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beni culturali ecclesiastici
beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Palazzolo Milanese
Paderno Dugnano
Milano
chiesa
parrocchiale
S. Martino V.
Parrocchia di San Martino Vescovo
Altare maggiore; Impianto strutturale; Coperture; Campanile; Pianta; Pavimenti e pavimentazioni; Cappelle laterali; Cicli affrescati; Opere d'arte; Opere d'arte; Elementi decorativi; Lapidi e iscrizioni; Lapidi e iscrizioni; Lapidi e iscrizioni
presbiterio - intervento strutturale (1970); presbiterio - intervento strutturale (2006)
XIII - XVII(preesistenze intero bene ); 1735 - 1741(costruzione intero bene); 1749 - 1749(notizie storiche carattere generale ); 1763 - 1763(modifica altare); 1808 - 1833(notizie storiche carattere generale); 1815 - 1851(modifiche intero bene); 1907 - 1913(manutenzione intero bene); 1927 - 1931(ampliamento intero bene); 1943 - 1947(decorazione interno); 1949 - 1949(sopraelevazione campanile); 1968 - 1968(decorazione cupola centrale); 1969 - 1970(rimozione pulpito); 1970 - 1983(rifacimento presbiterio); 1984 - 1984(restauro interno); 1993 - 1993(restauro esterno); 1996 - 1996(restauro esterno); 2005 - 2006(modifiche interno); 2013 - 2014(decorazione interno); 2015 - 2016(manutenzione esterno)
Chiesa di San Martino Vescovo
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Martino Vescovo <Palazzolo Milanese, Paderno Dugnano>
Altre denominazioni S. Martino V.
Autore (ruolo)
Barboglio, Giovanni (ampliamento del 1927)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze lombarde (costruzione)
Notizie Storiche

XIII - XVII (preesistenze intero bene )

Un luogo di culto dedicato a S. Martino è citato nel Liber Notitiae di Goffredo da Bussero alla fine del ‘200, anche se non riferito a Palazzolo ma a Paderno, forse per un errore di trascrizione: “Paerno ecclesia sancti martini”; al 1520 risale il primo riferimento alla chiesa parrocchiale di S. Martino Vescovo. Nel 1579 S. Carlo Borromeo si recò in visita alla chiesa che descrisse come un piccolo edificio, orientato a est, a navata unica rettangolare e abside quadrata. Oltre all’altare maggiore vi era, sul lato sud, un altare dedicato a S. Caterina d’Alessandria che divenne, in data non precisata, cappella della famiglia Molo. Il soffitto era voltato a botte e il pavimento in laterizio. All’esterno, sui lati sud ed ovest, vi era il cimitero e sul fianco meridionale sorgeva il campanile. Nel 1619 Gabriele Conago fece erigere, da utilizzare come sepolcro familiare, una cappella intestata a S. Carlo Borromeo che successivamente fu dedicata anche alla Madonna del Rosario.

1735 - 1741 (costruzione intero bene)

Nel 1735 l’antica chiesa, ormai fatiscente e troppo piccola per ospitare la comunità palazzolese, venne demolita e, in posizione arretrata utilizzando anche parte del giardino parrocchiale, fu costruito il nuovo edificio di culto. I lavori, sovvenzionati da un lascito del marchese Giovanni Paolo Molo che finanziò quasi interamente l'edificazione, terminarono agli inizi del 1741 con l’ultimazione del campanile. La data indicata in una lapide all’interno della chiesa come data di posa della prima pietra – 27 aprile 1741 – corrisponde quindi in realtà alla solenne inaugurazione dell’edificio, avvenuta in presenza di tutta la comunità e della famiglia Molo, la quale utilizzò come sacello familiare la cappella dedicata a S. Giuseppe e S. Antonio da Padova.

1749  (notizie storiche carattere generale )

Il 19 Settembre 1749 fece il suo ingresso solenne a Palazzolo la statua seicentesca della Vergine Addolorata che divenne oggetto di devozione e di culto per i palazzolesi; la festa in onore dell’Addolorata si tramutò col passare degli anni in festa patronale.

1763  (modifica altare)

Nel 1763 venne costruito e benedetto l'altare in marmi policromi del presbiterio; il preesistente tabernacolo ligneo fu sostituito dal nuovo tabernacolo in marmo, mentre in sommità del tempietto fu collocata la statua del Risorto che si ergeva sul tabernacolo dell’altare demolito. L’altare settecentesco si può ancora ammirare all’interno del presbiterio della chiesa attuale.

