chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Modena Modena - Nonantola chiesa vescovile San Domenico Parrocchia di Santa Maria Assunta Coperture; Impianto strutturale; Pianta; Impianto strutturale nessuno 1243 - 1386(preesistenza carattere generale); 1451 - 1451(preesistenza carattere generale); 1598 - 1634(preesistenza carattere generale); 1707 - 1708(ricostruzione intero bene ); 1707 - 1765(ricostruzione convento); 1720 - 1731(lavori interni lintero bene ); 1731 - 1790(lavori interni intero bene ); 1797 - 1817(informazioni storiche carattere generale); 1817 - 1840(costruzione campanile); 1852 - 1854(restauro intero bene ); 1886 - 1915(realizzazione pavimentazione); 1996 - 2012(consolidamento e restauro intero bene )
Chiesa di San Domenico
Tipologia e qualificazione
chiesa vescovile
Denominazione
Chiesa di San Domenico <Modena>
Ambito culturale (ruolo)
barocco (costruzione dell'edificio)
Notizie Storiche
1243 - 1386 (preesistenza carattere generale)
Le prime notizie su una chiesa dei Domenicani a Modena risalgono al 1243, quando il vescovo Alberto Boschetti diede loro il permesso di costruire chiesa e convento nella zona a Nord-Est del perimetro cittadino. La chiesa ebbe inizialmente per titolazione principale quella a San Matteo, ma a partire dalla fine del XIV secolo nei documenti e nelle cronache è indicata correntemente come chiesa di San Domenico. Diversamente da quella attuale, essa aveva orientamento liturgico, con abside a Ovest e facciata a Est; come nel duomo di Modena, sul fianco destro si apriva un portale laterale, realizzato probabilmente nel 1385-1386.
1451 (preesistenza carattere generale)
Nel 1451 essa venne consacrata dal vescovo Giacomo da Cadignano, verosimilmente in seguito all’esecuzione di significativi lavori di rinnovamento dell’edificio, e non per una sua ricostruzione ex-novo, di cui non esiste nessuna testimonianza. Negli anni successivi ci furono arricchimenti significativi nell’arredo, come il coro intarsiato di Bartolomeo Bonasia (m. 1527) e affreschi realizzati da Francesco Bianchi Ferrari (m. 1510) e Nicolò dell’Abate (1534).
1598 - 1634 (preesistenza carattere generale)
Con l’arrivo a Modena degli Estensi, nel 1598, la chiesa di S. Domenico assunse maggiore importanza, dato che, per la sua posizione vicinissima al castello ducale, venne considerata chiesa di corte. Nuovi importanti interventi vennero realizzati quindi anche nel Seicento, come l’addossamento del coro all’abside (1602) e la costruzione di nuove cappelle e altari. Nel frattempo però la fabbrica di un grandioso Palazzo ducale, avviata nel 1634 su progetto di Bartolomeo Avanzini al posto del vecchio castello medievale, fece risultare l’antica chiesa di San Domenico disarmonica rispetto al nuovo contesto architettonico.
1707 - 1708 (ricostruzione intero bene )
Si giunse così, nel 1707-1708, all’abbattimento dell’antica chiesa e alla costruzione ex novo di un altro edificio, la cui prima pietra fu posta alla presenza del Duca il 10 settembre 1708. Progettista fu il veneziano Tommaso Bezzi, ingegnere ducale; secondo altri, fu invece il bolognese Giuseppe Antonio Torri (Gusmano Soli, Le chiese di Modena, p. ). Essa venne orientata come il palazzo Ducale, ovvero con il prospetto principale rivolto a Sud; nel disegno originario le due facciate dovevano essere allineate, ma in realtà si scelse di arretrare di qualche metro quella della chiesa, per non nuocere alla preminenza del palazzo.
1707 - 1765 (ricostruzione convento)
Nel 1707-1708, anche gran parte del convento venne abbattuta; la ricostruzione risulta terminata tra il 1762 e il 1765. Una parte di esso era da secoli adibita a Tribunale dell’Inquisizione; quando nel 1785 il Duca abolì questa istituzione, ne incamerò anche i locali, installandovi l’anno successivo la Scuola di Belle arti.
Nel 1810, al tempo della dominazione francese, il convento subì ulteriore pesante riduzione, dato che la maggior parte di esso venne ceduta alla Prefettura del Dipartimento del Panaro, e destinata ad abitazione del Prefetto e uffici. Con il ripristino della comunità domenicana, nel 1817, quei locali rimasero al Governo ducale, passando successivamente al Regno d’Italia; attualmente ospitano l’Archivio di Stato.
1720 - 1731 (lavori interni lintero bene )
Nel 1720 fu completata la struttura dell’altare più sontuoso, quello del Rosario, opera marmorea del veneto Giuseppe Torretti. I lavori complessivamente si protrassero diversi anni e solo nel 1731 la chiesa fu aperta al culto; in una smania di rifacimento secondo il gusto moderno, nulla fu conservato della precedente costruzione, con l’eccezione di un gruppo in terracotta di Antonio Begarelli che rappresentava l’incontro di Cristo con Marta e Maria, che fu collocato in un angolo della nuova chiesa.
