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edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
San Terenzo Monti
Fivizzano
Massa Carrara - Pontremoli
chiesa
parrocchiale
San Terenzo
Parrocchia di San Terenzo
Facciata; Esterno edificio; Impianto strutturale; Interno; Presbiterio; Struttura; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Elementi decorativi; Elementi lignei; Torre campanaria o campanile
nessuno
728 - 729(datazione intero edificio); 859 - 859(donazione intero edificio); 870 - 890(traslazione reliquie intero edificio); 981 - 981(conferma privilegio intero edificio); XII - XIII(rifacimento intero edificio); 1495 - 1525(dominazione fiorentina intero edificio); 1568 - 1568(visita pastorale intero edificio); 1584 - 1584(annotazione ancona); 1673 - 1673(ritrovamento reliquie intero edificio); 1692 - 1692(ristrutturazione intero edificio); 1707 - 1707(datazione altare maggiore); 1750 - 1800(porticato fianco settentrionale); 1761 - 1761(datazione campanile); 1920 - 1940(restauri intero edificio); 1975 - 1975(restauro intero edificio); 1995 - 1995(restauri e manutenzione facciata
copertura e campanile); 2014 - 2015(danni sismici intero edificio); 2017 - 2017(completamento restauri intero edificio)
Chiesa di San Terenzo
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Terenzo <San Terenzo Monti, Fivizzano>
Altre denominazioni Chiesa di San Terenzo Vescovo
Ambito culturale (ruolo)
maestranze lunigianesi (costruzione)
Notizie Storiche

728 - 729 (datazione intero edificio)

una carta dell’Archivio Arcivescovile di Lucca, riferisce dell’atto redatto nel 728-729 dal quale risulta che Trasuald di stirpe longobarda fonda e dota di beni la chiesa costruita in “Vico Coloniensi”, Colognola, identificata concordemente con l’attuale parrocchiale di San Terenzo al Bardine. La venerazione di Terenzio, vescovo martire di Luni, ancora bizantina, all'inizio del secolo VII, come emerge dal documento di fondazione, era già diffusa in Lunigiana e nella Garfagnana

859  (donazione intero edificio)

l’«ecclesia Sancti Terentii, sita in eodem loco Colugnola», «in finubus lunensis» fu in parte donata alla Cattedrale di Lucca dal diacono Rachipaldo, figlio di Gheripaldo di Colognola, al vescovo Geremia della cattedrale di San Martino di Lucca

870 - 890 (traslazione reliquie intero edificio)

le reliquie del Santo furono trasferite a San Terenzo del Bardine, dove esisteva già una chiesa a lui dedicata, sicura delle incursioni normanne e saracene che in quel periodo devastavano la riviera lunense nell'IX secolo

981  (conferma privilegio intero edificio)

il 18 Luglio 981, Ottone I confermò la chiesa di San Terenzo con le sue pertinenze al vescovo Gotifredo di Luni ed ai suoi successori che ne rivendicarono costantemente il possesso

XII - XIII (rifacimento intero edificio)

le pareti perimetrali dell’edificio conservano la tessitura romanica del fabbricato riconducibili, per la tipologia costruttiva, ad un intervento dei secoli XII-XIII

1495 - 1525 (dominazione fiorentina intero edificio)

nel 1495 il territorio di San Terenzo Monti, che allora faceva parte dei possedimenti dei marchesi Malaspina di Fosdinovo, entrò a far parte di quelli fiorentini, come si rileva anche dalla presenza del giglio nel plinto sinistro dell’ancona marmorea dell’altare maggiore, datata 1525

1568  (visita pastorale intero edificio)

il 15 maggio 1568 la chiesa di “Sancti Terentii, districtus Fivizani” di cui era presbitero Simone Rapis, membro di una famiglia aristocratica del luogo, viene descritta nella visita del Cardinale Lomellini. Si indicano, oltre al maggiore, quattro altari: due a destra di San Rocco e del Crocifisso, e due a sinistra di Santa Croce e di Santa Maria della Rosa

