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San Martino in Campo
Perugia
Perugia - Citta' della Pieve
chiesa
parrocchiale
SAN MARTINO
Parrocchia di San Martino in Campo
pianta; facciate; campanile ; pavimenti e pavimentazioni; struttura/alzato
presbiterio - aggiunta arredo (anni '60/'70)
VIII - X(esistenza pieve); 1036 - 1136(giurisdizione beni); 1163 - 1189(attestazione diploma); XIII - XIII(giurisdizione pieve); XIV - XIV(giurisdizione pieve); 1369 - 1369(affidamento pieve); 1382 - 1382(sanzione atto); 1450 - 1450(struttura chiesa); 1511 - 1513(realizzazione affreschi); 1513 - 1541(giurisdizione pieve); 1701 - 1746(interventi chiesa); 1742 - 1743(sistemazione chiesa); 1763 - 1763(concessione indulgenza ); 1795 - 1797(intervento campanile); 1797 - 1812(donazione ciborio); 1815 - 1816(interventi intero bene); 1825 - 1830(interventi intero bene); 1845 - 1845(affidamento perizia); 1845 - 1974(interventi coro); 1848 - 1859(intervento chiesa); 1860 - 1864(interventi intero bene); 1864 - 1864(benedizione chiesa ); 1867 - 1872(ultimazione interventi ); 1888 - 1901(risistemazione chiese); 1913 - 1923(spostamenti affresco)
Chiesa di San Martino
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Martino <San Martino in Campo, Perugia>
Altre denominazioni Chiesa di San Martino in San Martino in Campo
Ambito culturale (ruolo)
romanico (impianto originale)
rinascimento (restauro intero bene)
barocco (restauro interno)
chiese leonine (Leone XIII) (impianto attuale)
Notizie Storiche

VIII - X (esistenza pieve)

L'edificazione della cappella di San Martino in Campo si colloca intorno alla fine del VIII secolo e l'inizio del X secolo e serviva per garantire ai lavoratori della pianura del Tevere i servizi religiosi. La cappella, tuttavia, dipendeva dalla chiesa madre di San Martino in Colle, dalla quale mutua il titolo.

1036 - 1136 (giurisdizione beni)

Nel documento del 1036 del vescovo Andrea con il quale decide le pievi, le chiese e le cappelle che devono essere trasferite sotto la giurisdizione del Capitolo della cattedrale di Perugia, inserisce la pieve di San Martino in Colle di cui fa ancora parte quella del Campo. L'estensione territoriale di questa pieve risulta molto ampia, così, il vescovo decide di smembrarla e la cappella della pianura fu dotata di funzioni plebane in subsidium alla chiesa madre. Il Capitolo ottiene l'assegnazione della nuova mensa prima del 1136.

1163 - 1189 (attestazione diploma)

Il diploma dell'imperatore Federico Barbarossa del 1163 attesta l'esistenza della pieve di San Martino in Campo e la sua appartenenza al Capitolo di San Lorenzo di Perugia, confermata anche dal privilegio di papa Alessandro III del 1169 che la inserisce nell'elenco di chiese e cappelle spettanti all'ente laurenziano. Da questo momento alla pieve vengono attribuiti dei possedimenti autonomi confermati nel terzo privilegio concesso al Capitolo di San Lorenzo da papa Clemente III del 1189.

XIII  (giurisdizione pieve)

La pieve di San Martino in Campo, nel corso del secolo XIII è una delle sette pievi che appartengono stabilmente al Capitolo ed è retta da canonici intrinseci all'ente stesso. La pieve rappresenta una delle dipendenze di maggior valore economico del Capitolo, tanto che tra il 1268 e il 1278 versava 24 pani e tre soldi per la festa di San Lorenzo.

XIV  (giurisdizione pieve)

Nel Liber beneficiorum della metà del XIV secolo, la pieve di San Martino in Campo è inserita nell'elenco delle chiese di appartenenza del Capitolo e risulta allibrata per 225 lire.

1369  (affidamento pieve)

Dal catasto del 1369 si conosce che la pieve e i terreni di sua pertinenza sono direttamente affidati alla mensa dell'arciprete e quindi risulta essere separata dal Capitolo.

1382  (sanzione atto)

Gli abitanti di San Martino in Campo chiedono al capitolo di ottenere delle terre per poter costruire il castello per potersi riparare dalle scorrerie. L'atto del 31 maggio 1382 sancisce la realizzazione del castello e comprende anche la Chiesa che si inserisce lungo le mura perimetrali.

1450  (struttura chiesa)

Il 24 agosto 1450, l'arciprete Raniero della Corgna incarica don Antonio di Matteo di Panicale pievano di San Martino in Campo e nel suo resoconto si hanno notizie sulla struttura della chiesa. Questa era dotata di due altari di cui uno dedicato a San Martino e, probabilmente corrispondeva all'altare maggiore e l'altro fatto erigere da Valentino di Luca.