1731 - 1790 (lavori interni intero bene )
All’apertura del 1731 l’arredo della chiesa non era del tutto rifinito, e si lavorò a lungo per completare i sette altari (tre per ogni braccio laterale, più l’altare maggiore) e altri elementi della grande chiesa. Ricordiamo alcune tappe: compimento degli altari di S. Vincenzo Ferrer (1736), di S. Pio V (1743), di S. Pietro martire (1745), di S. Tommaso (1746); costruzione del baldacchino sopra l’altare maggiore (1745); realizzazione del fonte battesimale (1768) e del pulpito (1774); installazione dell’altare di S. Domenico, proveniente dalla soppressa chiesa della Confraternita delle Stimmate (1783); allargamento delle due tribune laterali (1783); pittura murale dell’altare del Rosario (1785), quindi di tutta la chiesa, eseguita da Giuseppe Bianchi (1785-1786); restauro della facciata (1790). Nel 1773 fu costruita la sagrestia, che sarà accorciata nel 1818.
Nel 1797 il governo francese soppresse la comunità domenicana; rimasero soltanto due frati per la cura d’anime, dato che dal 1772 la chiesa di San Domenico era divenuta sede parrocchiale con il titolo di Sant’Agata. Nel 1798 presero dimora nel convento i Francescani Osservanti della vicina chiesa di S. Margherita, che rimasero fino al 1808.
1817 - 1840 (costruzione campanile)
Nel 1817, per volontà del duca Francesco V, la comunità dei Domenicani fu ripristinata, seppure con una drastica riduzione dei locali destinati loro per convento. Sotto la guida dei parroci-priori, diversi interventi furono realizzati negli anni seguenti. Nel 1835 fu costruito un campanile, in sostituzione della vela fino ad allora esistente, e nel 1837 furono installate quattro nuove campane fuse da Serafino Golfieri di Bologna. Nel 1840 circa, il convento venne innalzato di un piano, a spese del Duca.
1852 - 1854 (restauro intero bene )
Tra il 1852 e il 1854 ci fu un generale restauro della chiesa: fu rifatta la copertura, restaurate le cappelle, installato un nuovo pavimento in cotto. Fu inoltre decorata la volta del presbiterio con gloria di san Domenico, dipinta da Adeodato Malatesta; la volta crollò nel bombardamento del 1944 e le pitture andarono perdute.
1886 - 1915 (realizzazione pavimentazione)
Nel 1886 fu fatto il pavimento in mattonelle del presbiterio e poco dopo fu restaurato il campanile, sotto la direzione dell’ing. Carlo Barberi, che ne resa più acuta la guglia. Nel 1899 il parroco padre Gambetta fece il pavimento in legno del coro e ne riattò gli scanni; nel 1900 fu restaurata radicalmente la sagrestia, in particolare i due armadi settecenteschi a intarsio. Nel 1915 fu rifatto in marmo il pavimento della chiesa, su disegno dell’ingegner Giuseppe Tubini, inserendo al centro lo stemma dei domenicani.
1996 - 2012 (consolidamento e restauro intero bene )
Diversi interventi di consolidamento e restauro alla chiesa e alla sagrestia sono stati effettuati a partire dal terremoto del 1996 e sono tuttora in corso lavori di consolidamento dopo quello del 2012.
Descrizione
La facciata è caratterizzata da otto lesene con capitelli ionici, sulle quale insiste grande frontone curvilineo; al suo interno, è racchiuso un più piccolo timpano triangolare, nel quale è collocato un affresco con il Padre eterno, attribuito a Giulio Secchiari e proveniente dalla vecchia chiesa, in verità quasi non visibile per la distanza da chi guarda dal basso. Al centro della facciata, si aprono il portale con timpano triangolare e una grande finestra rettangolare.
La chiesa ha pianta a croce, con bracci disuguali in lunghezza e larghezza. Il tronco iniziale è stato ridotto rispetto al progetto iniziale, perché la facciata rimanesse arretrato rispetto a quella del nuovo Palazzo ducale che era stato eretto a destra della chiesa. I bracci laterali terminano con vani quadrangolari, mentre il braccio del presbiterio si conclude con abside semicircolare. Alla sua destra si trova la sagrestia. Al centro della chiesa si apre una grande cupola ellissoidale, che appare all’esterno di forma ottagonale. Essa è sostenuta da otto colonne raggruppate a due a due, appoggiate su quattro pareti disposte in diagonale; su di esse, entro nicchie, sono le statue degli Evangelisti, a grandezza naturale. I due bracci laterali contengono ciascuno tre altari; quelli frontali sono i più sontuosi e sono dedicati rispettivamente alla Madonna del Rosario, a destra, e a San Domenico, a sinistra. Nel grande presbiterio si trova altare alla romana e un coro ligneo addossato all’abside, opera senz’altro settecentesca. Alle pareti laterali si affacciano la tribuna per l’organo, a sinistra, e quella per la corte ducale, a destra. In un andito vicino all’ingresso, sulla sinistra, si trovano il fonte battesimale e un gruppo plastico di Antonio Begarelli.
Coperture
Copertura tradizionale in legnami, manto in coppi laterizi.
Impianto strutturale
Muratura continua in mattoni laterizi, copertura con orditura primaria e secondaria in legno, manto in coppi laterizi.
Pianta
La chiesa ha pianta a croce, con bracci disuguali in lunghezza e larghezza. Il tronco iniziale è stato ridotto rispetto al progetto iniziale, perché la facciata rimanesse arretrato rispetto a quella del nuovo Palazzo ducale che era stato eretto a destra della chiesa. I bracci laterali terminano con vani quadrangolari, mentre il braccio del presbiterio si conclude con abside semicircolare.
Impianto strutturale
Impianto interno a pianta a croce, con bracci disuguali in lunghezza e larghezza. I bracci laterali terminano con vani quadrangolari, mentre il braccio del presbiterio si conclude con abside semicircolare. Al centro della chiesa si apre una grande cupola ellissoidale, che appare all’esterno di forma ottagonale.