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Voldomino Superiore
Luino
Milano
chiesa
sussidiaria
S. Biagio
Parrocchia di Santa Maria Assunta
Opere d'arte; Coperture; Pianta; Impianto strutturale; Altare maggiore; Pavimenti e pavimentazioni
presbiterio - aggiunta arredo (1967)
XIII - XIII(costruzione intero bene); 1503 - 1503(decorazione e cicli affrescati intero bene); 1668 - 1668(ricostruzione e ampliamento intero bene); 1965 - 1965(recupero e restauro conservativo cicli affrescati presbiterio)
Chiesa di San Biagio
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa di San Biagio <Voldomino Superiore, Luino>
Altre denominazioni S. Biagio
Autore (ruolo)
Jotti, Guglielmo (decorazione e ciclo affrescato)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze lombarde (costruzione)
Notizie Storiche

XIII  (costruzione intero bene)

Il San Biagio di Voldomino fu menzionato una prima volta nell'elenco di chiese ambrosiane noto come Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, compilato tra la fine del XIII sec. e l'esordio del XIV sec. La chiesa, dunque, ha documentate origini romaniche (XIII sec.), ancorché l'attuale edificio non ne conservi alcuna traccia. Nel 1398, vi era associato un "custos" (ossia una figura di custode fisso) e alcuni beni necessari al sostentamento del clero e della fabbriceria: poiché la chiesa di S. Maria Assunta (oggi parrocchiale) era allora di pertinenza privata, il possesso di beni e la presenza di un chierico in funzioni di guardiano configuravano, per il S. Biagio, l'embrione del futuro ed imminente stato di parrocchialità.

1503  (decorazione e cicli affrescati intero bene)

Nel 1503, su una parete laterale della chiesa antica, forse nella campata precedente l'abside semicircolare, fu dipinta una Madonna di Loreto. L'opera, che ancora sopravvive, reca la firma di Gugliemo Jotti da Montegrino, la data e il nome del donatore. Nel giro di pochi anni, sulla parete opposta, fu affrescato da mano anonima un gigantesco San Cristoforo. I due dipinti affrontati paiono testimoniare che, almeno in quel settore, le murature romaniche della chiesa siano state preservate nelle successive fasi di ricostruzione.

1668  (ricostruzione e ampliamento intero bene)

Nel 1668, l'oblato Orazio Martignoni, dottore in Sacra Teologia e prevosto di Valtravaglia, accompagnato dal notaio apostolico Pietro Canzio, benedisse il rinnovato oratorio. Le opere intraprese avevano portato al rifacimento parziale dell'area presbiteriale (dove l'abside "in forma emicicli", documentata alla fine del XVI sec., era stata demolita e rettificata), alla ricostruzione integrale dell'aula fedeli in un nuovo e arioso ambiente ad aula unica e all'innalzamento di due facciate speculari; il disegno di quella principale, rivolta a valle e ornata di "serliana" sopra il portale, infatti, era stato replicato nel prospetto del presbiterio, rivolto a monte e ugualmente impreziosito con un "serliana". Quest'ultima, tuttavia, era di semplice parata perché non effettivamente corrispondente a una finestra per l'illuminazione dell'interno.

1965  (recupero e restauro conservativo cicli affrescati presbiterio)

Nel 1965 l'oratorio era in abbandono e se ne paventava la demolizione. La fortuita individuazione, sotto le scialbature, dei cicli affrescati interni suscitò, però, un'iniziativa popolare presto fatta propria della parrocchia. Si scelse, quindi, di recuperare gli affreschi e di sottoporre la chiesa ad alcune, minime riparazioni. Il restauro conservativo della Madonna di Loreto e del San Cristoforo fu eseguito da Carlo Alberto Lotti di Varese.
Descrizione

Il San Biagio s'innalza su un bel sagrato creato a sbalzo sul fianco della collina dove si sviluppa il centro antico di Voldomino. La chiesa, frutto di una riforma seicentesca, è di origine medievale, almeno del XIII sec. e di quel tempo conserva, quanto meno, il canonico orientamento all'antica, ossia con altare rivolto a est. Nel XVI sec. fu impreziosita di affreschi ancora presenti nel presbiterio; del resto, allora, l'oratorio costituiva ancora il centro parrocchiale della località, prima, cioè, che venisse soppiantato nel ruolo dalla chiesa affacciata sulla piazza centrale (S. Maria Assunta), in origine di esclusiva pertinenza privata. Il San Biagio attuale merita una visita, non solo per i cicli affrescati interni. L'opera di riforma seicentesca, infatti, fu compiuta dalle anonime maestranze restituendo all'edificio sacro un volto semplice, ma non privo di interesse per le facciate contrapposte, di classico disegno e arricchite di finestre "a serliana", e la scansione dell'ambiente interno, percorso da lesene doriche e coperto da una bella volta a botte.
Opere d'arte
Ai lati del presbiterio si conservano due cicli affrescati del XVI sec. A sinistra si trova una Madonna di Loreto dipinta il 19 giugno 1503 da Guglielmo Jotti da Montegrino. L'opera è accompagnata da un lungo cartiglio dedicatorio. Sulla parete opposta si ammirano, invece, due figure di santi, di mano anonima e risalenti a qualche decennio avanti: è completo il solo San Cristoforo; dell'altra figura si individuano solo alcuni particolari, ma non è improbabile che si tratti di San Biagio, al quale la chiesa è intitolata sin dal XIII sec.
Coperture
Il manto di copertura della chiesa e del campanile è in coppi.
Pianta
La chiesa, con altare orientato a est, si sviluppa in un'unica aula fedeli rettangolare e allungata. La cappella maggiore, invece, ha pianta sostanzialmente quadrata. Il campanile si eleva sul fianco sinistro.
Impianto strutturale
L'aula fedeli è scandita in tre campante coperte da volte a botte "unghiate"; ogni volta è centrata da un cartiglio mistilineo, a disegno alternato, pensato per ospitare una decorazione in pittura; anche il presbiterio è coperto da una volta a botte "unghiata".
Altare maggiore
L'altare maggiore è monumentale opera della seconda metà del XVII sec.
Pavimenti e pavimentazioni
Il pavimento dell'aula fedeli e del presbiterio è in cemento, bocciardato e lucidato. I gradini del presbiterio e dell'altare maggiore sono in marmo rosso.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1967)
Attorno al 1967, in omaggio alle prescrizioni conciliari, fu installata una nuova mensa d'altare in forma di semplice tavolo retto da quattro colonnine di marmo. L'opera ha permesso di risparmiare la configurazione dell'area presbiteriale ereditata dalle riforme seicentesche: altare maggiore a parete; pedana dell'altare maggiore con gradini in marmo antico; balaustra di delimitazione verso l'aula fedeli.
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