1584  (annotazione ancona)

nella descrizione dell’edificio della visita di Mons. Peruzzi del 1584 si annota la buona fattura dell’ancona dell’altare maggiore

1673  (ritrovamento reliquie intero edificio)

nel 1673, sotto l’altare di Santa Croce, furono ritrovate le reliquie di San Terenzo in occasione dei lavori ristrutturazione della chiesa medievale

1692  (ristrutturazione intero edificio)

di un rinnovamento dell’edificio e di una ricostruzione della canonica ci tramanda notizia un’scrizione datata 1692 del rettore Pellegrino Gervasi

1707  (datazione altare maggiore)

l’altare maggiore, pregevole opera di gusto ligure, reca sul lato posteriore la data del 1707 e la firma dello stesso rettore Pellegrino Gervasi di Casola

1750 - 1800 (porticato fianco settentrionale)

tra i secoli XVII e XVIII l’edificio fu affiancato da un portico dal lato sinistro demolito prima del 1826 non essendo riprodotto nel Catasto Leopoldino

1761  (datazione campanile)

accanto all’ingresso del campanile si trova la data del 1761 coerente con il carattere architettonico della parte superiore del manufatto

1920 - 1940 (restauri intero edificio)

è stata eseguita una ridipintura dell'interno e della decorazione delle volte nel periodo 1920-1940

1975  (restauro intero edificio)

sono stati riparati danni sismici ed effettuato un restauro pittorico interno

1995  (restauri e manutenzione facciata, copertura e campanile)

l’edificio è stato restaurato nel 1995 con la ridipintura della facciata, il restauro del campanile e della copertura

2014 - 2015 (danni sismici intero edificio)

l’edificio è attualmente chiuso al culto per i danni del sisma del 2013: sono stati eseguiti lavori di consolidamento e restauro del campanile e del locale sagrestia iniziati il 03.06.2014 e terminati l'11.09.2015 ma erano lavori in progetto già da prima del terremoto. Attualmente all'interno della chiesa sono presenti ponteggi per la messa in sicurezza della volta in attesa dei lavori di ripristino con nuovi finanziamenti

2017  (completamento restauri intero edificio)

i lavori di restauro e consolidamento statico dell'edificio di culto, del campanile e della sacrestia sono terminati e la chiesa è stata riaperta
Descrizione