1808 - 1833 (notizie storiche carattere generale)

Nel 1808 la parrocchia di Palazzolo venne elevata a prepositura e vicariato foraneo ed il parroco Pistoletti divenne prevosto e vicario foraneo, con diritto di estendere il titolo in perpetuo ai successori. La parrocchia divenne così autonoma dalla Pieve di Desio a cui aveva sempre appartenuto. Morto il parroco prevosto, al successore don Felice Pironi venne, nel 1833, revocato il privilegio. Solo nel 1967 il Card. Colombo ha elevato la Parrocchia di Palazzolo a “Prepositura in loco”, che continua ad appartenere al Vicariato Foraneo di Desio.

1815 - 1851 (modifiche intero bene)

Alla prima metà dell’800 risalgono diversi interventi sull’edificio: nel 1815 il rifacimento della pavimentazione dell’aula e dell’altare maggiore; nel 1834 le imbiancature delle pareti interne; tra il 1839 e il 1840 l’esecuzione di diversi restauri e abbellimenti alla chiesa. Al 1941 risale la costruzione della facciata, fino ad allora rimasta incompiuta, in stile tardo neoclassico; autore del progetto è l’arch. Pizzala. Sempre in quell’anno fu spostato nel presbiterio l’organo collocato da trent’anni nella navata sinistra della chiesa e proveniente dalla chiesa soppressa di S. Carpoforo in Porta Comasina. Nel 1848-51 furono collocati, in corrispondenza delle colonne tra il presbiterio e l’aula, i due pulpiti. Essi furono in seguito smantellati con i lavori del 1931 e sostituiti da un unico pulpito in noce.

1907 - 1913 (manutenzione intero bene)

Tra il 1907 e il 1913 si susseguirono interventi di manutenzione straordinaria sia sugli interni (imbiancature e pavimentazione abside), che sugli esterni (rifacimento del tetto nel 1910).

1927 - 1931 (ampliamento intero bene)

La chiesa fu ampliata nel 1927, su progetto dell’arch. Giovanni Barboglio, allungando l’aula liturgica di due campate. Da una parte fu traslata di una campata la facciata, riutilizzando le parti decorative esistenti, comprese le statue di coronamento, e apportando solo qualche piccola variante rispetto alla facciata ‘800esca. Dalla parte opposta fu traslato di una campata il presbiterio, realizzando la nuova abside semicircolare; le strutture che ospitavano ai lati del vecchio presbiterio la sacrestia e la casa del coadiutore furono accorpate all’aula, di cui rimasero di fatto inalterate solo la crociera centrale e le due campate adiacenti. Tutto il pavimento dell’aula fu abbassato di 35 cm. Esternamente fu demolito l’edificio che fiancheggiava il lato nord della chiesa. A conclusione dei lavori la chiesa fu consacrata dal card. Schuster il 24 ottobre 1931, anno a cui risalgono anche il coro ligneo e il pulpito in noce (bottega Borghi di Palazzolo), mentre del 1932 è l’organo.

1943 - 1947 (decorazione interno)

Nel 1943 l’allora parroco don Giovanni Redaelli commissionò al pittore milanese prof. Arturo Galli la realizzazione di un ciclo di affreschi e al decoratore Ogliani di Milano l’esecuzione di ornati. I lavori sugli apparati decorativi durarono fino al 1947. Sempre nello stesso periodo le paraste e lo zoccolo delle pareti interne furono rivestite di lastre di marmo, su indicazione dell’architetto Barboglio.

1949  (sopraelevazione campanile)

Risale al 1949 la sopraelevazione del campanile esistente sette/ottocentesco, rinforzando la base con una camicia in cemento armato. E’ stato inoltre riposizionato nella nuova cella campanaria il concerto di cinque campane smontate durante la guerra e nascoste per vari anni nel giardino del parroco.

1968  (decorazione cupola centrale)

Nel 1968 è stata commissionata al pittore Aristide Albertella la realizzazione dell’affresco della crocefissione nella cupola centrale, esecuzione che era stata rimandata nel tempo in quanto nelle intenzioni del parroco c’era il desiderio di costruire una grande cupola al posto della esistente.