1511 - 1513 (realizzazione affreschi)

Nel 1511 viene commissionato al pittore Giovanni di Giorgio un ciclo di affreschi per la facciata della chiesa, ma due anni più tardi (1513) l'impresa viene assegnata al noto Pietro Vannucci, detto il Perugino. Il lavoro, probabilmente, fu eseguito dalla sua bottega, tanto che gli storici dell'arte vi riconoscono la mano dell'allievo Giannicola di Paolo.

1513 - 1541 (giurisdizione pieve)

Con intervento diretto di papa Leone X, la pieve di San Martino in Campo è staccata definitivamente dalla mensa dell'arcipretura per confluire in quella generale del Capitolo che nel 1541 ne assorbe anche le proprietà.

1701 - 1746 (interventi chiesa)

Il 10 gennaio 1701 durante alcuni lavori di ristrutturazione interni alla chiesa fu abbattuta una scala e rinvenne un affresco, precedente alla decorazione posta in essere dal Perugino. L'immagine venne chiamata Madonna della Scala e rappresentava Maria con il bambino e fu collocata in una cappella appositamente costruita tra il 1702 e il 1705 (sorta sul lato destro della navata, all'incrocio con il presbiterio). La devozione popolare aumentò e la chiesa si stava trasformando in un vero santuario mariano. Per questo si resero necessari dei provvedimenti restrittivi. Nel 1706 fu vietato il gioco del ruzzolone di fronte alla chiesa parrocchiale e nel 1709 si vietava l'organizzazione di giochi profani per i pellegrini che arrivavano. Un divieto ribadito ancora nel 1714 e 1746.

1742 - 1743 (sistemazione chiesa)

La confraternita del Santissimo Sacramento spese cento scudi nel biennio 1742-43 per sovvenzionare la spesa dei lavori di sistemazione della chiesa: tetto, portale d'ingresso, risanamento del pavimento e pareti interne. Il 9 giugno 1743 il vescovo Ferniani celebra la solenne liturgia di consacrazione del rinnovamento dell'edificio.

1763  (concessione indulgenza )

Il breve di Clemente XIII del 12 luglio 1763 concede un'indulgenza speciale a tutti i pellegrini che si recavano in visita alla parrocchiale per rendere omaggio alla Madonna della Scala.

1795 - 1797 (intervento campanile)

Il 3 giugno 1795 un fulmine distrusse la parte sommitale del campanile della chiesa. I fedeli chiesero al Capitolo di poter riedificare la torre campanaria per intero, ma l'ente non poteva sostenere tutta la spesa, così la Confraternita della Morte si offrì di pagare il resto del costo. I lavori furono affidati all'architetto Giovanni Cerrini, supervisionati dal capomastro Paolo Cesarini. Il campanile fu terminato nel maggio del 1796 per una spesa totale di 400 scudi. Vennero rimontate le due vecchie campane, ma la Confraternita della Morte ottenne il permesso di poter fondere una nuova campana di peso superiore alle mille libbre. Il 12 maggio 1797 fu montata la nuova campana che reca la seguente scritta: "Della Compagnia della Morte di S. Martino in Campo. 1797".

1797 - 1812 (donazione ciborio)

Il conte Orazio Donini dota la chiesa di un ciborio in argento che sarà poi trafugato nel 1812.

1815 - 1816 (interventi intero bene)

Il nuovo pievano don Sersilvestri si fece promotore della nuova ricostruzione della chiesa nel 1815, che coinvolgeva anche le confraternite esistenti. Quella del Santissimo Sacramento si rese disponibile a cedere il proprio oratorio e la casa attigua, oltre ad abbattere l'Oratorio della Madonnuccia (salvando l'affresco) per utilizzare i materiali lapidei per la nuova costruzione. Il progetto, tuttavia, non ebbe compimento se non nella esecuzione della scalinata di collegamento fra la canonica e la chiesa (1816).

1825 - 1830 (interventi intero bene)

Con l'insediamento del pievano don Carlo Valigi nel 1825 viene affrontato l'intervento del consolidamento della struttura che termina nel 1827. Sempre in questo anno vengono tolte le due vecchie campane che vengono pagate dalle altre due confraternite del Santissimo Sacramento e del Rosario. Il sacerdote, poi, nel 1830 ripara l'orologio posto sul campanile.

1845  (affidamento perizia)

Nel 1845 all'architetto Francesco Boschi viene affidato il compito di effettuare una perizia e un preventivo per l'innalzamento della volta del coro, vista l'impossibilità di mettere mano sull'intera struttura.