la chiesa di San Terenzo Monti si trova ai piedi dell’arroccato insediamento, antico nodo di transito sulla sponda sinistra del torrente Pesciola, dove i sentieri provenienti dalla Garfagnana intersecavano quelli diretti a Luni. Il documento di fondazione di età longobarda suggerisce la struttura di antichi legami con Lucca e la Garfagnana mediati dai vescovi di Luni che mantennero la prerogativa del luogo anche contro le pretese dei Malaspina che comunque, soprattutto dopo la decadenza del potere temporale vescovile, divennero signori del luogo fino al 1495 quando furono costrette a giurare fedeltà alla Repubblica di Firenze. La stessa devozione a San Terenzo, già presente nell’atto di fondazione, sembra essersi depositata nel substrato collettivo di un limitato territorio interno, solcato dai torrenti che drenano il versante orientale e nord-orientale delle Alpi Apuane, a cavallo tra Serchio ed Aulella. Verso questo luogo aperto verso levante ma protetto da un colle dal lato opposto, scartato, in un certo senso, dal più diretto collegamento per il passo del Cerreto, o Via di Reggio, si diressero verso la fine del IX secolo gli indomiti giovenchi che trasportavano da Luni, verso una sede più protetta dal vandalismo saraceno, le spoglie del vescovo di Luni Terenzo, martire del VII secolo sullo sfondo delle lotte tra arianesimo longobardo e cattolicesimo romano. Narra la leggenda che la montagna si aprì per raggiungere il luogo dove il longobardo Transuald nel 728-29 aveva fondato una chiesa dedicata al santo di cui il presule aveva assunto il nome. Ma le leggende spesso contraddittorie nulla ci dicono dell’edificio salvo il fatto che durante i restauri del secolo XVII furono ritrovate, sotto l’altare di Santa Croce le reliquie del Santo martire, oggi conservate sotto l’altare maggiore. Dell’epoca alto-medievale rimangono soltanto alcuni frammenti murati nel paramento romanico visibile sul fianchi laterali. La sua estensione, con l’abside rivolto ad oriente, delimita un vano rettangolare di dimensioni equivalenti all’attuale, allungato e sopraelevato tra Seicento e Settecento per ampliare e ridurre in volta l’antica fabbrica ed onorare le Sante reliquie con una nuova e più idonea sistemazione. Già la facciata, a capanna, ornata con un portale sormontato da un’edicola, contenente l’immagine del patrono, la finestra superiore e l’aggraziato sagrato, delimitato da balaustri in marmo, attestano il prestigio dell’edificio; un prestigio di lunga durata che si rivela puntualmente negli arredi interni e nelle opere scultoree eseguite per mano di qualificate maestranze presenti a Carrara, come Domenico Gare, intorno agli anni Trenta del Cinquecento. L’interno ad aula unica, ripartito in quatto campate, voltate a crociera, è commisurato da una trabeazione ionica ben proporzionata che include, nel suo disegno, anche la parti ornamentali, talvolta armoniosamente ricomposte pur essendo di gusto e di epoche diverse. Valga per tutte la scenografica rielaborazione settecentesca del presbiterio dalla balaustra in marmi policromi dall’andamento curvilineo. Qui la prospettiva coniuga l’armoniosa curvatura del sarcofago-mensa, che contiene le reliquie di San Terenzo, realizzata in marmo bianco ed intarsiata con festosi girali in marmi policromi, ripresi nelle tonalità degli ornati delle balze superiori dall’andamento scalare contrario appena accennato, con l’ancona marmorea cinquecentesca murata sul fondo del coro che forma, con il suo andamento cuspidato, il mirabile fastigio dell’altare
Facciata
la facciata della chiesa di San Terenzo Monti è preceduta da un sagrato quadrato ricavato contro il pendio del colle, delimitato da balaustri in marmo ed arredato con sedili disposti ai lati del portale. Il prospetto a capanna è diviso in due parti da una trabeazione piuttosto pronunciata costruita in corrispondenza della sopraelevazione delle volte. Le paraste angolari che la sostengono sono in conci di pietra arenaria con il capitello dorico sormontato da un architrave corrispondente al solo pilastro. Il fregio, delimitato da un listello che chiude la pagina inferiore del prospetto, sostiene la sottocornice ed il gocciolatoio, piuttosto contenuti rispetto alla cimasa, molto sviluppata che segna l’inizio dell’elevato superiore dalla cornice rigirante sugli spioventi del timpano e sui fianchi della chiesa. Gli elementi compositivi funzionali all’uso