1969 - 1970 (rimozione pulpito)

Verso la fine degli anni ‘60 è stato rimosso il pulpito ligneo. Alcune parti sono state riutilizzate per i basamenti della mensa, dell'ambone e del leggio della chiesa sussidiaria della Madonna del Rosario e S. Giovanni Bosco.

1970 - 1983 (rifacimento presbiterio)

Negli anni ’70 è stata rifatta la mensa dell’altare tridentino inserendo un moderno paliotto in rame dorato ed è stata rimossa la balaustra che delimitava il presbiterio. Nel 1983 è stata restaurata la statuetta lignea del Risorto posta in sommità del tempietto, restauro eseguito da Sabbatelli di Milano. Agli inizi degli anni ‘80 risale l’intervento sull’organo Ondei del 1932, integralmente ricostruito con l’aggiunta di nuovi registri dai Fratelli Pirola di Sovico.

1984  (restauro interno)

Restauro degli affreschi e tinteggiatura delle superfici interne, eseguito dall’impresa Marcato.

1993  (restauro esterno)

Intervento di restauro e nuove tinteggiature delle facciate esterne, a cura dell’architetto Antonio Rossetti di Cassina Amata

1996  (restauro esterno)

Rifacimento della copertura e intervento di consolidamento statico del campanile.

2005 - 2006 (modifiche interno)

Nel settembre del 2005 è stata inaugurata la nuova pavimentazione in lastre di granito dell’aula liturgica e del presbiterio, inserendo sotto pavimento il riscaldamento. L’anno successivo sono stati realizzati il nuovo altare e l’ambone, entrambi in marmi bianchi, eseguiti dalle maestranze della Scuola d’Arte Sacra del Beato Angelico di Milano. Nello stesso periodo si è proceduto con la pulitura delle colonne e con la ridipintura delle pareti.

2013 - 2014 (decorazione interno)

Nel 2013 è stata decorata con mosaici la nicchia che ospita il fonte battesimale, ad opera di Benedet, un autodidatta di Palazzolo. Nel 2014 sono state commissionate al pittore Iulian Rosu due icone con angeli, che tre anni dopo sono state spostate sulla parete della prima campata di destra a fare da sfondo alla croce processionale ottocentesca appena restaurata.

2015 - 2016 (manutenzione esterno)