1845 - 1974 (interventi coro)

Nel progetto dell'innalzamento del coro del 1845 era previsto un incavo per collocare il nuovo organo, commissionato il 22 febbraio all'organaro Angelo Morettini. Le spese furono sostenute dalla Confraternita della Morte per un totale di 302 scudi, saldati interamente il 28 giugno del 1847. L'organo fu fatto suonare il 16 novembre del 1845. Dopo la seconda guerra mondiale nella visita pastore del 1948, il vescovo Vianello richiede l'abbattimento dell'orchestra e la nuova collocazione dello strumento. Nel 1974 l'organo viene smembrato, trasformato e dismesso in via definitiva. Alcune delle canne sono state date alla comunità dei Minori Osservanti di Amelia per completare il loro organo.

1848 - 1859 (intervento chiesa)

Con l'arrivo del nuovo pievano, don Valentino Ricci, si propone di rialzare tutta la chiesa. Tutte le confraternite e i cittadini si trovano d'accordo. Il 7 agosto 1857 il pievano presenta il progetto al Capitolo della cattedrale, il quale non si oppone ma richiede un preventivo attendibile e per questo viene chiamato l'architetto Nazareno Biscarini, il quale ottiene l'incarico nel 1859. La scomparsa del pievano arresta l'inizio dei lavori.

1860 - 1864 (interventi intero bene)

Il 1860 è un anno cruciale per l'avvio della nuova fabbrica con l'approvazione del progetto da parte del vescovo Pecci e del consenso del Capitolo a demolire la vecchia casa parrocchiale e della definizione del contributo a 400 scudi. La prima fase dei lavori prevede l'abbattimento dei vecchi edifici e la messa a punto delle strutture portanti della chiesa, ma le risorse economiche risultano insufficienti e i lavori terminano nel 1861. In questi anni si deve collocare anche l'intervento di stacco degli affreschi del Perugino che decoravano la zona absidale. Nonostante la scarsità di risorse, il padre di Nazareno, Angelo Biscarini, titolare della ditta dei lavori, decide di andare avanti con un ribasso del 5% e si impegna a finire l'opera nel 1864. Il 15 luglio del 1864, la ditta costruttrice presenta i lavori e chiede il collaudo che sarà eseguito dall'incaricato Giovanni Santini, rilevando alcuni danni determinati dall'umidità.

1864  (benedizione chiesa )

Alla fine del 1864 la chiesa viene benedetta dall'arcidiacono Giuseppe Maria Lippi Alessandri anche se l'edifico ancora non è completamente finito.

1867 - 1872 (ultimazione interventi )

La nomina del pievano don Meozzi è decisiva per la fine della costruzione della chiesa che riprende dal 1867 fino al 1872, anno della consacrazione della nuova chiesa parrocchiale. Viene consacrato l'altare maggiore includendo alcune reliquie da parte dell'ausiliare del vescovo Pecci, monsignor Carmelo Pascucci. La chiesa si presenta rinnovata con l'immagine della Madonna della Scala che sormonta l'altare maggiore e dietro a questo vengono collocati gli affreschi staccati eseguiti da Perugino di cui non si ha più traccia.

1888 - 1901 (risistemazione chiese)

La realizzazione, forse sbrigativa, del tetto, determinò un nuovo intervento nel 1888. Le cospicue infiltrazioni d'acqua portarono al rifacimento della copertura della chiesa, affidata al capomastro Nazareno Rossi di San Nicolò di Celle, costata 2.500 lire, pagate interamente dalle confraternite. Altri lavori vennero compiuti nel 1901 in occasione del centenario del ritrovamento della Madonna della Scala.

1913 - 1923 (spostamenti affresco)

L'affresco della bottega di Perugino nel 1913 risulta già staccato dalla posizione originale e messo dietro l'altare maggiore. Dieci anni più tardi, nel 1923, si perdono le tracce dell'affresco.
Descrizione