dell’edificio, il portale e la finestra aperta nella lunetta della volta, sono incorniciati da mostre in marmo apuano lavorate da abili maestranze probabilmente formate nella vicina Carrara. Il portale, appoggiato su un plinto a diamante è delimitato da una cornice a fasce digradanti tenute insieme da una chiave intermedia lavorata come il plinto. Lo fiancheggiano due pilastri terminati a mensola che sostengono il fregio, il pronunciato gocciolatoio e la cimasa. Il fastigio è qui sviluppato nelle forme di un’edicola quadrata, quasi una finestrella sopraluce trattenuta da due volute ornate con sfere e sormontata da un timpano segmentale con protome di cherubino fregiato a sua volta da un piccolo fastigio con sfera terminale. Al centro, in luogo di una formella coerente con la dimensione del vano, dal fondo intonacato, si trova un pregevole altorilievo di forma diversa raffigurante San Terenzo, probabilmente destinato ad altro luogo. La finestra che adorna la pagina superiore del prospetto presenta un’incorniciatura con angoli di spalla sostenuti da piccole mensole, sagomata in modo da contenere nella parte centrale superiore una testa di cherubino e da lasciare spazio, in quella inferiore, ai simboli del martirio subito dal patrono. Si chiude con una trabeazione rettilinea ed un fastigio sormontato dalla croce
Esterno edificio
i fianchi sono anch’essi bipartiti. La parte superiore intonacata evidenzia l’innalzamento della struttura medievale costruita in conci di arenaria disposti su filari di spessori diversi visibili nella parte inferiore. Nel fianco sinistro si notano le tracce di un portico a tre arcate a tutto sesto addossato, non rilevato nel catasto del 1826 e quindi già rimosso a quell’epoca. A sinistra di questo, in corrispondenza con la torre campanaria addossata nei secoli XVII - XVIII, si nota un cambiamento della struttura muraria eseguita, in questo caso con conci isodomi di pezzatura e filari piuttosto omogenei murati con pochissima malta. Il materiale diverso e la presenza di un portale a tutto sesto con ampia ghiera, riconducibile al linguaggio dei secoli XIII-XIV suggeriscono una fase di ampliamento o di parziale ricostruzione dell’edificio. Anche il fianco meridionale presenta tracce di rimaneggiamenti successivi, lacune della muratura in conci, tracce di arcate tamponate, frammenti altomedievali reimpiegati come “la capra che bruca l’erba”. Di natura diversa e riconducibile ai rifacimenti settecenteschi è l’abside rettilineo, composto di materiali eterogenei legati insieme con abbondante malta, al quale si addossa la casa canonica
Impianto strutturale
l’impianto strutturale è generato da una superficie rettangolare avente la base minore equivalente ad un terzo della lunghezza incluso il presbiterio, rastremato dall’arco trionfale, gerarchizzato sotto il profilo strutturale, dalla triplice ribattitura del pilastro. Il vano liturgico ad aula unica è ripartito quattro campate coperte da volte crociera irrigidite da ghiere trasversali a tutto sesto munite di catene. L’apparecchiatura della struttura voltata è costruita all’interno dell’aula medievale rinforzando, come di consueto, le pareti longitudinali con una serie di archi a tutto sesto inseriti nella partitura dell’ordine gigante come specchiature-cappelle destinate ad ospitare gli altari. La muratura perimetrale preesistente ed ancora leggibile dall’esterno ci suggerisce che la superficie planimetrica della chiesa dei secoli XII-XIII non doveva essere molto inferiore all’attuale, ampliata poi con il presbiterio nei secoli XVII-XVIII
Interno
l’interno del vano è commisurato dall’andamento trabeazione di gusto ionico con vaso del capitello ornato a festoni di frutta, architrave a due balze con quella inferiore minore dell'altra. Il fregio è ornato con girali d’acanto, in stucco, come le teste di cherubino poste in corrispondenza dei pilastri. La cimasa è ornata con un motivo a foglie rovesce, appoggiato su una cornice a dentelli, in parte cancellata, sormontata dal motivo ad ovulo liscio. Tra i due capitelli è presente una fascia, non sempre utilizzata, tuttavia presente in molti edifici rinascimentali e barocchi. La sua presenza, pur essendo parte della fascia trabeata, si configura come architrave della sottostante cappella, dove la ghiera dell’arco, ridotta a motivo lineare, perde il suo significato strutturale. Lo svuotamento degli angoli sembra funzionale