Rifacimento della copertura in tegole.
Descrizione

La chiesa, correttamente orientata, sorge nella frazione di Palazzolo, ad angolo tra le vie Mazzini e S. Martino, arretrata rispetto a quest’ultima a formare il sagrato, delimitato da colonnine in marmo e catene in ferro. Sul lato nord si apre la piazza pedonale alberata. La facciata in stile neoclassico è rettangolare interamente intonacata e tripartita da semicolonne e paraste in stile ionico con basamento in pietra calcarea. Il campo centrale, leggermente aggettante, termina con timpano, nel cui fregio è riportata la dedicazione a “D.O.M. et S. MARTINO EPISCOPO”, e presenta al centro un grande portale con cornice mistilinea sovrastato da finestra semicircolare con vetrata a raggiera al cui centro vi è il monogramma della Madonna e un cuore trafitto da sette spade. Nei campi laterali si aprono due portali più piccoli con lunette cieche, sormontati da altorilievi in pietra bianca di Viggiù con cornici decorate (a sinistra S. Martino, a destra la Pietà). I tre portoni sono in legno rivestito da lamina di rame. La facciata termina con la cornice di trabeazione ornata da dentelli di ispirazione classica, al di sopra della quale vi è la balaustra in pietra con colonnine tonde intervallata in sommità da quattro statue di santi in pietra arenaria - S. Pietro e S. Paolo apostoli, S. Ambrogio e S. Carlo Borromeo – mentre al centro, su un piedestallo con volute, svetta la croce in ferro. Tutti gli elementi decorativi sono in grigio chiaro, mentre le superfici di facciata sono tinteggiate del colore giallo tenue che caratterizza anche i prospetti laterali. Questi ultimi sono movimentati dalle sporgenze rettangolari delle cappelle e dalla sequenza di finestrature nella fascia alta; in entrambi si apre un ingresso laterale in corrispondenza del presbiterio. L’interno della chiesa, un impianto basilicale a tre navate, è caratterizzato dalla continuità spaziale dell’intero ambiente ritmato dal susseguirsi di colonne, trabeazioni, cupole e volte a botte di copertura, con una continua movimentazione e giochi di volumi, luci e ombre. Nei motivi architettonici e spaziali si possono leggere richiami all’architettura settecentesca asburgica di area viennese. La navata centrale si articola in cinque campate a pianta quadrata, delimitate da colonne in granito rosa, con capitelli in stucco in stile ionico romano, che sorreggono la trabeazione tripartita su cui si impostano gli archi a tutto sesto e le volte a botte laterali, disposte ortogonalmente rispetto all’invaso centrale. La copertura del vano centrale è un susseguirsi di cupolette ribassate con decorazione alternate a monocromo e a scene affrescate. La terza campata si differenzia per la presenza di colonne binate disposte su asse diagonale che, movimentando la struttura, sorreggono la cupola centrale di più grandi dimensioni decorata con l’affresco della Crocefissione. Le navatelle laterali, coperte da volte a botte, sono cadenzate dalle colonne e dalle paraste perimetrali in marmo breccia rossa e bianca, così come in marmo è rivestito tutto lo zoccolo. L’apparato decorativo interno non si limita alle scene affrescate delle cupole e dei pennacchi, ma coinvolge anche le pareti, i capitelli, le trabeazioni e i sottarchi arricchiti da eleganti motivi vegetali e floreali. L’aula è illuminata dalla finestra semicircolare in controfacciata e dai finestroni nelle campate laterali ornati da cornici in stucco. Nella prima campata a sinistra vi è il fonte battesimale in marmo rosso di Verona; nella seconda campata su entrambi i lati sono collocati i confessionali; nelle navate della campata centrale vi sono i due altari dedicati rispettivamente alla Madonna Addolorata e a S. Giuseppe e S. Antonio da Padova. Il presbiterio, ospitante l’altare maggiore, riprende le dimensioni e la forma della crociera centrale, è sopraelevato di tre gradini ed è separato dall’abside semicircolare da un arco a tutto sesto sorretto da colonne terminanti con la stessa trabeazione che caratterizza tutta l’aula.
Altare maggiore