La chiesa è situata nel paese di San Martino in Campo, storico insediamento interamente adagiato nella pianura alluvionale alla destra del fiume Tevere, ad 11 km a sud di Perugia di cui è una frazione. Lo sviluppo di tale spazio è correlato originariamente, sin dagli Etruschi, all'asse della via Marscianese su cui l'insediamento era posto in sequenza con altri, ma la recente crescita è sicuramente condizionata dalla sua vicinanza all'asse e all’uscita della superstrada che lo separa dal Tevere. L'evoluzione urbana nasconde l'originaria configurazione insediativa determinata dall'azione estetica dei Benedettini, che eressero in tale luogo una Pieve, trasformata poi in castello, per bonificare il territorio circostante. La chiesa è l'elemento centrale nel blocco edilizio storicizzato, con il volume liturgico incastonato nel blocco e disposto verso l'esterno dei limiti murari, rivolto a est in modo extraprospettico rispetto il nucleo urbano. Attualmente tale condizione si perde nelle villette giustapposte che hanno cambiato i limiti dell'edificato e nel lotto asfaltato, con il sagrato che è disegnato da marker fangi-traffico in cemento disposti a semicerchio per seguire la curva contestuale. La qualità formale del bene nonché la sua inaspettata volumetria, estremamente grande rispetto il contesto abitativo e alla sua edilizia residenziale minuta, ne enfatizzano il ruolo percettivo e identitario del bene, nonostante la pianeggiata orografia ne riduca notevolmente il campo d'influenza.
pianta
Ad unica navata, suddivisa in tre grandi campate, con abside sul fondo e ai lati accessi a sx ad una cappella chiusa da una porta a vetri automatica e a dx un vano che conduce poi ai locali parrocchiali. La zona presbiteriale è rialzata di un gradino e mentre sul fondo trova posto l'organo con le sue grandi canne, al centro vi è un altare marmoreo, sito sopra altri tre gradini, impostato intorno ad un'edicola mariana e fronteggiato da una mensa ivi giustapposta. Nella prima campata sono posti dentro gli archi, a dx un confessionale e sx un fonte battesimale, separato da una balaustra. Nella seconda campata si dispongono due altari simmetrici con una nicchia al centro, a sx con crocifisso e a dx con statua del santo. Nella terza campata altri due altari simmetrici.
facciate
La principale, con mattoni faccia-vista, presenta forme caratteristiche dell'architettura rinascimentale, disegnata da un gioco di moduli e proporzioni: in alto il timpano è delimitato da un modano e contraddistinto da peducci nell'intradosso, con una croce affiancata da due acroteri che termina l'intersezione delle due falde; sotto il timpano il registro della facciata è tripartito verticalmente in tre quadrati che al centro trovano un ricco rosone realizzato in terracotta e pietra rosa, svasato internamente con la vetrata divisa da una raggiera e nel riquadro esterno formelle di serafini che completano agli angoli la composizione. L'attacco con il terreno è infine schermato da un porticato con tre archi che si giustappone alla facciata, spazio disegnato da modanature e riquadri ottenuto con un sapiente uso del laterizio che inquadra perfettamente il grande portale ligneo che ha gli stipiti della sua cornice in laterizio, e sopra la pietra bianca di una modanatura passante su cui si innestano quasi come proiezioni sulla facciata i tre archi, dove il centrale diventa una lunetta che ospita una formella decorativa. Non sono visibili altre facciate.
campanile
Il campanile si attesta alla sx della facciata, sopra i volumi contestuali, da cui emerge con una porzione della canna, in laterizio, bipartita orizzontalmente con sotto una finestra nel verso della facciata, sopra due orologi, disposti nel lato parallelo alla facciata e nel suo ortogonale, mentre nel retro si trova un'altra apertura. Superiormente, la cella campanaria presenta quattro aperture a tutto sesto decorate con giochi di mattoni, mentre in alto, una peculiare copertura a cipolla corona il manufatto.
pavimenti e pavimentazioni
In lastre di marmo.
struttura/alzato
La chiesa presenta le pareti intonacate in beige con le geometrie evidenziate da modanature e da stucchi bianchi che ornano anche gli altari. Una struttura a pareti portanti è supportata da paraste scanalate dove scaricano le volte, che sono a crociera ribassata nella prima e nella terza campata, a crociera poligonale nell'abside, a vela ribassata nella campata centrale, con pennacchi sferici ricavati dalla modanatura della circonferenza iscritta. Le volte sono ornate da uno sfondo di cielo stellato e con un disegno accurato dei costoloni, mentre disegni dentro cornici circolari sovrastano gli archi ciechi nella prima e nella terza campata, e decorano i pennacchi e gli archi ricavati dalla divisione in otto parti della calotta sferica, con il centrale e i due laterali ornati con vetrate colorate. La chiesa è caratterizzata da una trabeazione con capitelli di ordine corinzio, con un'ampia trabeazione segnata da un architrave ornato da formelle in stucco a modo di metope. I costoloni che da qui partono sono decorati nell'intradosso ancora con stucchi, con al centro grandi lampadari che scendono nell'assemblea. Una ricca decorazione si ritrova anche nelle cornici delle vetrate che si presentano nelle finestre a tutto sesto poste dentro l'arco di imposta della volta. La parete di fondo è dominata dall'altare marmoreo con l'immagine mariana, con dietro le canne dell'organo e la parete retrostante scandita da lesene; la controfacciata ha invece una grande bussola in legno con decorazioni sommitali che scherma l'ingresso e sopra dentro l'arco d'imposta il rosone con vetri colorati. Le pareti laterali delle tre campate presentano una conformazione per cui la prima è caratterizzata da un arco cieco, la centrale ha un altare impostato intorno a nicchia posta a mezz'altezza, la terza è aperta per giungere a sx nella cappella contigua e a dx nei locali della canonica.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (anni '60/'70)
Giustapposizione di una mensa al centro.
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