all’inserimento di figure angeliche in stucco presenti tuttavia soltanto nella terza cappella di sinistra, più profonda delle altre, con una protome di cherubino in chiave invece della consueta mensola, e fregiata di un medaglione ornato di palme con al centro l’immagine della Vergine orante. Gli altari settecenteschi, in marmi policromi, presentano un disegno coordinato alla metrica dello spazio settecentesco dell’aula a focalizzare la prospettiva verso l’altare maggiore, scenograficamente composto, della pala cinquecentesca e della mensa policroma del secolo XVIII. Nella prima cappella s sinistra si trova il fonte battesimale divenuto, nel secolo XVIII, il pozzo della donna di Samaria, quale elemento fondante di una complessa allegoria marmorea. Da un lato si conserva l’antico fonte ottagonale in marmo apuano
Presbiterio
il presbiterio è un vano sub-quadrato sopraelevato di tre gradini rispetto all’aula e delimitato dalla curva lobata del parapetto in marmi policromi con balaustri dal fusto a forma di vaso. Al centro, ancora sopraelevato di tre gradini, si trova l’altare dalla mensa a sarcofago in marmo bianco, ornata con protomi di cherubino generati da motivi fogliari, finestrella ellittica per venerazione delle reliquie di San Terenzo. Dalle palme intrecciate che la cingono, si distaccano, simmetricamente, girali in marmi policromi di pregevole fattura che riprendono le ricche balze dell’altare ad andamento scalare contrario, con tabernacolo centrale in forma di tempietto. Anche il retro, generalmente intonacato, si configura qui come un muro bugnato in marmo bianco con gradini incastrati in forma di mensole e portale con ghiera a tutto sesto. L’iscrizione posta sulla pietra centrale, ci permette di datare il manufatto e la sua messa in opera al 1707. In quel periodo ristrutturando il presbiterio fu ricollocata la pregevole pala cinquecentesca in modo da formare il fastigio dell’altare studiato con l’intenzione di costruire un insieme armonico di elementi di epoche diverse, come si percepisce perfettamente sostando sull’asse della chiesa
Struttura
la struttura muraria dell’impianto architettonico rispecchia le fasi di costruzione dell’edificio. I fianchi conservano la tessitura medievale in conci allineati su filari sovrapposti, con varie riprese di epoche successive, caratterizzate da pietre eterogenee legate da malta abbondate, tecnica utilizzata anche nella ricostruzione del presbiterio
Coperture
la copertura dell’edificio è a due spioventi con manto di coppi ed embrici disposti su falde inclinate con mezza testata di padiglione posteriore
Pavimenti e pavimentazioni
il pavimento dell’aula è in mattonelle trapezoidali di marmo bianco e grigio, alternate, ricomposte in modo da formare una tessitura ad esagoni disposti su file parallele. Al centro una fascia in marmo bianco delimitata da dentelli grigi include una lastra tombale dai ricchi ornamenti. Il presbiterio presenta invece un pavimento in mattonelle quadrate bianche e grigie su file alterne disposte a losanga
Elementi decorativi
l’apparato decorativo è legato all’armoniosa articolazione della trabeazione ed agli stucchi sostanzialmente monocromatici che ne decorano le membrature lasciando spazio alla policromia degli altari ed alla pregevole fattura degli apparati scultorei. Anche le volte ridipinte nel secolo scorso con piccoli ornati non alterano la compostezza dell’insieme
Elementi lignei
il coro è un pregevole manufatto a stalli seriali disposto lungo le pareti quadrangolari del presbiterio sormontato da una trabeazione dall’alto fregio. Lo scanno centrale è l’unico ad essere munito di braccioli e coperto da una struttura orizzontale sorretta da mensole. Conserva il leggio girevole innestato su un compatto basamento dalle facce ripartire in due specchiature poco profonde
Torre campanaria o campanile
il campanile è uno slanciato manufatto, a base quadrata, scandito in due volumi sormontati dalla cella campanaria a quattro fornici allungati a tutto sesto, terminante con un tamburo ottagonale a cuspide troncoconica. Si addossa al lato sinistro del presbiterio e, nel primo livello, espone le pietre del paramento ripulite dall’intonaco. I livelli superiori sono invece intonacati e dipinti con due colori che evidenziano il rilievo delle membrature architettoniche di gusto ligure
Adeguamento liturgico

nessuno
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