L’altare maggiore è collocato in posizione avanzata al centro del presbiterio; alla destra vi è l’ambone mentre alle sue spalle la seduta della presidenza, sopraelevata di due gradini. Sia la mensa che l’ambone, entrambi del 2006, sono realizzati in marmo bianco. In posizione retrostante nel presbiterio, in prossimità delle colonne che separano l’abside semicircolare, trova sede il pregiato altare in marmo policromo dai toni rossi alternati al nero delle cornici e cimase, risalente al 1763, con mensa in marmo grigio sbalzato e tabernacolo in marmo rosso con anta decorata a sbalzo con l’immagine di Gesù tra i discepoli e dell’Ostia raggiata tra gli angeli. Il paliotto della mensa, in rame dorato, risale agli anni ’60, opera delle scuola del Beato Angelico, e presenta una suddivisione in tre pannelli: al centro la Pentecoste, ai lati Giovanni XXIII, Paolo VI e alcuni vescovi. Dal tabernacolo si innalza il ciborio a tempietto, costituito da colonne con capitelli corinzi dorati, trabeazione e cupolino di coronamento a volute, all’interno del quale è collocato il crocefisso, mentre in sommità vi è la statuetta del Redentore. Infine, nella parte terminale ad abside semicircolare trovano sede: il coro ligneo a 15 stalli in noce e, in posizione centrale, l’organo. Nella lunetta dell’abside è raffigurato il Cristo giudice.
Impianto strutturale
L'edificio a pianta basilicale è costituito da muratura continua in laterizio. Tutte le superfici esterne e interne della chiesa sono intonacate e tinteggiate.
Coperture
La chiesa presenta un tetto a falde in coppi di laterizio nella sua estensione coincidente con le linee che definiscono la planimetria e che coincidono con i corpi dell’aula liturgica, delle sporgenze laterali delle navate e dell’abside.
Campanile
Il campanile è ubicato sul lato settentrionale dell’edificio, ad angolo tra il presbiterio e la parte terminale dell’aula. Completamente realizzato ad intonaco, è suddiviso in cinque ordini, di cui i primi tre sono in quadranti a sfondato, il quarto ospita l’orologio mentre il quinto è la cella campanaria delimitata alla base da una cornice mistilinea dalle linee barocchette. Al di sopra della cella campanaria, in cui è ubicato il concerto di campane risalenti al 1875 (cinque campane: dell’Addolorata, di S. Martino, di S. Giuseppe, di S. Ambrogio e di S. Caterina), il tamburo circolare caratterizzato da quattro piccoli oculi e coperto da una copertura a cuspide su cui svetta la croce in metallo.
Pianta
Chiesa a tre navate e cinque campate, di cui la navata centrale voltata a cupole ribassate, quelle laterali voltate a botte. Sui lati delle navate, a campate alternate, sporgenze rettangolari che movimentano i fianchi esterni della chiesa. Presbiterio rettangolare con terminazione ad abside semicircolare.
Pavimenti e pavimentazioni
Pavimentazione dell'aula liturgica in lastre di granito di varia origine posate in diagonale, in cui alla varietà grigia si alternano saltuariamente lastre in granito rosso; al centro passatoia con motivi geometrici a rombo in piastrelle rosse. Pavimento rialzato del presbiterio in piastrelle di granito rosse e grigie alternate a scacchiera. Alzate dei gradini in marmo nero.
Cappelle laterali
Nella terza campata, nella rientranza a cappella della parete a sinistra, è ubicato l’altare minore risalente al ‘700 e dedicato alla Beata Vergine Maria Addolorata: in marmi misti policromi, sopraelevato di tre gradini rispetto all’aula liturgica e delimitato da balaustra in marmo nero e rosso e cancelletto in ferro battuto, è un altare dalle linee “barocchette”. Sopra la mensa è collocata la ricca alzata in marmi gialli, rossi e verdi, caratterizzata da colonne con capitelli corinzi in stucco dorato e da una cimasa mistilinea in marmo nero e specchiature in marmo verde con decorazione a motivi floreali dorati e a volute, sulle quali poggiano due angioletti in stucco. Al centro dell’alzata una nicchia a fondo oro contenente la scultura dell’Addolorata. Sotto la mensa una teca ospita una statua in gesso del Cristo morto risalente agli inizi del ‘900. Fronteggiante l’altare dell’Addolorata, nella rientranza a cappella della parete a destra, è ubicato l’altare minore dedicato a San Giuseppe e a Sant’Antonio da Padova, che fu nel ‘700 sacello familiare del marchese Molo, particolarmente devoto ai due santi e che qui fu sepolto nel 1760. L’altare in marmi policromi e stucchi ad imitazione del marmo, sopraelevato di tre gradini e delimitato da balaustra e cancelletto in ferro battuto, ha una mensa bombata con grosse volute laterali e un’alzata con cimasa decorata con volute e motivi floreali che incornicia una tela raffigurante i due santi e Gesù Bambino.
Cicli affrescati
