definisce l’atrio dell’ingresso, realizzata nel 1963-64 dalla ditta Coletta su disegno dell’artista G. Patanè.
Adeguamento liturgico
presbiterio - aggiunta arredo (1967-1969)
È stato attuato mediante l'introduzione di un altare coram populo e di un ambone, manufatti mobili di legno dipinto e indorato realizzati negli anni 1967-1969 dopo la riforma liturgica del Concilio Ecumenico Vaticano II.
La realizzazione è stata promossa dal parroco don Giuseppe Pisasale con disegno e decorazioni del prof. Giuseppe Patanè; i manufatti sono stati realizzati da Vincenzo Coletta.