Ciclo di affreschi a parete e a soffitto che si ispira ai temi della passione di Cristo e ai sette dolori della Vergine, realizzato dal Prof. Arturo Galli di Milano tra il 1943 e il ’47, fatta eccezione per l’affresco della cupola centrale della Crocefissione opera di Aristide Albertella nel 1968. Navata sinistra, dall’ingresso: il battesimo di Gesù, la fuga in Egitto, il martirio di S. Agata (volta), la disputa con i dottori nel tempio, S. Anna S. Gioacchino e Maria (volta). Navata destra, dall’ingresso: Francesco riceve e stigmate (volta), la presentazione di Gesù al tempio, il martirio di S. Sebastiano (volta), S. Giuseppe viene avvertito in sogno, il Sacro Cuore di Gesù. Navata centrale, dall’ingresso: la deposizione della croce (cupola), i Santi Agnese, Giovanni Bosco, Caterina d’Alessandria e Carlo (pennacchi), i dottori della Chiesa (pennacchi), la crocefissione (cupola centrale), i profeti (pennacchi), le Virtù cardinali (pennacchi), Gesù sale al Calvario (cupola), le Virtù teologali (pennacchi). Nel presbiterio, da sinistra: la solenne entrata di Gesù in Gerusalemme (parete sinistra), Cristo giudice (lunetta abside), lo Spirito Santo sotto forma di colomba (cupola abside), Gesù risorto incontra i discepoli (parete destra), la gloria dell’Agnello (cupola centrale), i quattro Evangelisti (pennacchi).
Opere d'arte
Terza campata a sinistra, in nicchia sopra l’altare della Madonna Addolorata: statua lignea della Vergine Addolorata (autore ignoto, XVII sec.). Realizzata in legno di cirmolo in un unico pezzo ad esclusione delle mani, è alta 160 centimetri. Dipinta nei toni del blu e del marrone, con profilature e fiori dorati applicati nel 1949. L’Addolorata è rappresentata con il cuore trafitto da sette spade che simboleggiano i sette dolori della Vergine. E’ stata incoronata nel 1959 per mano dell’arcivescovo Giovanni Battista Montini.
Opere d'arte
Terza campata a destra, sopra l’altare di S. Giuseppe e a S. Antonio da Padova: olio su tela “S. Antonio riceve il Bambino Gesù da S. Giuseppe”, opera del pittore milanese Giuseppe Mazza, allievo di Hayez, (XIX sec.). Dipinto probabilmente commissionato a metà ‘800 dalla famiglia De Vecchi che in quel periodo aveva il patronato sulla cappella.
Elementi decorativi
Sulle paraste delle pareti perimetrali dell’aula liturgica sono collocate le stazioni della via Crucis in legno di acero intagliate a bassorilievo da Mario Antonio Lavezzari nel 1915.
Lapidi e iscrizioni
Interno, dietro al confessionale nel secondo vano navata destra: lapide in marmo nero con iscrizione in caratteri d’oro, a ricordo della cerimonia di posa della prima pietra il 27 aprile 1741. “DOM TEMPLUM HOC VETERE DIRUTO LONGE PRAESTANTIUS JOANNE PAULUS MOLUS SECRETIS SACRAE CATHOLICAE CAESARAE MAJESTATIS EXTRUNDUM CURAVIT PRIMUM LAPIDEM SOLEMNI RITU FREQUENTI POPULO PAULUS ET JOSEPH ANTOMIUS MOLI OPTIMI CONDITORIS FILII POSUERE IV. KAL. MAU. ANN. SAL. HUM. MDCCXLI”
Lapidi e iscrizioni
Controfacciata, a destra dell’ingresso: lapide in marmo rosa a ricordo dei lavori di ampliamento. ”Col generoso concorso del popolo per l’opera del parroco don GIOVANNI REDAELLI questa chiesa fu ampliata negli anni 1928-1931 su disegno dell’Arch. Giov. Barboglio di Bergamo. Venne consacrata da S. Em. Cardinale A. ILDEFONSO SCHUSTER Arcivescovo di Milano il giorno 24 ottobre 1931”
Lapidi e iscrizioni
Navata destra, parete a fianco della cappella di S. Giuseppe: lapide in marmo nero a ricordo della prepositura: ”EX – DIPLOMATE IOHAN BAPT CAPRARAE S – R- -E CARD PONTIF MAI MEDIOLAN HAEC CURIALIS ECCLESIA PERPETUO PRAEPOSITURAE TITULO NOBILITATA EST IV NON DEC AN MDCCCVIII IOH ANG PISTOLETTO CURIONE VIKAR FOR”
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (1970)
Un primo intervento di adeguamento del presbiterio alle prescrizioni della liturgia del Concilio Vaticano è stato effettuato negli anni ‘70 del 1900, con la rimozione della balaustra che separava la zona presbiterale dall’aula liturgica. E’ stato inoltre rifatta la mensa dell’altare tridentino inserendo un moderno paliotto in rame dorato.
presbiterio - intervento strutturale (2006)
Al 2006 risale il secondo intervento di adeguamento liturgico che ha visto il rifacimento di tutta la pavimentazione presbiterale, realizzando davanti all’altare settecentesco una zona sopralevata di tre gradini pavimentata in marmo, che ha sostituito la pedana preesistente, sulla quale è stata posizionata la nuova seduta in marmo bianco della presidenza a sostituzione della preesistente seduta a tre posti. Vengono inoltre aggiunti: la nuova mensa in marmo bianco, collocata al centro del presbiterio in posizione più avanzata, e l’ambone posto anteriormente a destra dell’altare. I due nuovi elementi sono posizionati rispettivamente sul terzo e sul secondo gradino della scalinata della nuova pavimentazione che sopravanza verso l’aula proprio per inglobare il piedestallo dell’ambone.
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